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Povero calcio italiano. il Portogallo ci insegue... (da: repubblica.it). Uno dei temi della stagione che viene sarà se i nostri club sapranno essere competitivi nelle Coppe europee: Juve, Napoli e Milan nella Champions; Fiorentina, Lazio e Udinese nell'Europa League. L'Italia ha abbandonato ormai da tempo la terza posizione (quella che oggi assegna a Spagna, Inghilterra e Germania 4 club in Champions) nel ranking Uefa, ci si deve accontentare di avere solo tre club (i primi due ai gruppi, il terzo ai playoff, e attenzione perché lo scorso anno l'Udinese fu subito eliminata). E pensare che siamo stati primi due volte e secondi cinque volte. Il declino è iniziato dal 2010, sino al sorpasso della Germania. Oggi l'Italia è ancora quarta ma dovrà guardarsi alle spalle, soprattutto dal Portogallo che è lì ad un soffio (0,389 !). Nel prossimo Ranking Uefa sarà tagliato il 2008-'09, molto favorevole ai nostri club, e c'è il rischio che i club portoghesi possano sorpassarci, relegandoci così ad un inglorioso quinto posto. Soprattutto se le nostre squadre continueranno a snobbare l'Europa League visto che quando esiste, il 2005, abbiamo qualificato una sola squadra, il Parma, in semifinale. Scivolare al quinto posto sarebbe un danno d'immagine più che pratico perché dal quarto al sesto non cambia nulla: sempre 3 squadre in Champions, due ai gruppi e una ai preliminari. Il vero dramma se si dovesse scivolare dal 7° posto in giù: solo un club ai gruppi e uno ai preliminari. Ma se il Portogallo è ad un passo, la Francia è ancora abbastanza distante (ma ora con Psg e Monaco può risalire) mentre l'Olanda è davvero lontana. Solo un crollo totale potrebbe farci sprofondare nell'Europa di serie B. Ma ecco il ranking Uefa 2014 per la stagione che viene: 1) Spagna 76.427 (7 squadre al via), 2) Inghilterra 69.677 (7), 3) Germania 68.641 (7 ), 4) Italia 54.105 (6), 5) Portogallo 53.716 (6), eccetera. Blatter ha detto: "La Bundesliga e il Bayern sono un esempio per tutti". Stavolta, strano, non ha detto una fesseria. Più soldi a chi vince lo scudetto, viva la meritocrazia. Saggia decisione della Lega di serie A: dalla prossima stagione conta di più la meritocrazia. E ai club, in base alla classifica del campionato, arriveranno più soldi, esattamente 40 milioni di euro. Riguarda per ora solo le prime dieci della classifica, i soldi arriveranno grazie ai nuovi business (videogame, card, eccetera). Quest'anno lo scudetto ha portato alla Juve 7,05 milioni di euro (poca cosa rispetto alla Champions, che ne ha fruttati 62,5). Il prossimo anno chi vince il titolo prenderà 13,05 milioni. La seconda 12,7. Il vero gap è fra la decima e la tredicesima: 5,88 contro 3,17. Quasi tre milioni, una bella cifra.
La doppia vittoria di Fognini su Delbonis e sul suo demone (da: repubblica.it). Fenomeni paranormali nell'antica, libera e magica città sull'estuario dell'Elba, per secoli guida indiscussa della Lega Anseatica. Il demone di Fabio Fognini, quello che gli fa perdere in controllo di sé e del suo gioco e gli aveva finora impedito di diventare un grande dello sport italiano, non era morto nella finale di Stoccarda con Kohlschreiber una settimana fa, anche se di certo stava messo male sia lì, sia nei match vittoriosi con Haas e in quello, entusiasmante, con Almagro ieri in semifinale qui ad Amburgo. Ma è vivo, il demone. Tutti noi - Fabio, i suoi coach e allenatori, il pubblico sugli spalti dei German Tennis Championships, quello davanti alla tv - l'abbiamo visto oggi tentare di riprendersi quel che da sempre reputa suo: la testa di Fognini. I fatti inspiegabili si succedono a partire dal secondo gioco del secondo set quando l'italiano ha appena ottenuto il break a favore (0-1) dopo aver perso per 4-6 il primo set per mano di Federico Delbonis, mancino argentino, 22 anni, numero 114 del mondo, che avendo ieri battuto persino Roger Federer si sta arrampicando sul gradino numero 65 del ranking. Inspiegabilmente, appunto, per la terza volta in pochi minuti si spezzano le corde della racchetta di Fabio. Evento rarissimo il triplo cedimento. Quando accade, con la lentezza che è una sua caratteristica a volte fastidiosa, il numero 1 azzurro va verso la sua sedia per cambiarla, ma deve attendere che gliene portino una sana. Fischi isolati del pubblico che non capisce. Improvvisamente interviene il supervisor ATP che intima all'arbitro di infliggere all'italiano un warning per il tempo perso. Fabio allibito comincia a protestare, chiede spiegazioni, impreca, perde la calma. È il demone che lo domina, è chiaro, che gli suggerisce un comportamento così autolesionista. Fossimo lì con lui, lo potremmo toccare, appollaiato com'è sulla spalla di Fabio. E magari strozzarlo. Anche il coach Josè Perlas è visibilmente preoccupato. Il gioco riprende dopo una lunga pausa. L'italiano è in trance anti-agoistica, nel giro di dieci minuti Delbonis va sul 4-1 a suo favore. Sembra finita. Invece il demone ha una nuova crisi, forse ha la febbre ancora alta, s'assopisce e Fabio torna sé stesso. Riprende a macinare gioco, a difendersi con personalità e - udite udite - umiltà. Si rifà sotto, recupera il break subìto, porta il set sul 6 pari. Nel tie break, tesissimo, rischia per tre volte di perdere il match, ma alla fine lo trascina alla terza partita. Che non ha quasi storia, con Fognini di nuovo solido al servizio, capace di imporre i propri ritmi negli scambi da fondo, preciso nelle chiusure a rete. Finisce 6-2 ed è una doppia vittoria: su Delbonis e sul suo demone. Il tennis maschile italiano sta quindi diventando quello che non era più da decenni: competitivo come il movimento agonistico nazionale merita. Senza esagerare, possiamo dire che l'era delle delusioni potrebbe essere alle spalle. In due settimane abbiamo visto cose che nulla faceva presagire vedessimo in questo 2013 in campo maschile: un ragazzo marchigiano di 16 anni, Gianluigi Quinzi, che conquista il titolo junior di Wimbledon; un altro, il ligure di Ponente ora numero 18 al mondo, 26 anni, che si prende prima l'ATP 250 di Stoccarda e poi l'ATP 500 di Amburgo. Un torneo, quest'ultimo, che in tempi lontanissimi era stato vinto da Pietrangeli e poi da Bertolucci e che è il più amato da Roger Federer, che ottenne qui il suo primo grande successo in carriera nel 2002, battendo in finale Marat Safin per 6-1 6-3 6-4. E ad Amburgo lo svizzero deve ora registrare un negativo che potrebbe segnare una nuova svolta. Perché perdere in semifinale 6-7 6-7 da Delbonis non è come uscire con le ossa rotte dalla finale di Roma con Rafael Nadal. Non gli ha forse giovato il cambio di racchetta, che giorni fa aveva giustificato così: "Dopo quel che è successo a Wimbledon, ho pensato che fosse il momento di cambiare materiale, da provare in alcuni tornei importanti. Ma volevo farlo da tempo". Da martedì parteciperà al 250 di Gstaad in Svizzera e poi, chiusa la stagione sulla terra e sull'erba, affronterà il veloce americano, la sua superficie preferita. Vedremo se continuerà a sperimentare le nuove racchette speciali della Wilson o tornerà all'antico per tentare di essere di nuovo l'uomo da battere. Sotto, il Genoa nel 1983 andò a fare un giro in Corea...
Champions-E. League 6-1. Caro Platini, così non va (da: repubblica.it). I dati, impietosi: la Juventus in Champions League ha guadagnato 65,3 milioni, più di tutti, più anche del Bayern campione. La Lazio, in Europa League, ne ha messi in cassa soltanto 9,5. A queste cifre vanno aggiunti incassi ed eventuali premi dagli sponsor. Il gap fra la Coppa dalle grandi orecchie, ambitissima da tutti, e la Coppetta (ex Coppa Uefa) è di sei a uno. Troppo, caro Platini. Il montepremi che garantisce l'Uefa ai club è di 905 milioni per la Champions, ma solo 209 per l'Europa League. L'Uefa ha già deciso di non cambiare la formula delle sue due Coppe, ma Platini ha anche ammesso che "la Champions ha ucciso tutte le altre manifestazioni Uefa". Allora, perché non studiare qualcosa? Come detto la passata stagione la Lazio, grazie all'Europa League, ha messo in cassa 9,5 milioni; l'Inter, che quest'anno è fuori dall'Europa, otto milioni. In Champions, l'altra italiana al via, il Milan aveva guadagnato invece 51,4 milioni. L'Uefa ha cercato di dare sempre più importanza alla sua seconda Coppa ma l'Europa League negli ultimi anni è stata colpevolmente snobbata (soprattutto) dai club italiani, soprattutto i big: il risultato è stato che siamo scesi nel ranking Uefa e adesso abbiamo solo tre squadre in Champions (di cui una ai playoff, e lo scorso anno l'Udinese uscì subito...) e chissà per quanti anni resteremo dietro alle tre Nazioni che contano nell'Europa calcistica (Spagna, Inghilterra e Germania). Il trucco degli stranieri: ora indagherà anche Palazzi? Fatta la legge, trovato l'inganno: le norme prevedono che per ogni calciatore non comunitario che entra in Italia, ne deve uscire uno. Questo per rispettare la legge Bossi-Fini. Ma sul territorio nazionale, si possono spostare gli extracomunitari come si vuole. E i club se ne approfittano per aggirare l'ostacolo. Come? Prendendo nel mercato interno un giovane calciatore extracomunitario che viene piazzato poi in qualche campionato minore straniero: così facendo, si libera un posto per l'ingaggio di un extracomunitario di peso (campioni se ne vedono pochini...). Qualche nome di giovane utilizzato per questo trucco? Li scrive oggi l'Unità: ecco quindi Koffi, Konatè, Okoroj Ndubueze Henry, Chavez... Damiano Tommasi si è già lamentato. Chissà se Stefano Palazzi avrà voglia adesso di aprire un'inchiesta? Sui contratti all'estero già indaga comunque la Guardia di Finanza. Questo trucchetto potrebbe aprire nuovi scenari.
(da: genoacfc.it) Il Genoa Cfc comunica che, a partire da martedì mattina, presso il Genoa Museum and Store, saranno disponibili, per gli aventi diritto, i voucher relativi alla Gradinata Nord. I prezzi fissati sono: 110€ per l’intero e 50€ per i ridotti fino ai 18 anni non compiuti. Questi saranno validi esclusivamente per le prime 10 partite interne ed, eventualmente, rinnovabili per le restanti nove del girone di ritorno. Per sottoscriverli, all’atto dell’acquisto, sarà necessario presentare un documento d’identità (o fotocopia), una fotografia formato tessera e il voucher della stagione scorsa. Contestualmente una ‘Away Card’, presto a disposizione e prodotta in collaborazione con Lottomatica Italia Servizi facente inderogabilmente riferimento alle indicazioni contenute nella Determinazione dell’Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive n° 6 del 08/02/2012, permetterà al titolare, purché in assenza di motivi ostativi, di poter acquistare i tagliandi d’ingresso per i settori ospiti, così come di qualunque altro settore, in tutti gli stadi d’Italia nei quali il Genoa Cfc disputerà le sue gare in trasferta.
GIU' LE MANI DAL GENOA! Come sempre succede, la T.O. è attenta ai fatti che riguardano il Genoa 1893. In questi ultimi tempi, appare sempre piu' chiaro il "progetto" che prevede la sparizione del Genoa. E' oramai evidente che nei salotti buoni di Genova si annida un signoraggio finalizzato a spartire poteri e denari. Politici, faccendieri, giornalisti, costruttori, imprenditori e adesso anche la "legge" tramano alle spalle dei tifosi e della Societa' Genoa. Non abbiamo mai mancato di criticare il Presidente Preziosi o la Societa', lo abbiamo sempre fatto per il bene del Genoa. Ora ci viene spontaneo provare un senso di rabbia per le accuse e le condanne al Presidente del Genoa Enrico Preziosi ed all'A.D Alessandro Zarbano; ci sembra davvero che si stia esagerando, peggio che nel 2005!!! Televisioni e giornali continuano a trasmettere il messaggio che il "marcio" emerga solo dal Genoa: forse pensano che attaccare il Presidente del Genoa e la Società possa essere utile a raggiungere il loro scopo, provando anche a strumentalizzare i tifosi. Purtroppo per loro quello che ci spinge a lottare da anni per i nostri colori, il nostro simbolo, la nostra Squadra, che quest'anno compie 120 anni e che mai sara' lasciata in balia di speculatori nè interni nè esterni, è solo AMORE! Se ne facciano una ragione i "Padroni" di Genova. - I politici pensino a rendere meno dura la vita per la gente e non a favorire progetti speculativi, - i giornalisti ricomincino a scrivere senza due pesi e due misure, - gli imprenditori/ costruttori/ banchieri pensino ad investire e a creare posti di lavoro e non a compiacere i potenti di turno. - la magistratura smetta di accanirsi sulla Società e sui tifosi del Genoa. Oramai i vostri propositi sono chiari e il Genoa e i suoi tifosi sono l'unico ostacolo a che il sogno si avveri; bene, allora diciamo ai Genoani: SVEGLIAMOCI!!! Nessuno potrà MAI farci sparire, saremo sempre pronti a scendere in strada per difendere il nostro Sogno e il nostro Amore! Noi amiamo il Genoa e sognamo un Grifone con la Stella sul petto, se non saremo noi a vederla, saranno i nostri figli o nipoti. Noi ci saremo sempre, saremo pronti a lottare al fianco del Grifone, fino all'Ultimo Uomo e scoveremo, trincea per trincea, i nemici del Genoa. Non siamo piu disposti ad accettare che si faccia terrorismo su ogni cosa che riguarda il Genoa, mentre a 10 metri esiste "un'isola felice" che ha sopra il cartello: "NON DISTURBARE IL CONDUCENTE". Adesso è arrivato il momento che ognuno si prenda le sue responsabilità su quello che dice, scrive, fa o pensa di fare! Non siamo piu' disposti ad accettare passivamente, e ve lo diciamo con tutta la rabbia che abbiamo in corpo: dopo anni di soprusi, il Popolo Rossoblu' è stanco! GIU' LE MANI DAL GENOA... O PREPARATEVI ALLA BATTAGLIA FINALE! La T.O del CFC GENOA 1893 Sotto, Bari-Genoa, stagione 1989-90
Trautmann, tedesco amato dagli inglesi. Vinse la FA Cup con il collo rotto (da: repubblica.it). Si è spento all'età di 89 anni l'ex portiere del Manchester City. Fatto prigioniero durante la seconda guerra mondiale - fu decorato anche con la croce di ferro - una volta libero volle restare in Inghilterra finendo per giocare 15 anni con i citizens. La sua partita fu la finale di coppa vinta nel 1956, conclusa in condizioni fisiche proibitive. E' una vita che sembra un romanzo quella di Bert Trautmann, scomparso in Spagna all'età di 89 anni. Un tedesco che subito dopo la seconda guerra mondiale riuscì a farsi amare dagli inglesi. Giocò nel Manchester City per 15 anni, guadagnandosi un posto nella storia soprattutto nella finale di FA Cup del 1956, battendo 3-1 il Birmingham e giocando l'ultimo quarto d'ora nonostante una vertebra del collo rotta nello scontro con un avversario. "Un grande uomo di sport ed un vero gentiluomo, la cui carriera straordinaria resterà per sempre nei libri di storia", lo ha definito il presidente della Federcalcio tedesca, Wolfsgang Niersbach. Nato a Brema il 22 ottobre 1923, Trautmann fu attratto come molti giovani tedeschi dell'eopca, dagli ideali del Partito Nazista. A 17 anni si arruola nell'esercito e diventa paracadutista. Quindi da poco maggiorenne, viene destinato al fronte orientale. Si ritrova in Ucraina, durante l'attacco all'Unione sovietica, ma la sua unità di mille uomini è quasi sterminata. Si salvano in 100 e lui è uno di questi. Distintosi per il coraggio, merita cinque medaglie al valore, compresa la croce di ferro. Viene mandato in Francia, resta sepolto sotto le macerie di un edificio bombardato, ma ne esce ancora vivo. Mentre tenta di tornare a Brema è catturato dagli americani. Fugge, ma finisce in mano agli inglesi, che lo rinchiudono nel campo di Ashton, nel Lancashire. Giocare a pallone è uno dei modi più in voga per passare il tempo. Quando, dopo un infortunio, il giovane chiede di andare in porta non sa che la sua vita sta per cambiare per sempre. Finisce la guerra. Nel 1948 Trautmann è libero, ma rifiuta il rimpatrio. Fa il contadino e gioca nella squadra locale, il St. Helens Town. E' bravo e si sparge la voce di questo ragazzo tedesco agilissimo e senza paura. Il suo nome arriva fino ai dirigenti del Manchester City, che cercano il sostituto del mitico Frank Swift, appena ritiratosi. Per lui però non sono tempi facili. Per i tifosi inglesi quel "nazista", svestita ormai la divisa da parà, è ancora un nemico. Ma Trautmann riuscirà a convincerli del contrario, con coraggio e talento, fino a strappare anche gli applausi degli avversari. Giocherà con i Citizens dal '49 al '64. Nel suo palmares solo quella FA Cup, abbastanza per entrare nella storia. Dal 2005 era nella "Hall of Fame" del calcio inglese. Sotto, Milan-Genoa del 1915
''Sono un po' usato ma faccio gol''. Benteke si mette in vendita su Ebay (da: repubblica.it). Stanco di giocare all'Aston Villa e di ingrossare le tasche del suo odiato agente, il 22enne attaccante belga ha scelto un modo tutto particolare per trovare una nuova squadra. E promette di versare ai tifosi del Villa la percentuale destinata al procuratore. LONDRA - "Only slightly used", "solo un po' usato". Christian Benteke Liolo Judas, colto da un raputs comico, stanco di giocare come attaccante (efficace peraltro) dell'Aston Villa e senza la benché minima intenzione di ingrossare le tasche del suo odiato agente Kismet, s'è messo in vendita su Ebay. Lo scorso anno Michael Owen s'era offerto con Twitter. Ma Benteke su Ebay è uno spasso, disperatamente comico, forse un po' incattivito dai comportamenti di chi gli sta intorno, tutte persone che teoricamente dovrebbero gestirne l'immagine al meglio o quantomeno conoscerne il valore tecnico. Era stato accostato a Inter e Fiorentina nelle ipotesi di mercato di due mesi fa. E' un ottimo attaccante, nato in Zaire ma belga di passaporto, ha 22 anni. Da tempo aveva spiegato ai dirigenti del suo club che non sarebbe rimasto. Non l'hanno ascoltato. Non abbastanza. L'offerta iniziale è di 500 sterline ("ma in origine avevo pensato a 99 penny..."). Sino a questo momento sono arrivate 65 offerte ma il rialzo è stato minimo: si è arrivati a 750 sterline. La "bid" scade lunedì prossimo. La provocazione comunque funziona. Spiega Benteke nelle note di vendita del prodotto (lui stesso): "Si pregano i tifosi del Tottneham (lui tifoso dichiarato dell'Arsenal, ndr.) di astenersi da perdite di tempo". E ancora: "Ci sarebbe in realtà un prezzo di apertura di riserva di 25 milioni di sterline per cui, visto che comunque si parla di soldi, si suggerisce di iniziare le offerte partendo da quella somma (altra plateale provocazione, ndr). Faccio tutto questo per togliermi dai piedi il mio agente. I soldi che sarebbero stati a lui destinati li utilizzerò per aiutare le trasferte dei tifosi del Villa, che mi sono sempre stati vicini (il riferimento è il sito dei tifosi myoldmansaid. co. uk, ndr)". Vengono precisate, con dovizia di particolari, anche le modalità di consegna: "Sul nostro furgone privato, ma non garantiamo sulle condizioni del prodotto all'arrivo...". Una sceneggiatura degna di Monty Python. Non se ne farà nulla ma è sempre più lampante il bisogno del calcio di liberarsi dalle fattucchiere del mercato, basta essere schiavi dei procuratori e degli agenti. Questo dice Benteke su EBay. Intanto il ragazzo (che è veramente un ottimo giocatore) si è riunito al gruppo del Villa agli ordini del manager Lambert. Ma Ebay o altro, è probabile che andrà via da Birmingham. Lui vorrebbe il suo amato Arsenal. Wenger lo stima ma per ora non ci sono stati contatti. Chissà. Magari arriva a Londra per 1000 sterline sul monovolume...
Carrarmato, minacce, razzismo. Allarme per il campionato (da: repubblica.it). "Illegalità diffusa": questa la preoccupazione del Viminale. La stagione che sta per iniziare presenta ombre e preoccupazioni, ci sono stati già segnali poco confortanti. Sono diminuiti gli incidenti e i feriti dopo la morte dell'ispettore Raciti. Ci sono meno poliziotti negli stadi ed è calato anche l'impiego dei "reparti mobili", con minor uso di lacrimogeni. Tutto vero. Ma siamo ancora purtroppo lontani dall'aver riportato le famiglie negli stadi, come sperava anche l'ex capo della polizia Antonio Manganelli, e non bisogna mai abbassate la guardia perché in alcuni stadi, in alcune curve, si respira ancora "aria di illegalità", e questo scoraggia le persone per bene dal mettere piede negli stadi e le invoglia a seguire sempre più la squadra del cuore in tv (il 71% degli appassionati infatti fa così). Adesso ci mancava solo il carrarmato. L'episodio di Bergamo preoccupa con quel tank dei tifosi dell'Atalanta che schiaccia due auto coi simboli di due tifoserie avverse, quella del Brescia e quella della Roma. Antonio Percassi ha preso... le distanze: "Domenica avete fatto una goliardata, però fate i bravi". Accidenti che parole dure (vedi anche Corioni a Brescia). Il giocatore Migliaccio almeno si è scusato: "Non sapevo". Ma non si tratta affatto di goliardia, purtroppo, e all'Osservatorio sono preoccupati, tanto da segnalare il fatto alla Figc. Preoccupati, perché non sarà facile gestire le partite quando l'Atalanta incontrerà la Roma e il Brescia (che per fortuna gioca in una serie diversa). Tempestiva, e doverosa, è stata l'inchiesta della Figc: Stefano Palazzi chiuderà il fascicolo in fretta (almeno si spera). A Bergamo non c'è una situazione facile, c'erano stati anche insulti ai giornalisti. Sarebbe il caso di dare un'occhiata anche a Brescia dove l'allenatore in seconda Gallo ha dovuto rinunciare all'incarico perché minacciato da alcuni tifosi per un'intervista di 18 anni fa. Incredibile ma vero: silenzio da parte del presidente Corioni e delle istituzioni. La Digos invece indaga e presto potrebbero arrivare i primi Daspo (il reato è quello di minaccia). Non sarà, come accennato, una stagione facile. Lo sanno all'Osservatorio e si stanno preparando. Lo sanno il presidente dell'Osservatorio Pasquale Ciullo, il suo vice operativo Roberto Massucci e il direttore Ufficio Ordine Pubblico del Viminale e vicepresidente Osservatorio, Armando Forgione. E' sempre aperto il fronte del razzismo: dalla prossima stagione, possibilità di poter chiudere le curve, una direttiva Uefa subito recepita da Giancarlo Abete. Basterà? Lo speriamo. Le multe del giudice sportivo d'altronde non servono a nulla: bisogna penalizzare i beceri che cercano solo facile protagonismo. Preoccupa comunque che il vicepresidente del Senato, Calderoli, non si sia dimesso dopo aver paragonato un ministro ad un orango: figuriamo in certe curve... Tessera del tifoso: fosse per me l'abolirei, ma temo che il ministro Alfano in questo momento abbia altre priorità. L'abolirei perché ormai ha fatto il suo tempo: ha messo nei guai i padri di famiglia con un percorso tortuoso per andare allo stadio (peggio ancora per chi ha figli minori), ha consentito ai club di fare business (ora per fortuna c'è maggior controllo) e non ha favorito quel processo di "fidelizzazione" che era negli scopi originali della tessera, scopi presto persi per strada. Steward: utili ma in qualche occasione sono anche un problema. Sì, perché in alcune piazze c'è collusione fra loro e i tifosi che fanno entrare di nascosto (di nascosto per modo di dire) gli striscioni proibiti. A proposito: lasciato perdere con l'iniziativa dell'albo degli striscioni, non serve a niente. Anche perché in trasferta ormai non ci va quasi più nessuno, soprattutto da quando fanno pagare il biglietto del treno. La Roma, e il Napoli l'ha subito copiata, ha varato il voucher away, per le trasferte. Non c'è bisogno della tessera del tifoso, ma bisogna rispettare tutte le disposizioni di legge e si è sottoposti al vaglio di questura on line. Lo scorso anno c'era stato qualche problema, ma non è giusto abolirla. L'Osservatorio per ora... osserva, ma ha già minacciato di revocarla. Stadi: a Firenze via le barriere (concluso un percorso iniziato dall'ex questore Francesco Tagliente), ottima la collaborazione di Roma e Lazio con l'Osservatorio per la gestione della finale di Coppa Italia ("un modello", secondo la Lega) e poche preoccupazioni, almeno per ora, per la Supercoppa del 18 agosto fra Lazio e Roma. Delicato invece il fatto che a Trieste giochino in casa Cagliari e Udinese. Ma fra Lega di A e Viminale i rapporti sono più stretti rispetto al passato. Buon segno. Sotto, giocatori del Pisa ringraziano i loro tifosi
Esclusiva, sentite Aristoteles: City? Mister Canà è la mia famiglia e il denaro non può sostituire questo. Ringrazio tutti gli italiani (da: calcionews24.it). “Mister, fammi entrare”, chi non ricorda la fatidica frase pronunciata da Aristoteles a Oronzo Canà. Il fortissimo attaccante brasiliano della Longobarda grazie al film “L’allenatore nel pallone” è diventato un vero e proprio mito negli anni novanta. Almeno una volta tutti gli appassionati hanno visto la pellicola di Sergio Martino. Ma Aristoteles era solo un personaggio interpretato dal grande Urs Althaus. Un uomo semplice nato nel 1959 a Herrliberg, un piccolo paesino della Svizzera. Urs con la sua umiltà è riuscito a conquistare l’affetto di molte persone e verrà ricordato soprattutto come il primo uomo di colore a posare sul mensile americano GQ. La redazione di Calcionews24.com ha intervistato in esclusiva l’attore svizzero. Lo sa che nonostante siano passati quasi trent’anni in Italia nessuno ha dimenticato il mitico Aristoteles? “Questa cosa mi ha stupito molto e dall’Italia ho ricevuto veramente tanto amore. Il film ha commosso il cuore di tutti gli italiani”. Molti non sanno che lei ha giocato per due anni con la maglia dello Zurigo. Come mai ha abbandonato la carriera da calciatore? “Ho avuto un incidente al braccio, me lo sono rotto e sono stato costretto a fermarmi”. Solo due anni da calciatore, poi una grande carriera da attore: a New York ha conosciuto Lina Wertmüller… “Si questo è vero. Incontrai Lina nella mia ascensore di New York e mi disse che ero un grande attore, così arrivai in Italia nel 1981”. Lei ha anche un primato: è stato il primo ragazzo di colore a comparire sulla copertina della rivista americana GQ. Ci furono tante polemiche, ma alla fine quella copertina contribuì al graduale processo di integrazione dei neri in America. “Era il mese di novembre del 1977, non posso dimenticare quella data. Oltre alla copertina, mi hanno dedicato anche altre ventiquattro pagine. In America c’è stata una vera e propria rivoluzione ed io ero molto fortunato. Gli uomini e le donne di colore hanno dovuto soffrire molti anni prima di ottenere un cambiamento. Quindi quella non è solo la mia copertina, ma appartiene ad ogni americano nero”. Ha subito anche diverse aggressioni. “Si, purtroppo sono stato pestato dieci anni fa dai neonazisti e mi ha salvato un giornalista che mi ha riconosciuto. Anche nel 2009 mi hanno pestato”. Siamo nel 2012 e purtroppo il razzismo è ancora una piaga della nostra società. Come si può sconfiggere? “Con l’istruzione. Ci sono tante persone che vanno in chiesa e pregano, ma appena lasciano la chiesa dimenticano cos’è l’umanità”. Nel 2009 ha pubblicato anche il suo primo libro: “Io, il negro”, nella quale narra gli alti ed i bassi della sua intensa vita. “In Svizzera si è piazzato all’ottavo posto nella classifica dei libri più venduti. Un giorno spero di riuscire a farlo pubblicare anche in Italia”. Purtroppo anche nel calcio il razzismo continua ad essere un tema caldo. “Anche questa è una cosa che non capisco: il calcio unisce tutte le persone del mondo e sicuramente è lo sport più seguito. I tifosi dovrebbero sempre onorare ogni giocatore, a prescindere dal colore della pelle o della razza”. Parliamo di calcio giocato: segue il campionato italiano? “Seguo sempre il vostro campionato e sono molto felice se vincono le squadre italiane. Sapete perche? Perché vedo la felicità delle persone italiane. Io amo l’Italia e la sua cultura”. La squadre che preferisce? “Longobarda e Brasile”. Purtroppo in questi ultimi anni il nostro campionato sta perdendo i suoi big: la prossima stagione non ci saranno neanche Lavezzi, Ibrahimovic e Thiago Silva… “Per questi giocatori si è presentata l’occasione della vita e non potevano rifiutare. In Serie A, però, arriveranno altri grandi giocatori. In questo momento l’Italia sta vivendo un momento economico difficile, ma il vostro campionato resta sempre uno dei migliori al mondo”. Manchester City e PSG sono le protagoniste di questo calciomercato. Secondo lei gli sceicchi sarebbero riusciti a convincere il presidente Borlotti a cedere Aristoteles? “No, assolutamente. Oronzo Canà mi ha portato in Italia, senza di lui non sarei quello che sono oggi. Finché avrò la fiducia del mister sarò al suo fianco! Lui è la mia famiglia e il denaro non può sostituire questo”. Cosa fa oggi Urs Althaus? “Sono ancora un attore, ho scritto una sceneggiatura e sto partecipando alla produzione di un film “La Sonnambula”, che uscirà nel 2014”. Cosa si aspetta Urs Althaus per il futuro? “Spero di lavorare ancora per molto tempo come attore e voglio anche continuare la mia carriera da scrittore”. Adesso vive in Svizzera, quando la rivedremo in Italia? “Sono venuto a Milano lo scorso mese di marzo per dare il mio supporto alla Nazionale Italiana Trapianti. Il 17 abbiamo giocato una partita”. Nel 1978 ha anche fondato una delle più importanti agenzie di modelli in campo internazionale. Diciamo che non si è fatto mancare niente. “Si, ho vissuto tanti momenti felici, ma anche tanti momenti brutti. Però questo fa parte della vita”. Magari un giorno avremo un nuovo “Allenatore nel pallone” con Aristoteles nelle vesti di dirigente. “Sarebbe meraviglioso! Se il mister o Borlotti mi contattassero la risposta sarebbe sicuramente positiva”. Chi è l’Aristoteles dei nostri tempi? “Messi” L’allenatore nel pallone ha fatto nascere anche una grande amicizia tra lei e Lino Banfi. “Lino è un grande attore, ma soprattutto una persona meravigliosa. Onore e rispetto per Lino”. Ancora oggi i bambini in Italia conoscono Aristoteles e questa sicuramente è una grande soddisfazione per lei. “Sono veramente contento di sapere queste cose. In Italia mi amano e rispettano tante persone”. Un saluto ai lettori di Calcionews24.com “Cari amici vi mando tutto il mio amore. Continuate a seguire il calcio e in particolare lo sport, sono due mezzi importantissimi per sconfiggere il razzismo nel mondo”.
La Federcalcio tedesca: "Calciatori gay, fate coming out" (da: repubblica.it). La Federcalcio tedesca: "Calciatori gay, fate coming out" Il presidente della federcalcio tedesca Wolfgang Niersbach. La Dfb ha preparato un opuscolo, che sarà inviato a 26 mila club, per incoraggiare i giocatori omosessuali a dichiararsi. Il presidente federale Niersbach: "Chiunque vorrà riconoscere apertamente la propria omosessualità ha il sostegno della federazione". BERLINO - "Calciatori gay, fate coming out". E' l'invito rivolto dalla Dfb, la Federcalcio tedesca, che sul proprio sito ufficiale ha presentato una brochure, dal titolo 'Calcio e omosessualità', con l'obiettivo di incoraggiare i calciatori gay a fare coming out. L'opuscolo nei prossimi giorni sarà spedito ai circa 26mila club in Germania e alle associazioni nazionali e regionali che operano sotto l'egida della Dfb. Il progetto nasce su impulso del presidente della federazione tedesca Wolfgang Niersbach. "La posizione della Dfb è chiara: ogni persona che vuole riconoscere apertamente la propria omosessualità può contare sul sostegno della federazione", ha spiegato Niersbach. La brochure di 28 pagine è stata redatta da un gruppo di esperti e contiene una serie di informazioni pratiche, definizioni e indirizzi in materia di omosessualità e omofobia nel calcio. "Era importante per noi sviluppare, in stretta collaborazione con gli esperti, un opuscolo che possa contribuire ad un approccio più aperto e senza pregiudizi alla questione", ha aggiunto il n.1 della federazione. E sempre oggi il ministro della Giustizia, Sabine Leutheusser Schnarrenberger, ha invitato il ct della nazionale tedesca Joachim Loew a prendere parte al prossimo 'gay pride' insieme ad alcuni calciatori che indossano la maglia della Germania. "Questo tipo di partecipazione nel 2014 darebbe un segnale enorme e tangibile", ha spiegato il ministro dalle colonne della Bild. Lo stesso quotidiano pubblica sempre oggi l'appello della calciatrice tedesca Nadine Angerer, portiere e capitano della nazionale femminile tedesca che nel 2011 annunciò pubblicamente di essere bisessuale. "Voglio esortare ogni calciatore gay a fare coming out, indipendentemente dalle conseguenze negative che questo potrebbe avere, perchè la cosa più importante è rimanere sempre fedeli a se stessi", le parole della Angerer. Sotto, annata 1913, Grant e Garbutt disquisiscono su quanto è deficiente Roberto Calderoli
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