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C'è chi può. - da Un Cuore Grande Così il 02/07/2013 @ 12:56

Champions, non solo Bayern e Barça. Il sipario lo alzano Tre Penne e Lusitanos (da: repubblica.it). Primo turno preliminare del torneo più importante, solitamente riservato alle formazioni sperdute nel ranking Uefa. I primi a partire saranno i sanmarinesi, attesi da una dura trasferta in Armenia. Ma occhio anche ai campioni di Andorra, che se la vedranno con i 'blasonati' faroesi dello Streymur.
Quel nome che sembra di un ristorante fuori porta, l'altro che ricorda un vitigno, l'altro che potrebbe nascondere un gruppo vocale tradizionale, l'altro che sembrerebbe quello di uno sciroppo: piccoli, coraggiosi, nulla da perdere, pochi soldi, solo pane amore e fantasia. Squadre del nulla, si direbbe, ma orgogliose vincitrici del loro campionato. Non importa se armeno, di San Marino, di Andorra, delle Far Oer, non importa se il loro paese va dal 50° al 53° posto del ranking e non importa se in pratica incarnano l'esatto contrario della "testa di serie". Oggi con due sfide importantissime per chi le sosterrà (ritorno il 9 luglio) inizia ufficialmente la Champions League 2013/14.
Possibile? Certo. Come ogni anno. Un evento straordinario, forse l'evento di maggior richiamo del pallone contemporaneo dopo i mondiali, che comincia sempre sottotraccia, in sordina, esaltando i perdenti abituali, i piccoli punti nell'immensa galassia dalla quale ad un certo punto, un giorno lontano nel tempo, usciranno le due che si giocheranno la finale a Lisbona. Tutto così ovattato e silenzioso che gli arbitri di siffatti incontri, come accade in categoria, rischiano di non trovare la strada. Tutto talmente presto, rispetto al calendario che conta, che forse qualche spettatore è ancora lì sugli spalti di Wembley, a cercare gli occhiali perduti durante Bayern-Borussia. Sempre per dire: ieri ha debuttato in amichevole il Bayern di Guardiola campione in carica (15-1 ai dilettanti del Wildenau).
Due partite dunque come antipasto dell'antipasto dell'antipasto, primo turno preliminare: Shirak-Tre Penne e Lusitanos-Streymur. Le ultime quattro del plotone, là sul fondo della scatola. Quella che vincerà fra Tre Penne e Shirak andrà a sfidare i lettoni del Daugavpils, la vincente dell'altro match si ritroverà di fronte i maltesi del Birkirkara. Anche loro, anche questi invisibili applicatori di schemi, vera ma sorridente mensa dei poveri del calcio europeo, hanno una storia importante. I faroesi dello Streymur, tanto per dire, fondati esattamente 100 anni fa con un altro nome, nel 2008 vennero sorteggiati per giocare contro il Manchester City nel preliminare di Coppa Uefa e ben figurarono perdendo 2-0 sia all'andata che al ritorno (che venne vissuto ovviamente come una sorta di viaggio premio della migliore rappresentanza di Lilliput a casa di Gulliver). Il Tre Penne, squadra campione di San Marino, ci ha già provato. Lo scorso anno, come scrisse "Romagna Noi" sul proprio sito, c'era da risolvere la pratica Dudelange, avversario ostico, lussemburghesi coriacei che nel 2006 riuscirono ad approdare nientemeno che al secondo turno eliminando i bosniaci dello Zrinjski: e ostici furono.
Il Tre Penne ci rimise tutte e tre le penne: 7-0 all'andata al Jos Nosbaum, 4-0 al ritorno allo Stadio Olimpico di Serravalle. Al Gyumri City Stadium tutto è pronto (si gioca alle 15 ora italiana) per il fischio d'inizio della prima delle 213 partite che porteranno alla finale di Lisbona (Estadio Da Luz) del 24 maggio 2014. E il coach Vardan Bichakhchyan ha avvertito i suoi di non abbassare la guardia: "Siamo favoriti, ma niente scherzi, nessuno già pensi al prossimo turno". I ragazzi del Tre Penne sono arrivati in Armenia domenica scorsa. Il coach è Marco Protti: "Giocheremo come sappiamo ma sappiamo anche che dovremo difenderci e ripartire". C'è un catenaccio di Mourinho e uno di Protti. Ai sanmarinesi mancherà il centrale difensivo, lo straniero, Vladimir Mikhaylovskiy e in porta debutterà Gianmarco Pazzini.
Per i Lusitanos di Andorra la doppia sfida contro i faroesi più blasonati dello Streymur è "come una finale". Formatisi appena 14 anni fa intorno a un gruppo di espatriati portoghesi, come suggerisce il nome, i Lusitanos sono allenati dallo spagnolo Carlos Sanchez. Hanno già giocato sei partite europee o com'è facile intuire sono ancora in cerca della prima vittoria. In più i faroesi hanno anche la condizione: il campionato delle Far Oer è in pieno svolgimento (dopo 15 turni lo Streymur è terzo a nove punti dalla vetta). Le due vincenti si aggiungeranno alle 32 del secondo turno preliminare (16-17 e 23-24 luglio). Poi entreranno in scena altre quaranta squadre. Dal basso e dall'alto, calcio bello o brutto, stadi grandi o invisibili, questa è sempre una cosa sola: la Champions dalle grandi orecchie. Anche se pochi la vedono tanti la giocano.

Sotto, golasso in trasferta, Nela esulta, con una casacca meravigliosa!

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Di scandalo in scandalo... - da Un Cuore Grande Così il 02/07/2013 @ 08:07

Calcio, l'ultimo scandalo finirà (quasi) nel nulla... (da: repubblica.it). L'ultimo scandalo (in attesa del prossimo) potrebbe essere il più devastante di tutti. Sì, più di calciopoli (su cui restano non poche ombre), più del calcioscommesse, più dei passaporti taroccati di antica memoria. Perché l'ultimo scandalo coinvolge non solo i procuratori, o agenti dei calciatori, ma potrebbe tirare in ballo anche i club. Con chi d'altronde si sarebbero messi d'accordo gli agenti? E' reato portare i soldi all'estero, pagando una parte dello stipendio dei calciatori con i contratti d'immagine; è reato fare false fatturazioni; è reato pagare una parte (consistente) dello stipendio ad un agente che poi lo gira al suo calciatore, risparmiando così sulle tasse, eccetera. A proposito, non vi dice niente questa continua rincorsa a calciatori stranieri? Come mai? Solo perché ( così dicono) costano meno degli italiani? Ma, state tranquilli, non succederà nulla (o quasi). Sì, anche se il superprocuratore Stefano Palazzi prima o poi dovrà pure aprire la sua inchiesta. Se la Guardia di Finanza ci metterà anni a scoprire il marcio, andando anche in Sudamerica, figuriamoci quanto ci metterà Palazzi. Lo ha appena ricordato Aligi Pontani nella rubrica "Tempo scaduto". L'inchiesta su Zarate era durata due anni e mezzo, e poi tutto era finito con un buffetto. In teoria i club, in caso di emolumenti in nero, rischierebbero "una penalizzazione di tre punti a contratto", come ci ha spiegato l'avvocato Mario Stagliano, ex Ufficio Indagini. "Ma non credo proprio che succederà". Certo, massimo una multicina al club, una mini inibizione per i presidenti e gli agenti che facevano da spalloni, guadagnando più dei loro calciatori (e già questo dovrebbe fare rizzare le antenne a Palazzi, no?...). Ai calciatori poi non succederà praticamente nulla. Loro d'altronde giocavano e non sapevano niente di questi traffici alle loro spalle. Un bel maxipatteggiamento sanerà tutto: e se non bastasse, ecco che interviene il Tnas del Coni, definito "scontifico" dallo stesso presidente del Coni.
La Procura federale, caro presidente Abete, va riformata: non si può tornare all'antico, con gli organi inquirenti (ufficio indagini ) e requirenti (procura federale) divisi? Si deve andare avanti con un unico carrozzone? D'accordo, ma almeno diamo a Palazzi gli strumenti per poter agire, uomini (pagati) e mezzi. Si utilizzino i soldi che il Coni gira al calcio, 62 milioni, anche per fare pulizia, e non solo (ed è opera meritoria) per le spese arbitrali. Non diamo alibi a Palazzi, che lavorando in scia alla magistratura ordinaria, ci mette anni per venire a capo di alcune inchieste. Non tutte. Era stato rapidissimo ad esempio nel condannare alcune società per calciopoli (lasciandone altre per strada...): ora ha preso il passo della lumaca. E questa inchiesta che scotta chissà quando sarà chiusa. Speriamo nelle Fiamme Gialle. Per quanto riguarda la giustizia sportiva, si andrà avanti con le stesse regole anche nella stagione 2013-'14: il Coni darà le nuove norme solo alla fine dell'anno. Malagò ha promesso che saranno norme serie: ce lo auguriamo.

Sotto, murales "misto" del brasiliano David Luiz

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Away Card per le trasferte? - da Un Cuore Grande Così il 01/07/2013 @ 17:34

(da: playbologna.it) Parla Contucci: con l’Away Card i tifosi tornano in trasferta, l’adotterà anche il Napoli, ma la tessera resterà sempre.
L’annuncio della concessione da parte del Bologna alla propria tifoseria non tesserata, della doppia possibilità rappresentata dal voucher per le gare casalinghe e -soprattutto- dall’Away Card, che consentirà di tornare in trasferta dopo due anni, ha riacceso il dibattito sul tema e suscitato speranze nel mondo delle tifoserie italiane. Sono molte le curve e i gruppi organizzati che tengono fede alla scelta di non tesserarsi e che, nell’introduzione di un’Away Card analoga a quella proposta dal Bologna (e, precedentemente, da Roma e Fiorentina) vedrebbero la possibilità di tornare ad essere presenti anche nelle gare disputate lontano dalle mura amiche. Per portare avanti la nostra piccola “inchiesta” sul tema, abbiamo voluto approfondire la questione e, soprattutto, le prospettive all’orizzonte delle tifoserie italiane legate alle novità di questi giorni. Lo abbiamo fatto con uno dei massimi esperti in materia di tessera del tifoso, l’Avvocato Lorenzo Contucci.
Avvocato, sulla scia di quanto già fatto da Roma e Fiorentina, il Bologna presenterà nei prossimi giorni la card, “Sempre con noi”, per dare la possibilità anche ai tifosi senza tessera del tifoso di seguire la squadra in trasferta. Come valuta questa iniziativa? “Il mio parere è favorevole. Lo spiego un passo indietro: quando l’ex ministro Maroni varò la tessera del tifoso, questa era uno strumento unico, non essendoci altre possibilità di potersi abbonare o seguire la squadra in trasferta. E’ una carta di credito attivabile (o già attivata, come nei casi di Fiorentina e Napoli, con enormi problemi sulla privacy poi superati nel tempo grazie a una battaglia condotta dalle tifoserie e anche a livello legale. Per prima è intervenuta la Roma, che con una sorta di voucher consentiva di abbonarsi per le partite in casa, poi, sempre su insistenza del club giallorosso, è stata varata questa tessera “away”, che non è associato a sistemi di pagamento, non ha sistemi di rintracciabilità a distanza e non aderisce espressamente al sistema tessera del tifoso tramite la modulistica: credo si tratti davvero del massimo che si possa ottenere.”
Si tratta quindi di un passaggio a suo modo “storico”? “Sì, siamo davanti al muro finale, perché non sarà più possibile andare in trasferta comprando semplicemente un biglietto per lo stadio. La soluzione trovata da società come Roma, Fiorentina, Bologna, probabilmente Napoli e molte altre, è quella che consente di trovare un modo per poter acquistare un biglietto per la trasferta che non sia quello classico della vera e propria tessera del tifoso.”
Quali differenze ci sono tra l’Away Card e la Tessera del Tifoso? “Sotto il profilo dei requisiti della sicurezza, l’Away Card risponde alla Tessera del Tifoso: i requisiti stabiliti dall’art. 9 della Legge Amato sono presenti, come anche sui biglietti. Dal 2010-2011 ogni volta che si acquista un titolo di accesso per lo stadio si è soggetti al controllo di questura. La vedo quindi favorevolmente e auspico che anche altre società prendano questa strada.”
Tramite Away Card e voucher si sta aprendo una breccia nella Tessera del Tifoso? Si arriverà al completo superamento? “L’Away è di fatto, una forma di superamento. Temo però che la tessera non verrà mai completamente eliminata: e quando si renderanno conto che era un’iniziativa ridicola, torneremo ai biglietti di trasferta e quel sistema che abbiamo visto da Raciti in poi. Non verrà mai eliminata perché sarebbe sconfessare totalmente quello che ha sostenuto l’Osservatorio negli ultimi anni, ma adesso l’istituzione della Away è una cartina di tornasole. Se la TdT serviva per la sicurezza, come si è sempre detto, l’Away è identica e ha gli stessi requisiti, ma non aderisce al programma Tessera del Tifoso. Con la Roma si è anche visto che è bastato muovere meno di 4.000 persone perché si verificassero dei problemi: questo vuol dire che il sistema della tessera non funziona. Nonostante questo non torneranno mai indietro, sarebbe una retromarcia troppo grande.“
Questa nuova card consente anche di eliminare la criticità rappresentata dal chip presente sulla TdT? “E’ una criticità ridotta, comunque. La tessera del tifoso non nacque con una legge, ma con uno strumento comparso sul sito del Ministero degli interni e si disse che era dotata di un chip RFID, che può avere diverse potenzialità, compresa quella di rintracciare mandrie smarrite o merci mandate lungo il mare. Con il tempo si è scoperto che questo chip ha potenzialità ridotta e, teoricamente, dovrebbe servire per aprire a distanza i tornelli, cosa che poi di fatto non è mai avvenuta: da questo punto di vista si è rivelato uno strumento meno insidioso del previsto.”
Qual è l’aspetto più rilevante che è stato possibile superare grazie all’Away Card? “Il vero rilievo di questo strumento è che all’inizio la tessera veniva rilasciata a distanza di diverso tempo, anche mesi, mentre ora il rilascio è immediato, esattamente come un biglietto. La foto che compare, ad esempio, sull’Away della Roma non finisce presso la questura, ma nel database clienti della Roma stessa: e peraltro è una foto di qualità pessima scattata con sistemi non particolarmente sofisticati. Inoltre nella modulistica non si aderisce al programma tessera del tifoso, e la tessera del tifoso classica ha anche una carta di credito, l’Away no.”
Queste novità hanno determinato problemi con l’Osservatorio? “L’Osservatorio ha paventato la possibilità di sospendere l’Away della Roma. Nel caso dovesse accadere, saremmo pronti a una class action, visto che è stata acquistata, pagata, ha tutti i requisiti di sicurezza, non si aderisce ad alcun programma.”
Quali sono, invece, le analogie? “L’unica cosa che realmente rimane – ma va detto che dal 2010 insiste anche sui singoli biglietti cartacei – è l’art. 9, che è l’ostacolo più duro da superare, ma che siamo riusciti a far interpretare nel modo più favorevole possibile da parte dell’Osservatorio. L’importante è sapere che se non si accetta questo tipo di strumento bisognerà poi dire addio per sempre alle trasferte”.
In conclusione, quale futuro vede per il mondo delle tifoserie organizzate dopo un periodo di declino figlio anche della tessera del tifoso? “C’è stata una grande trasformazione. Probabilmente nei prossimi anni assisteremo a un ulteriore scioglimento dei gruppi organizzati. C’è la sensazione che, per spirito di sopravvivenza, sia necessario rimanere il più sottotraccia possibile e muoversi autonomamente senza troppi clamori per evitare ulteriori azioni repressive. Da 5-6 anni il fatto di portare striscioni, stendardi o elementi identificativi allo stadio ha consentito persino di contestare reati come l’associazione per delinquere per le tifoserie organizzate: si è andati molto oltre anche grazie al vezzo della tifoseria di portare per forza qualcosa di identificativo. Questa esigenza, a mio avviso, è superata: l’importante è sopravvivere a questa ulteriore fase repressiva e cercare di tirare avanti il più possibile”.

Sotto, amichevole nel ritiro in Trentino parecchi anni fa

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S.L.A., morti sospette sul Lario? - da Un Cuore Grande Così il 01/07/2013 @ 13:25

(da: ilgiorno.it) Troppi calciatori deceduti. Mistero sul lago di Como. Dai rifiuti tossici ai pesticidi, si cerca di scoprire che cosa ha ucciso ben cinque ex giocatori in maglia azzurra.
Una terribile coincidenza, una maledizione da sfatare, o qualcos’altro? Cosa si cela attorno alle morti misteriose di ex calciatori del Como, cosa sta accadendo a quei beniamini della domenica che per anni hanno vissuto a due passi dallo stadio Sinigaglia, struttura familiare con vista lago? Sotto accusa quei fili d’erba bagnati dall’umidità di quel grande specchio d’acqua. Già, perché il manto verde del Sinigaglia da anni è entrato dentro il fascicolo d’inchiesta del pm Raffaele Guariniello che scava tra i morti e i malati di Sla e patologie letali.
I casi di sclerosi laterale amiotrofica nei 103 anni del Football Club Como sono diventati 6 (sui 5.000 complessivi relativi a persone che quotidianamente si giocano la propria partita per la vita). Tragedie che rimandano proprio alla società lariana, che, dopo la scomparsa di Stefano Borgonovo, vanta un poco invidiabile primato: 5 morti di Sla. E se il nome più celebre è proprio quello dell’ex ragazzone di Giussano (86 presenze e 15 reti col Como), non si possono dimenticare altri idoli della tifoseria lariana deceduti prematuramente.
Adriano Lombardi lo chiamavano il “rosso” per via dei capelli: lasciò il calcio e la Lombardia nel 1982 dopo una discreta carriera da centrocampista (fu anche il capitano dell’Avellino). La malattia lo ha portato via il 30 novembre del 2007 dopo una lunga agonia e grandi sofferenze durate 4 anni. Lasciando a Mercogliano, nel cuore dell’Irpinia, la signora Luciana e le figlie Maria e Sara.
Stessa, tragica sorte era toccata qualche anno prima, nel 2000, al 38enne italo-brasiliano Albano Canazza, divorato dalla Sla in poco tempo. Anche lui aveva indossato la maglia del Como all’inizio degli anni '80 ed era stato compagno di squadra di Lombardi. Di Sla morì anche Celestino Meroni, fratello del più celebre Gigi: entrambi cominciarono proprio con il club lombardo. Nel 2009 il terribile destino toccò a Maurizio Gabbana. Giocatore di origine piemontese, aveva indossato la maglia del Como per 2 stagioni a metà degli anni ’70. L’unico sopravvissuto è Piergiorgio Corno, che convive con la Sla ormai da 20 anni nella sua casa di Albiate, assistito dalla signora Mariagrazia.
Ma il destino e la malasorte si sono accaniti negli anni anche contro altri ragazzi del lago di Como: che dire del tumore di Guido Quadri, della leucemia di Andrea Fortunato, della vasculopatia cardiaca di Giuseppe Longoni, che pure hanno conosciuto e calpestato il campo d’allenamento di Orsenigo e il prato di Sinigaglia?
Il mistero dell’erba di Como potrebbe risalire ai primi del ’900, ai tempi della bonifica della zona paludosa del torrente Cosia, quando i barconi carichi di rifiuti tossici provenienti dalle fonderie di Dongo attraccavano proprio là, all’orizzonte dello storico “buco“ del settore distinti sparito negli anni '90 in una ristrutturazione del Sinigaglia. Se fossero davvero i veleni del sottosuolo (cadmio, promio, piombo, manganese e nichel) o altri reperti radioattivi usati (antiparassitari usati come pesticidi), a causare l’impazzimento del motoneurone alla base della Sla si è cercato di accertarlo. Ma la verità sembra ancora lontana.


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Vuoi fare gol con Cristo? - da Un Cuore Grande Così il 01/07/2013 @ 08:14

Brasile, non solo manifestanti. Arrivano gli apostoli del pallone (da: repubblica.it). "Amico, vuoi fare gol con Cristo?". Alla Confederations Cup, volontari ammessi in una area inaccessibile senza accredito diffondono la parola di Dio. Volti sorridenti che non si intonano con gli scontri della zona rossa. "Questa è un'occasione che non possiamo perdere".
SALVADOR - Se pensate che per vincere la Confederations serva la mano del Signore, allora è il caso di rivolgersi a loro, gli angeli con la pettorina gialla, un esercito di oltre mille volontari sguinzagliati negli stadi della coppa. In missione per conto di Dio. L'obiettivo: convertire i tifosi nel tragitto che porta alla partita. E' l'altra faccia di questo torneo. Fuori dalla zona rossa, gli scontri dei manifestanti che chiedono investimenti per scuole, ospedali, trasporti. Dentro, nel deserto blindato dagli agenti, un manipolo di fedeli sorridenti, le facce dipinte con i colori delle squadre di turno. Fermano i tifosi sventolando un cartellino giallo, all'interno del quale ci sono salmi da recitare. "Amico, vuoi fare gol con Cristo?".
Ammessi dalla Fifa, in una zona inaccessibile senza accredito, sono benedetti pure dalla destra conservatrice. In bocca un fischietto da arbitro, sulle spalle il nome dell'evangelista Giovanni e il numero di un versetto (3.16). Tra i gadget, c'è un piccolo campo da calcio che in cinque passaggi riassume tutta la Bibbia, dalla Genesi alla Lettera ai Romani. Il progetto principale si chiama "Avança Brasil: chiesa, sport e missioni" e si propone di coniugare l'apostolato con il pallone, mobilitare le chiese battiste di evangelizzazione e fare proseliti fra brasiliani e stranieri che parteciperanno ai grandi eventi sportivi del prossimo triennio nel paese e a Rio in particolare. Confederations Cup, Coppa del Mondo, Olimpiadi e Paralimpiadi.
In Brasile ci sono oltre 160 milioni di cristiani: sono in calo i cattolici, aumentano i protestanti, che oggi rappresentano un quinto della popolazione. "Questa è un'occasione che non possiamo perdere - raccontano i volontari -, si può incontrare Gesù in ogni momento, in ogni strada della nostra vita. Anche quella che porta allo stadio. E tu, fratello, ti chiedi mai se la tua vita è in fuorigioco?". Solo a Fortaleza per Spagna-Italia c'erano oltre 200 apostoli del pallone nel perimetro dello stadio, con giochi floreali o luminosi a comporre la scritta J-E-S-U-S. Il rigore decisivo per gli spagnoli l'ha segnato Navas. Che di nome in effetti fa Jesus. Fonti piuttosto affidabili garantiscono che sia solo un caso di omonimia.

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Brasile - da Un Cuore Grande Così il 30/06/2013 @ 14:06

Mondiali 2014 - Brasile: da Maradona a Rivaldo, ecco chi appoggia la protesta in Brasile (da: calcioerivoluzione.blogspot.it). Brasile. Dalla sua residenza brasiliana, giorni fa, Pelé ha lanciato un video messaggio in cui chiedeva ai suoi connazionali di lasciar perdere le proteste che sono divampate in tutto il paese e di sostenere e trascinare la Seleçao alla vittoria del trofeo. Un video che nel giro di poche ore ha fatto il giro del mondo. Un video dai contenuti a dir poco discutibili, ma che non sconvolgono, vista la strettissima relazione di interessi che intercorrono tra la FIFA e lo stesso Pelé (uno degli uomini d'immagine di punta del massimo organismo calcistico). Pelé, probabilmente, non si è reso conto che la vera partita del Brasile si è oramai spostata dal rettangolo verde alle strade dell'intera nazione. Probabilmente, finge di non sapere, che la posta in palio è ben più alta di un trofeo di calcio. Quel che è chiaro, invece, è che Pelé ancora una volta, si è schierato in prima persona al fianco dei più forti, al fianco della FIFA, della quale condivide "valori" morali ma soprattutto interessi economici. Parole, quelle della legenda brasiliana, che sembrano ancor più fuori luogo se si pensa che l'intera nazionale di calcio brasiliana (con in testa il fenomeno Neymar), appena qualche ora prima, si era schierata, idealmente, al fianco di chi è in strada in nome dei propri ideali.
A rispondere, a distanza, alle dichiarazioni di "O Rey" è stato, ovviamente, Diego Armando Maradona che, da sempre in lotta mediatica con Pelé - in quanto rappresentanti di due modi di vivere e pensare totalmente agli antipodi - da Dubai insieme al suo amico Stefano Ceci e al suo avvocato Angelo Pisani esprime solidarietà a favore di quelli che soffrono in Brasile e di chi protesta e si sacrifica in maniera civile per le riforme e contro gli sprechi dei costi per il mondiale di calcio senza pensare alle assurde condizioni della popolazione, prendendo le distanze da chi come Pelé è sempre pro Fifa e dimentica e trascura la gente del popolo.
Ma Maradona non è stato l'unico ad inviare messaggi di solidarietà al popolo brasiliano. Già prima di lui alcuni grandi ex calciatori della Seleçao si erano espressi in tal senso. "E' una vergogna che si stia sperperando tanto denaro per questo mondiale, lasciando gli ospedali e le scuole in condizioni precarie. In questo momento in Brasile non vi sono le condizioni e non vi è la necessità di organizzare un mondiale, ma di investire nell'istruzione e la sanità pubblica". Queste le parole, ad esempio, del pallone d'oro 1999 Rivaldo che ha anche aggiunto: "Avevo bisogno di sfogarmi, perché io sono stato povero e ho vissuto sulla mia pelle la difficoltà di studiare in una scuola pubblica e di non avere una buona assistenza sanitaria". “Con il denaro che e’ stato speso per costruire quello stadio (il Nenè Garrincha, nda) si sarebbero potuti costruire 150.000 case popolari”. Così qualche giorno fa si esprimeva un altro grandissimo ex calciatore brasiliano Romario, attualmente deputato federale. Parole, però, criticate da qualcuno che le ha interpretante più come uno spot personale che una vera e propria presa di posizione in favore dei manifestanti, anche perché nel suo discorso non è stata ben specificata la questione relativa agli sfratti e gli espropri subiti negli ultimi mesi da alcune delle etnie tribali del paese e dagli abitanti di svariate favelas, in funzione di piani urbanistici voluti per la costruzione di nuovi impianti sportivi.

Sotto, si festeggia la promozione del 1953!

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Vietato giocare! - da Un Cuore Grande Così il 29/06/2013 @ 08:37

Vietato giocare a calcio per strada Avellino, multe e sequestri per i ragazzini (da: repubblica.it). Il nuovo sindaco, Paolo Foti, firma un’ordinanza per il "rispetto dei beni pubblici e privati" e vieta le partite a pallone nelle strade del centro città. Per i trasgressori un'ammenda fino a 200 euro e sequestro del pallone.
Nell’infanzia di ciascuno di noi c’è stato il vicino di casa che si affacciava dalla finestra e gridava: “Smettetela di giocare o vi buco il pallone”. Ebbene l’incubo di tutti i ragazzini diventa realtà. Tra i divieti più bizzarri dell’estate, ecco l’ordinanza che vieta le partitelle di pallone in strada. Con multe salate. Stop a partite di calcio improvvisate e a "giochi di qualsivoglia genere" nelle centrali Piazzetta Amedeo Guarino, Galleria Via Mancini e Corso Vittorio Emanuele. Pena, una sanzione amministrativa da 50 a 200 euro e "la confisca del pallone e/o attrezzatura usata per giocare".
Esordisce così il nuovo sindaco di Avellino, Paolo Foti, con un’ordinanza che ha per oggetto il "rispetto dei beni pubblici e privati" e adotta "opportuni provvedimenti per la tutela della pubblica e privata incolumità, insidiata sia dall’utilizzo improprio delle citate località per partite di calcio, che arrecano danni a cose ed edifici pubblici, nonché dalla registrazione di episodi di schiamazzi o, comunque, di disturbo della quiete soprattutto nelle ore serali e notturne". Il divieto è quindi rivolto a chi possa "arrecare intralcio, disturbo o danni ai beni pubblici o privati, o costituire pericolo per il transito pedonale".

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Giochi? - da Un Cuore Grande Così il 28/06/2013 @ 15:44

Rivoluzione del calcio inglese I "tifosi" che pagano giocano (da: repubblica.it). L'idea arriva dal Macclesfield Town: dieci minuti in campo e una settimana di allenamenti per 20 mila sterline. Il club retrocesso tra i dilettanti è sommerso dai debiti e così pensa di ripianarli. Non tutti sono convinti. Il direttore sportivo: "Fan in campo solo se risultato al sicuro"
LONDRA - In genere il calcio funziona così: una squadra paga un giocatore per mandarlo in campo. Ma un club inglese in serie difficoltà finanziarie ha capovolto il concetto: un aspirante giocatore può pagare una squadra per essere mandato in campo. Non tutta la partita, naturalmente: solo per 10 minuti, e "una tantum". Ma può allenarsi con i titolari per una settimana e realizzare così il sogno di ogni tifoso: giocare con i suoi beniamini. Costo: 20 mila sterline, circa 25 mila euro. Alla fine della stagione 2011-2012 il Macclesfield Town è retrocesso dalla League Two, equivalente della nostra C2 e campionato di più basso rango tra i professionisti. Quest'anno ha giocato tra i dilettanti, nella Blue Square Bet Premier League, finendo il torneo all'undicesimo posto. E lo ha finito, cosa ancora più importante, pesantemente indebitato: con un passivo di 500 mila sterline (quasi 600 mila euro). Per evitare di andare in amministrazione controllata, ovvero di rischiare la bancarotta, la società ha avuto un'idea originale, o stravagante, a seconda dei punti di vista: offrire l'opportunità di giocare una partita del prossimo campionato, o meglio almeno 10 minuti di una partita, più una settimana di allenamenti, a chiunque donerà 20 mila sterline alle casse vuote del club, contribuendo così a tenerlo in vita. Un giocatore-finanziatore a partita, e nell'arco della prossima stagione, fra campionato e coppe, il Macclesfield pagherebbe i suoi debiti.
All'iniziativa, dice il direttore sportivo Andy Scott, possono partecipare tutti gli uomini tra i 18 e i 35 anni di età in buone condizioni fisiche. Naturalmente schierare un finanziatore, invece di un giocatore, non dovrà compromettere il rendimento della squadra: "Se siamo 1-1 a dieci minuti dalla fine in una partita importante, non rischieremmo certo di mandare in campo un giocatore solo perché ha pagato 20 mila sterline", spiega Scott al Times di Londra. "Ma se mancano dieci minuti al termine, stiamo vincendo 3-0 e l'allenatore pensa che si possa fare, allora lo faremmo entrare in campo".
Non tutti i tifosi sono d'accordo, però. Uno ha scritto sul sito del Macclesfield: "Ci faremo ridere dietro da tutti. E perché poi la gente dovrebbe pagare il biglietto per vedere giocare qualche riccastro che si è comprato la maglia e il diritto di stare in campo a suon di quattrini?" E tuttavia, nell'era di un football sempre più costoso e di squadre sempre più indebitate, la trovata non è del tutto priva di logica. Magari solo per le amichevoli di pre-campionato, ve lo immaginate se il Manchester United, il Barcellona, il Real, per non parlare di Juve, Milan, Inter, Lazio e Roma, offrissero dieci minuti in campo in cambio di 20 mila, 200 mila o 2 milioni di euro? Ci sono miliardari che hanno pagato altrettanto per andare nello spazio, ma per un tifoso di calcio dieci minuti in campo con i big è meglio che andare sulla luna.

Sotto, campioni pronti a fuggire

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Grazie Elena! - da Un Cuore Grande Così il 28/06/2013 @ 15:14

Riceviamo da Elena P. (in foto con il foulard in testa):
"Ciao UCGC, oggi, visti i tempi per la raccolta, abbiamo buttato giù la programmazione dei prossimi due mesi che prevede, se per UCGC va bene, di portare in giro per locali, negozi, bar, etc i nostri utenti che uniranno al momento della raccolta partecipata l'occasione per uscire e fotografare e farsi fotografare con i donatori. Alcuni di loro hanno chiesto di poter avere una magic box da proporre ai clienti e pensavamo di fare anche una piccola locandina da lasciare ringraziandoli per il loro sostegno. Il suocero della nostra assistente sociale, inoltre, vorrebbe battere a tappeto la sua zona (via Ferreggiano). Alla fine, sempre per coinvolgere chi non può uscire, monteremmo tutto in un breve video, da pubblicare anche sulla pagina fb e sul sito, se vi va, anche perché con questo ritorno spero di invogliare qualcuno di più a sganciare.... Aspetto il tuo ok o le indicazioni se qualcuna delle proposte andasse contro le regole del gruppo e poi si parte! grazie Elena".

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Irlanda! - da Un Cuore Grande Così il 28/06/2013 @ 08:24

I tifosi irlandesi lanciano il manuale “Il cuore del gioco” (da: supporters-in-campo.org). I tifosi irlandesi organizzati in Trust, capitanati dal Trust FORAS che gestisce il Cork City FC, alla presenza del Ministro dello Sport Michael Ring hanno presentato oggi pomeriggio il manuale “Il Cuore del Gioco”, che come il manuale creato da Supporters In Campo ha lo scopo di aiutare i gruppi di tifosi nei primi passi del percorso di creazione di un Trust.
Il manuale, prodotto come parte del progetto “Improving Football Governance through Supporter Involvement and Community Ownership’, progetto supportato dalla Commissione Europea e coordinato da Supporters Direct Europe è stato prodotto in collaborazione dalle organizzazioni democratiche di tifosi e dai club della Lega di Irlanda che hanno come proprietari i tifosi. Il manuale mette insieme gli esempi di best practice, i migliori casi di studio e delle guide pratiche per una serie di casi tipici che le organizzazioni nascenti si trovano ad affrontare.
Nella presentazione di questo pomeriggio, il Ministro Ring ha affermato: “Sono felice di essere qui oggi al lancio del manuale “Il cuore del gioco”. Lo scopo di questo manuale è di incoraggiare i supporters ad essere maggiormente coinvolti negli affari e nel lavoro quotidiano del loro club. I Supporters e i volontari sono l’elemento vitale per il gioco.
“Lo sviluppo di una rete nazionale di club e gruppi gestiti dai tifosi sarà molto utile per il nostro calcio. E sarà positivo per il club solo se i tifosi saranno maggiormente coinvolti: dalla creazione di legami comunitari più stretti al migliorare la stabilità finanziaria. Voglio fare tanti auguri a ognuna delle persone coinvolte nel lancio di oggi, sono sicuro che il manuale e la rete di supporto saranno una delle risorse più importanti per i club”.
“Siamo assolutamente felici che il Ministro Ring abbia fornito il suo appoggio all’evento di oggi”, ha affermato il Project Manager Niamh O’Mahony. “La nostra speranza è che il manuale dimostri nel tempo i passi avanti che possono essere ottenuti quando i club e i Supporters’ Trust lavorano insieme. Si spera che l’ulteriore sviluppo di questa rete informativa riuscirà ad aiutare a percorrere ulteriori passi”.
“Il calcio nazionale in Irlanda sta vivendo tempi duri in questo periodo, ma i tifosi stanno dando un contributo enorme per fare andare le cose nel modo giusto. Abbiamo collezionato alcuni di questi contributi nel manuale in modo tale che i tifosi possono iniziare a cooperare più strettamente per costruire un calcio più sostenibile in Irlanda, che possa essere goduto da tutti.” I nostri migliori auguri all’associazione FORAS e ai club di tifosi irlandesi per un grande futuro.

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