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(da: sportincondotta.it) “La mia vita ricomincia con i Survivor”. Intervista con l’ex calciatore condannato per lo scandalo calcioscommesse ma determinato più che mai a far valere la sua verità: “Ho visto molta ingordigia mediatica. Non è il momento ancora di liberare il mio dolore ma il presente mi porta solo a lavorare su me stesso per tornare ad essere sereno come una volta”. Cristian Stellini è determinato più come mai, proprio come quando duellava sui campi di calcio con attaccanti di diverse categorie: dalla Serie C alla A, per lui era lo stesso. Una carriera da calciatore di tutto rispetto, con grandi soddisfazioni e cocenti delusioni per lui, poi la nuova vita in panchina al fianco dell’emergente Antonio Conte, seguito dai tempi di Siena fino a quelli dello scudetto juventino. Il buio per l’inchiesta di Bari sul filone dello scandalo calcioscommesse, la condanna, la squalifica, una macchia indelebile, i difficili momenti personali e l’addio al mondo del calcio. Ma Stellini non ci sta, e non abbandonerà il campo fino a quando non avrà fatto valere la sua verità. A Sport In Condotta.it ci ha parlato di tutto, dalle emozioni dei tempi di Como a quelli del Genoa: passando per i suoi nuovi progetti attuali, molto incentrati sul sociale. Cristian Stellini, si può dire davvero che lei è sempre stato un fedelissimo delle sue squadre: 110 presenze a Terni, 100 nel Como, 95 col Genoa e 66 a Bari. Ci svela il segreto? “Diciamo che sono stato fortunato nella mia carriera e che vincendo abbastanza, le squadre si tende a mantenerle sempre intatte: d’altronde, squadra che vince non si cambia! Inoltre ho fatto parte di gruppi da cui era difficile separarsi, in quanto quando ottieni i risultati ti affezioni di più alle persone e agli ambienti in cui lavori”. Como ha rappresentato il suo primo vero trampolino verso l’alto. Che ricordi porta dentro di quell’esperienza culminata col doppio salto dalla C1 alla A? Si poteva fare meglio nella massima serie? “Beh in effetti è stata la mia consacrazione nella serie cadetta ed inoltre ho avuto l’onore di essere il capitano del Como in serie A anche se poi quella stagione non andò bene. Ma quando si arriva da un doppio salto non è facile avere la forza di resistere per molto tempo nella serie A, vedi noi retrocessi il primo anno e il Modena il secondo. Mi è rimasto il ricordo di un’ambiente accogliente e familiare: con alcuni compagni ho un legame fortissimo di amicizia e dei quali ho un grande ricordo come Brevi, Bega, Colacone e Brunner! In più ho avuto la fortuna di conoscere due ottimi allenatori come Dominissini e il mitico Fascetti”. Genova e il Genoa: diciamolo, le piace soffrire? “Il Genoa è stata un’esperienza fortissima fatta di grandi gioie e di alcuni dolori fortissimi, che però mi hanno aiutato a legarmi ad un ambiente come quello del Genoa che vive in modo forte il suo legame con la squadra. E quando tu capisci questo non ti puoi più separare da quei colori te li porti sempre con te! Le due promozioni consecutive sono le emozioni più forti che ho provato in carriera”. Chiusa la carriera di calciatore, come è iniziata la collaborazione con Antonio Conte? “Dopo essere stato suo calciatore i nostri rapporti non si sono mai interrotti e grazie al direttore Perinetti abbiamo iniziato a collaborare. Oltre che una scelta di mister Conte, fu anche il direttore a chiedermi di andare a Siena. Uso alcuni aggettivi per descrivere l’allenatore: meticoloso, innovativo, stacanovista ed esigente. Umile, disponibile e introverso come uomo”. Lo scandalo calcioscommesse ha chiuso anzitempo la sua avventura a Torino: rimorsi? “Quello è un grande rimpianto, non un rimorso perché mi duole aver lasciato quel ruolo, ma ciò che ha generato la mia scelta non mi pesa sulla coscienza in quanto mai è poi mai avrei immaginato di vedere il mio nome accostato al mondo delle scommesse. Se tornassi indietro non potrei cambiare nulla di ciò che ho fatto, in quanto nulla ho fatto per tradire i miei valori che sono ancora saldi e che mi danno la forza per guardare al futuro con un po’ di speranza”. C’è qualcosa che le ha dato più fastidio di quella storia? “Molte cose mi hanno dato fastidio e ancora oggi molte cose fanno si che le mie cicatrici continuino a sanguinare. Non è il momento ancora di liberare il mio dolore, ma il presente mi porta solo a lavorare su me stesso per essere sempre migliore come persona e tornare ad essere sereno come una volta”. Oggi lo Stellini uomo come si sente? “Oggi sono sicuramente cambiato e molto meno aperto rispetto al passato, forse un po’ diffidente verso il prossimo e verso alcune istituzioni che nelle quali non mi riconosco. Ho visto molta ingordigia mediatica che si trasforma in servilismo quando cambiano le persone e le loro forze . Si usano sempre piu politiche di convenienza trascurando la propria dignità. Io a questo non rinuncio”. Riparliamo di cose belle: di cosa si occupa oggi? Ci parli del suo nuovo progetto e cosa comporta. “Oggi mi occupo di una squadra di profughi e aiuto l’associazione che si occupa di loro! I Survivor sono la mia squadra e mi adopero perché questi ragazzi possano sentirsi a loro agio in un gruppo e riconoscersi attraverso un obiettivo sportivo. Tra l’altro abbiamo vinto il balon Mundial a Torino, che è una competizione di squadre amatoriali di varie nazioni formate da tutti gli stranieri di Torino. Una bella soddisfazione per tutti. Inoltre cerco di studiare per essere sempre aggiornato e pronto per quando mi capiterà una situazione lavorativa nuova”. Ha un sogno del cassetto per il suo futuro? “Sogni nel cassetto? Si ne ho uno: vorrei che la mia famiglia, che mi ha aiutato molto, tornasse ad avere il Cristian di sempre perché in questa storia si è un po’ perso, sprecando troppe energie per reagire alle difficoltà e lottando contro l’immagine di una persona che non è mai esistita”. In conclusione Stellini, lei crede ancora in un calcio pulito? “Si fortemente. E mi auguro che gli sforzi fatti in questo periodo dalle procure e dal calcio stesso servano a creare un sistema impenetrabile, attraverso, ad esempio, ad una Procura Federale più attiva nella prevenzione di certi fatti, e più attenta nel giudicare in modo coscienzioso le diverse situazioni”.
(da: ultras2000.alrtevista.org) L'Osservatorio può sospendere indiscriminatamente una qualsiasi TDT (Voucher, Home, Away, ecc.)? Il 31 luglio 2013 l'Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive (O.N.M.S.) ha emesso un comunicato stampa in cui si parla anche della TDT Away card della AS Roma: […] Con propria determinazione l’Osservatorio, preso atto di gravi comportamenti di una significativa parte della tifoserie romanista che ha aderito alla “away card” – peraltro pienamente corrispondente alle regole del programma “tessera del tifoso” – ha invitato il Questore di Livorno a far valutare in sede di GOS la sospensione dell’utilizzo della predetta “away card” riservando dunque la trasferta ai soli possessori dell’AS Roma Privilege. Insieme con la Lega ed il club saranno individuate misure organizzative finalizzate ad un nuovo utilizzo della “away card” – già dalle trasferte successive a quella di Livorno - nel rispetto delle norme e, soprattutto, degli altri tifosi. […] Alcune nostre considerazioni: 1. L'O.N.M.S. ribadisce un'ovvietà: l'Away card è una Tessera del tifoso, se non lo fosse non darebbe il privilegio di poter andare in trasferta anche a chi è della stessa città/provincia/regione della squadra che tifa, privilegio riservato ai soli tifosi tesserati con TDT non limitata alle sole partite casalinghe. Della TDT Away scrive infatti che è «pienamente corrispondente alle regole del programma “tessera del tifoso”», come già avevamo ampiamente illustrato nel nostro 'Piccolo manuale di sopravvivenza ULTRAS ai tempi della TDT' pubblicato il I maggio 2013. 2. L'eventuale sospensione temporanea della TDT Away della AS Roma non sarebbe proprio una novità. Era già accaduto qualcosa di simile nel 2012, quando la determinazione 48/2012 del 19/12/2012 andò a colpire i veronesi dopo una serie di episodi violenti in trasferta; in quell'occasione venne ordinata la 'temporanea sospensione limitatamente alle trasferte' della TDT (Full, il Verona non aveva previsto una TDT Away) ai tifosi scaligeri segnalati dalla Digos al Verona FC. 3. Il comunicato dell'O.N.M.S. sbugiarda per l'ennesima volta la tesi, alquanto fantasiosa, sostenuta dai promotori della Away romanista, secondo cui i sottoscrittori della TDT Away non avrebbero sottoscritto/accettato il 'codice etico' TDT, al contrario dei sottoscrittori delle TDT “full” (per la Roma: AS Roma Privilege), per cui la loro TDT Away non avrebbe potuto subire la sospensione temporanea patita dai veronesi nel dicembre 2012, inflittagli per aver violato il 'codice etico'. Come già ampiamente illustrato nel nostro ''Piccolo manuale di sopravvivenza ULTRAS ai tempi della TDT': con qualsiasi TDT si accetta il 'codice etico TDT', il quale prevede un'unica regola, ovvero la TDT deve essere invalidata se sopraggiungono i 'motivi ostativi' (lo stesso vale per i biglietti nominali [vedi A]); ma poi da carta bianca alle singole Società sportive, per “altre misure di prevenzione”. 4. Il provvedimento che potrebbe sospendere la TDT Away della AS Roma sarebbe comunque ancor più grave di quello che colpì i veronesi nel dicembre 2012, perché, così com'è stato presentato, non si limiterebbe alle sole persone segnalate dalla questura, ma colpirebbe indistintamente tutti i sottoscrittori di tale TDT. Tale provvedimento, giustificato dall'O.N.M.S. con il fatto che sarebbero stati tenuti «gravi comportamenti di una significativa parte della tifoseria […] che ha aderito» a tale card, penalizza comunque anche chi con tali comportamenti non ha avuto nulla a che fare, perciò appare oltremodo ingiusto e potrebbe innescare cause legali da parte dei tesserati “away”, che per tale TDT hanno sborsato soldi e ciononostante si vedrebbero negato un diritto acquisito pur non essendogli stato imputato alcunché di specifico a livello personale. Nel corso degli anni, comunque, i provvedimenti indiscriminati contro ultras e tifosi si sono susseguiti senza sosta, per cui questo sarebbe solo l'ennesimo di una lunga lista. Vedremo. Speriamo altresì che a difesa dei propri clienti tesserati (con la TDT Away) si muova, relativamente al caso specifico, la AS Roma, che ne ha incassato i soldi, nonché i promotori della TDT Away stessa, che non ci pare avessero avvisato i sottoscrittori di una simile eventualità. 5. La diffusione delle TDT Away nel corso dell'estate preannuncia il ritorno di molti gruppi ultras in trasferta e quindi di possibili scontri, ma anche nuove strategie da parte dell'O.N.M.S. per contrastare il mondo ultras tesserato. Un'assaggio lo avevamo già avuto con Vicenza-Reggina (dopo Vicenza-Empoli del maggio 2013), dove si era ipotizzato di sospendere qualsiasi TDT relativamente ad una partita casalinga. Adesso l'O.N.M.S., preso atto che molti gruppi ultras hanno fatto la TDT Away, comunica (minaccia?) di poter sospendere temporaneamente specifiche TDT (relativamente a quelle squadre che offrono più TDT) in base ai precedenti, per cui se dovesse risultare che molte persone che hanno sottoscritto un tipo di TDT praticano atti di violenza in trasferta, mentre quelli che ne hanno sottoscritta un'altra si comportano bene, la TDT che ha portato in trasferta i violenti potrebbe essere temporaneamente sospesa. Niente di nuovo (per alcune persone avevano già sospeso la TDT “Full” del Verona, riducendola ad essere valida solo per le partite casalinghe), ad eccezione che qui si ipotizza di sospendere temporaneamente una TDT a tutti i suoi sottoscrittori, indistintamente, il che segnerebbe un ulteriore inasprimento nella repressione anti-ultras. A. Per i biglietti non è che ci siano molti più diritti, sia chiaro. La differenza è che con il biglietto nominale non si aderisce al Programma ministeriale 'Tessera del Tifoso'. Il biglietto non è un documento di identificazione Fidelity Card (fondamentalmente perché non ha la foto). Ovviamente: non si può avere più di un singolo accesso alla volta, e non si può andare in trasferta, se si è della stessa città per cui si tifa.
COMUNICATO UFFICIALE TIFOSERIA ORGANIZZATA. Giovedi 1 agosto ore 21 la T.O. del Genoa organizza un incontro con Marco Rossi ultima vera bandiera che in questo calcio moderno ha deciso di sposare la causa del Genoa, andando controcorrente e rimanendo a lottare con la maglia del grifone in ogni categoria e situazione!! Noi non abbiamo mai fatto una cosa del genere ma riteniamo che un capitano che non ha mai abbandonato la nostra nave lo meriti davvero!! Invitiamo pertanto tutti i tifosi genoani a venire in piazza de Ferrari per il nostro incontro con Marco!! Comunicato Gradinata Nord. UN GRANDE UOMO, UN GRANDE CAPITANO!!! GIOVEDI 1 AGOSTO ORE 21 TUTTI IN PIAZZA DE FERRARI, UNA SERATA PARTICOLARE NELLA QUALE LEGGEREMO UNA LETTERA A MARCO ROSSI CHE SARA' PRESENTE IN MEZZO A NOI, UN GIUSTO RICONOSCIMENTO AL CAPITANO DI MILLE BATTAGLIE CHE NON CI HA MAI ABBANDONATO ANCHE QUANDO ERA LA COSA PIU' FACILE!!! PARTECIPATE NUMEROSI, LUI LO MERITA!!!! GRADINATA NORD.
Rai, due processi del lunedì. Ma non è un po' troppo? (da: repubblica.it). Che ingorgo il lunedì sera con due trasmissioni di calcio. La Rai, d'altronde, è così: o niente. O troppo. Per tre anni l'ex direttore di Rai Sport, Eugenio De Paoli, e il suo vicario, Jacopo Volpi, avevano tentato di convincere la direzione generale della Rai di organizzare una trasmissione di approfondimento calcistico su Rai 3, il lunedì sera in prima serata. Niente da fare, costa troppo e ci sono problemi di organico avevano risposto da Viale Mazzini. Ma ecco che improvvisamente, quest'anno le trasmissioni diventano due il lunedì sera. Prima è stato deciso, dalla direzione di Rai 3, di mettere in piedi una trasmissione chiamata "Macaranà" e affidata ad un esterno, pur importante, Antonio Polito (cosa che è poco piaciuta al cdr di Rai Sport). La trasmissione andrà in onda in seconda serata, dalle 22,30 e, almeno sembra, dovrebbe essere un mix fra sport e politica. Che farà Polito? Chiamerà La Russa, Bonaiuti, D'Alema e c.? Ancora non è chiaro. Il nuovo direttore di Rai Sport, Mauro Mazza, intanto ha varato una trasmissione in stile Processo del Lunedì, ma senza gli eccessi "biscardiani". Andrà in onda in prima serata sul canale tematico Rai Sport 1, a condurla Marco Mazzocchi o Enrico Varriale che rinuncerebbe a Novanta Minuti. Non sono troppe due trasmissioni di calcio il lunedì sera? Mauro Mazza è in ferie, rientra ai primi di agosto. Solo allora si conosceranno i suoi piani per la prossima stagione. Voleva fare la rivoluzione, cambiando molti conduttori (e conduttrici) delle trasmissioni-cult della domenica. Ma tutto pare che sia rientrato. Da decidere il destino di Mattina Sport (potrebbe cambiare formula) su Rai Sport 1 e da decidere due nuovi vicedirettori. Viminale, stop alla "away card" della Roma? Mercoledì ultima riunione dell'Osservatorio del Viminale prima delle vacanze: verrà richiamato il tema del razzismo e verrà deciso se sospendere, almeno per un turno, la "away card" decisa dalla Roma per agevolare le trasferte dei suoi tifosi. Una scelta che era stata condivisa dall'Osservatorio ma che era stata presentata male dalla stessa Roma: in realtà, non è un via libera ai violenti, ma vengono rispettate le normative di legge, con il vaglio di questura on line. Secondo il Viminale, ci sono stati troppi problemi nelle quattro trasferte dei tifosi giallorossi e per questo potrebbe sospendere per la prima gara fuori casa della Roma (dove e quando si saprà lunedì con il varo dei calendari) l'iniziativa. E chi ha già pagato? La away card giallorossa, condivisa anche dall'attuale dg Mauro Baldissoni, è stata copiata adesso anche dal Napoli. Il nodo delle trasferte rimane quindi irrisolto: fuori casa ormai vanno pochissimi tifosi. Che si può fare? L'errore di Constant, l'indagine della Digos e quegli insulti di Reggio. Kevin Constant, giocatore del Milan, ha commesso un grave errore scagliando il pallone in tribuna e uscendo dal campo a Reggio Emilia. Per questo sarà "censurato" dal giudice sportivo Giampaolo Tosel e il suo gesto è già stato stigmatizzato da Adriano Galliani, che forse ha multato anche il giocatore, dall'Osservatorio del Viminale e anche dall'Aia (associazione arbitri). Ma cosa è successo durante Sassuolo-Milan? Secondo un'indagine della Digos di Reggio, che ha visionato i filmati, non ci sarebbe stato "un sentimento razzista" nei confronti di Constant: insulti, battute (tipo "rifatti il naso"), forse anche un paio di frasi razziste ma non con quella intensità successa, purtroppo, in tante altre occasioni. L'arbitro Gervasoni ha detto di aver sentito buu razzisti? Pare non ci siano stati (ora Palazzi recepirà l'inchiesta Digos). Di sicuro c'erano un paio di idioti, quelli non mancano mai. Sempre una cosa da censurare, certo, ma forse Constant stavolta ha esagerato un po', sbagliando soprattutto quando ha lasciato il terreno di gioco di sua iniziativa. Così facendo, inneschi un giochino perverso: in ogni partita ci sarebbero provocazioni nei confronti dei calciatori di colore, che ormai, in una società multirazziale, non sono pochi.
Il saluto del Feyenoord prima di morire, la commovente storia di un tifoso (da: repubblica.it). Rooie Marck, malato terminale, ha espresso un singolare ultimo desiderio: vedere i suoi beniamini. Società, calciatori e tifosi lo hanno accolto allo stadio per il primo allenamento stagionale tra cori, fumogeni e striscioni. Tre giorni dopo il toccante saluto se ne è andato. ROTTERDAM - Il mondo del calcio, accusato spesso di cinismo e di interessi economici che prevalgono su tutto, può regalare anche storie commoventi. E' il caso di quanto accaduto in Olanda, a Rotterdam, con la tragica ma toccante vicenda che ha visto protagonista Rooie Marck, ultrà storico del Feyenoord, affetto da un male incurabile. Con pochi giorni di vita ancora a disposizione Marck ha espresso un desiderio rivelatore di tutta la sua passione per la squadra del cuore: vedere un'ultima volta il Feyenoord. Il club olandese, contattato da amici e familiari del tifoso, ha deciso così di invitarlo ad assistere al primo allenamento stagionale nello stadio di Rotterdam. Oltre che dai propri beniamini, intenti a correre sul terreno di gioco, Rooie Marck è stato accolto dai sostenitori del Feyenoord, accorsi in massa per tributargli il loro ultimo saluto, che hanno cantanto in suo onore, acceso fumogeni ed esposto un grande striscione raffigurante proprio Marck. Il tifoso, commosso dall'accoglienza ricevuta e dalla presenza al gran completo di giocatori e staff tecnico del Feyenoord, si è voluto alzare dalla barella con la quale era stato portato in campo per applaudire e ringraziare tutti. Dopo aver abbracciato i calciatori, ha poi voluto raggiungere la curva, dalla quale era solito assistere alle partite della sua squadra del cuore, e arrivato ai piedi delle gradinate ha chiuso gli occhi e allargato le braccia, prima di cedere alla commozione e alle lacrime. Tre giorni dopo Rooie Marcks se ne è andato, con il Feyenoord e la fantastica giornata organizzata per lui nel cuore. Sotto, Superga
Calcioscommesse, Lazio: sit-in di protesta dei tifosi davanti sede del processo (da: repubblica.it). Un gruppo di sostenitori biancocelesti si è radunato fuori dall'hotel dove si svolgono le udienze e ha esposto uno striscione, invitando la giustizia sportiva a fare bene i 'Conti'. Un chiaro riferimento al dirigente della Roma, sentito dalla Procura Federale senza che l'audizione venisse resa nota. Oggi l'intervento dei legali di Mauri. ROMA - Circa trenta tifosi della Lazio si sono radunati davanti all'ingresso dell'NH Vittorio Veneto Hotel di Roma, dove è in corso la seconda udienza del processo sportivo sul calcioscommesse relativo al filone che vede coinvolta la società biancoceleste e il capitano della squadra Stefano Mauri, per un sit-in di protesta contro le pesanti richieste di Stefano Palazzi. Il procuratore federale ha richiesto 4 anni e 6 mesi di squalifica per Mauri, accusato di doppio illecito nelle presunte combine di Lazio-Genoa e Lecce-Lazio del maggio 2011, e 6 punti di penalizzazione e 20mila euro di ammenda al club biancoceleste, deferito alla Commissione Disciplinare per responsabilità oggettiva. La situazione è sotto il controllo: due camionette della polizia e una dei carabinieri presidiano la zona. I tifosi hanno esposto uno striscione davanti alla sede del processo con la scritta: "Attenti i conti con la Lazio e Mauri fateli bene", con la parola 'conti' evidenziata in rosso, un chiaro riferimento all'audizione del responsabile del settore giovanile della Roma, Bruno Conti, il cui interrogatorio da parte della Procura federale non era stato reso noto dalla Figc ed è emerso soltanto all'atto dell'ultimo deferimento relativo a questo processo, fatto che non è piaciuto ai tifosi laziali. Nella giornata odierna, durante la seconda udienza, prenderà la parola la difesa di Stefano Mauri. Oltre alla Lazio sono stati deferiti per responsabilità oggettiva anche Genoa e Lecce: per entrambi i club Palazzi ha chiesto 3 punti di penalizzazione. SENTENZA ATTESA PER LA PROSSIMA SETTIMANA - Terminate le arringhe difensive si è chiusa la fase dibattimentale del processo sportivo. La Commissione Disciplinare, presieduta da Sergio Artico, si riunisce ora in camera di consiglio per valutare le posizioni dei sette tesserati deferiti, tra cui quella di Mauri, e dei tre club. La sentenza di primo grado è prevista a metà della prossima settimana.
Antifascismo contro veliero, il presidio salva il murale (repubbllica.it). Centri sociali e associazioni presenti in via Cantore - dissuadono - per ora - i condomini che volevano riverniciare, cancellandolo, il grande graffito accanto al Matitone. Antifascismo contro veliero il presidio salva il murale. Zapata Antifascismo contro veliero, uno a zero. La mobilitazione di associazioni e centri sociali, via Facebook e Twitter, ha funzionato. Per ora. Si sono dati appuntamento questa mattina presto, i ragazzi del Centro sociale Zapata, con Macaia, Trasherz. org, associazioni del territorio e cittadini. Per impedire che i condomini, proprietari del muro dove a gennaio i centri sociali hanno realizzato il murale "Sampierdarena antifascista", continuassero l'opera di "riverniciatura" iniziata ieri. "Questa scritta è il biglietto da visita di un quartiere in cui le vie stesse sono dedicate ai partigiani - spiegano allo Zapata - siamo tutti allertati". La scritta, bianca e nera sul rosso, è comparsa a gennaio, realizzata da Macaia e Trasherz. org "per riqualificare il quartiere con la street art - spiegano gli organizzatori - tanto che abbiamo chiamato artisti da Milano". Ieri mattina, però, è spuntato un piccolo ponteggio mobile, e sotto le pennellate azzurre è già stato seppellito un angolino e la scritta "Ora sempre resistenza". Sì, perché il graffito non piace ai condomini. Che si sono riuniti in assemblea, hanno presentato un progetto alternativo e vogliono sostituire la parola "Antifascista" con il disegno di una barca. "Niente di ideologico, è solo una questione estetica", tagliano corto. Ma nel mirino c'è anche il ritratto di Claudio Spagnolo detto "Spagna", tifoso genoano ventiquattrenne ucciso nel '95 fuori dallo stadio Ferraris prima della partita Genoa-Milan". I centri sociali hanno chiesto un incontro con il Municipio, con la mediazione dell'assessore alla Legalità Elena Fiorini. Per risolvere la guerra del murale e presentare un progetto più ampio di riqualificazione del quartiere attraverso il colore: "Abbiamo già realizzato tre murales - spiegano allo Zapata - questo, quello in via Rolando e a San Teodoro. E' un modo per ricordare i valori della Resistenza, ridare un senso alle vie dedicate ai partigiani. Il problema è che spesso incontriamo molti impedimenti tecnici. Dai ponteggi che non ci forniscono ai problemi con i divieti di sosta. La nostra richiesta al Municipio è di istituire un ufficio di facilitazione per i gruppi informali, in modo da valorizzare le energie del territorio. Al centro sociale Terra di Nessuno c'è già un orto urbano: vorremmo estendere il progetto a Sampierdarena: già da settembre".
Brasile, un altro mito se ne va: cordoglio per la morte di Djalma Santos (da: repubblica.it). Il due volte campione del mondo con la nazionale verdeoro è deceduto a causa di una polmonite a 84 anni. E' stato uno dei primi laterali moderni, capaci di difendere e attaccare. Inserito nel 2004 nel Fifa 100, la classifica dei migliori giocatori di tutti i tempi, l'esterno carioca ha vissuto per un periodo a Bassano del Grappa, dove aveva fondato una scuola calcio. UBERABA - Il calcio brasiliano piange Djalma Santos. E' morto a 84 anni colui che molti considerano il miglior laterale destro della storia del calcio, capace di vincere da protagonista due Mondiali con la Selecao, quello del 1958 in Svezia - dove fu eletto miglior giocatore della competizione - e quello del 1962 in Cile. Djalma Santos era ricoverato dallo scorso 30 giugno, giorno in cui il Brasile di Felipe Scolari si è aggiudicato la Confederations Cup battendo la Spagna in finale, per problemi respiratori. Da sabato le sue condizioni erano peggiorate, consigliando il ricovero in terapia intensiva. Oltre ai due Mondiali vinti, Djalma Santos partecipò anche alle competizioni iridate del 1954 in Svizzera e del 1966 in Inghilterra. E' stato uno dei primi esempi di laterale moderno, capace di avanzare ed alimentare l'attacco in un'epoca in cui i giocatori nel suo ruolo si limitavano a difendere. Ha iniziato la sua carriera con la Portuguesa, giocando come centrocampista, ma è diventato un esterno destro nel 1949 e a partire da quel momento ha incominciato a brillare. A livello di club, oltre che nella Portuguesa, ha militato nel Palmeiras e nell'Atletico Paranaense, vincendo complessivamente tre volte il campionato paulista (1959, 1963 e 1966), una volta la Coppa Rio-Sao Paulo (1965), una volta il campionato brasiliano (1967) e una quello paranaense (1970). Ha chiuso la sua carriera il 21 gennaio 1971, a 41 anni, giocando una gara amichevole con il Gremio. Negli anni '80 Djalma Santos ha vissuto per un lungo periodo in Italia, a Bassano del Grappa. Nella cittadina veneta aveva avviato, assieme al collega Cinesinho, una scuola calcio in cui iniziare allo sport i giovani. Nel marzo del 2004 è stato inserito dall'ex compagno di squadra Pelè all'interno del FIFA 100, la speciale classifica che include i migliori giocatori di tutti i tempi.
A Manchester un altro “United”, la squadra che dice no al calcio moderno (da: ilfattoquotidiano.it). Nel 2005, in segno di protesta contro la scalata da parte del magnate americano Glazer, un gruppo di supporters dei Red Devils ha deciso di fondare un nuovo club. Oggi l'utopia continua: "Dimostreremo che i tifosi possono possedere e gestire una società di calcio". Fc United of Manchester. Non è un refuso, non è la stessa cosa del Manchester United. I colori sociali sì, il nome più o meno. Ma non la storia: comincia nel luglio del 2005, quando nasce “un nuovo club di calcio fondato dai tifosi delusi del Manchester United”. Oggi ha da poco compiuto otto anni, milita nella Premier Division della Northern Premier Leauge (settima divisione del calcio inglese, equivalente della nostra Promozione) e continua a coltivare la sua utopia. “Il nostro obiettivo – spiega al fattoquotidiano.it Andy Walsh, general manager dello United – era creare un club sostenibile a lungo termine, democraticamente gestito dai tifosi, che appartenesse per davvero a tutta la comunità di Manchester. E ci siamo riusciti”. La squadra, infatti, è sorta in seguito ad un evento ben preciso: la scalata dell’americano Malcolm Glazer alla proprietà del Manchester United. “E’ stata l’ultima goccia di un processo cominciato anni fa, che ha trasformato una passione in un business. In cui non ci riconoscevamo più”. Di qui l’idea: fondare un nuovo Manchester. Che tornasse all’antico e ai suoi veri proprietari: i tifosi. Sono oltre 3mila ogni anno, quelli dello United. E sono anche soci. Ogni membro ha uguale diritto di voto in tutte le decisioni: dalle elezioni dei dirigenti al design della maglia, passando per la scelta delle tariffe degli abbonamenti, dello staff e dei giocatori. Persino logistica e amministrazione sono gestiti internamente, con un’apposita suddivisione degli incarichi. Tutti volontari – a parte il gm Walsh e Linsday Howard, segretario del club –, lavorano nella sede sociale a Ancoats, una fabbrica abbandonata riconvertita a ufficio. Il segreto del successo dello United, secondo Walsh, è presto detto: “Offriamo un calcio alla portata di tutti, genuino dal punto di vista dei sentimenti e della gestione”, spiega Walsh. La media spettatori nell’ultima stagione è stata di circa 2mila tifosi a partita. Nel 2010, per la sfida di Fa Cup contro il Brighton and Hove Albion (club di Serie B inglese, la partita più importante della breve storia dello United) c’erano quasi 7mila persone sugli spalti. Numeri che in Italia a volte non si fanno neanche in Serie B. “Ci seguono tutti quelli che sono disgustati dalle logiche del calcio moderno; o che, tra pay tv e stadi sempre più cari, semplicemente non se lo possono più permettere. E non sono pochi, di questi tempi”, spiega il gm. Un abbonamento annuale allo United costa infatti solo 90 sterline (il pacchetto più economico per il ‘vero’ Manchester supera le 500£); e in più qui il tifoso non è solo spettatore ma parte attiva della società. Con questi soldi (cui si aggiungono le donazioni libere) e nient’altro – lo United ripudia qualsiasi tipo di sponsorizzazione – si sostenta il club. Il budget, comunque, è di tutto rispetto: complessivamente, circa 750mila sterline l’anno. Anche da queste cifre si capisce l’importanza del progetto United. “Abbiamo un piano e ambizioni a lungo termine. Benché l’obiettivo fondamentale sia creare un esempio di calcio sostenibile, siamo convinti che il nostro modello possa portare anche a buoni risultati”. E il campo fin qui gli ha dato ragione: tre promozioni consecutive dal 2005 al 2008; e negli ultimi tre anni tre finali playoff perse consecutivamente (l’ultima in maniera davvero rocambolesca, con due gol subiti nei minuti di recupero). “Solo sfortuna, saliremo ancora”, è sicuro Walsh. Per ora la squadra gioca a Gigg Lane, a Bury. Presto, però, avrà una casa tutta sua: parte fondamentale del progetto è la costruzione dello stadio di proprietà. “Sorgerà a Moston e costerà circa 5,5 milioni di sterline. In questi anni abbiamo raccolto già due milioni, grazie alla generosità dei nostri supporters”. In futuro, dunque, la città di Manchester potrebbe avere un’altra squadra professionistica. “Ma – afferma Walsh – anche se dovessimo raggiungere livelli importanti non cambieremo il nostro modo di essere”. Il manifesto del club, infatti, parla chiaro: la società è e resterà sempre un’organizzazione no profit. “Abbiamo una lezione da spiegare al mondo del calcio: i tifosi possono possedere e gestire con successo una società calcistica. Le squadre sono state ‘sottratte’ ai loro unici, veri proprietari. Noi ci siamo riappriopriati di quello che ci era stato tolto, e vogliamo essere da esempio per tutti”. ‘No al calcio moderno’ non significa rinunciare alla passione per il football. Lo dimostrano i tifosi del Manchester. Anzi, dello United of Manchester.
Serie A, domenica alle 19,45?. Sky: più soldi ma calcio migliore (da: republica.it). Posticipo della domenica alle 19,45 e non più alle 20,45; serie A a 18 squadre e un prodotto "più forte, più competitivo". Sky Italia festeggia i 10 anni di vita, 10 miliardi di investimenti, di cui cinque nel calcio. Lo fa con un "avviso" del suo a. d., Andrea Zappia, alle Lega di serie A. "Abbiamo intenzione di investire di più ma la gestione sia unica e la qualità del prodotto-calcio va migliorata, in modo che abbia più appeal anche all'estero". Chiaro riferimento al calcioscommesse, agli stadi semivuoti, eccetera. Sky ha già intavolato una trattativa con la Lega maggiore, in modo da poter anticipare il posticipo domenicale (quello che fa più ascolti) alle 19,45, e non più alle 20,45: verrebbe incontro a chi, il lunedì mattina va a scuola o al lavoro. E d'inverno un'ora di gelo in meno non fa male. In più, sempre Zappia, spiega : "non siamo certo contrari a ridurre le squadre (da venti a 18, ndr), se questo ci garantisce un calcio migliore". La Lega di A è diretta da Maurizio Beretta, manager-giornalista, sensibile a certi temi: ma il problema è che c'è da metter d'accordo venti padri-padroni, con idee e esigenze sovente diverse. Non facile. Ma la strada è questa. Il prossimo anno la Lega di A farà il bando d'asta. Sky pagherà di più (ora sono 561 milioni all'anno) solo se vedrà segnali di progresso, di novità. E nessun "cartello" con Mediaset Premium che resta un competitor, mentre non c'è traccia di Al Jaazera. Il calcio italiano ha bisogno dei soldi delle pay, come le pay tv hanno bisogno del calcio italiano. Fra splendidi filmati e programmi, la prossima stagione di Sky sarà quella con più prodotto calcistico di sempre (lo slogan è: "il meglio deve ancora venire, ecco la stagione perfetta"), grazie anche a Fox Sport che sbarca in Italia da agosto con la Premier League, la Liga di Spagna, la Ligue 1 di Francia, la Fa inglese. Sky rinforzerà anche Cielo, la sorellina minore che trasmette sul digitale free: non ci sarà più Simona Ventura a condurre Cielo che gol, ma "verrà garantito un prodotto diverso, hard core" assicurano dalla Casa madre. Sky dalla prossima stagione avrà anche la Moto Gp, le Olimpiadi di Sochi in esclusiva (50 gli inviati in Russia), con Cielo che darà 100 ore free, quelle che aveva la Rai. Ha perso le Olimpiadi di Rio 2016, passate alla Rai, ma combatte il calo di abbonamenti (ora 4 milioni 780.000) con idee, tecnologia, nuovi canali. E tiene sulla pubblicità, dopo aver sorpassato tutte le altre emittenti (compresa Mediaset) come fatturato. Non è poco, in tempo di crisi. Rai: Mazzocchi o Varriale al Processo del lunedì. Il piano editoriale ai primi di settembre, ma intanto il nuovo direttore di Rai Sport, Mauro Mazza, lavora a tempo pieno e ha idee chiare (e anche rivoluzionarie...) che stanno creando qualche timore a Saxa Rubra. Con il campionato tornerà anche il Processo del lunedì: non certo coi toni di quello "biscardiano". La trasmissione di approfondimento andrà su Rai Sport 1, in prima serata: a condurla Marco Mazzocchi o Enrico Varriale. Sempre il lunedì, però, ci sarà una trasmissione sportiva (o calcistica?) su Rai 3: a condurla, in seconda serata, Antonio Polito. Ma le due trasmissioni non si pesteranno i piedi? La Domenica Sportiva sarà ancora condotta da Paola Ferrari, Novantesimo cambierà stile con telecronache delle partite. "Mattina Sport", su Rai Sport 1, dovrebbe chiudere: la trasmissione era stata voluta dall'ex direttore, Eugenio De Paoli, per lanciare la tv tematica dello sport. E Marco Mazzocchi ha avuto un ruolo importante di apripista. Ma non è sempre facile quando manca il prodotto e la Rai, si sa, non è più monopolista come in passato. Varriale, nel caso passasse al Processo, forse lascerebbe "Novanta Minuti" (Rai Sport 1)?. Potrebbero cambiare anche due vicedirettori: a Saxa Rubra si sta facendo il totonomine. Salvate il soldato Stefano Palazzi... La prossima stagione non cambia nulla, ma il Coni, seppure in ritardo, sta preparando per fine anno una riforma "seria, vera" della giustizia sportiva, come ha garantito il suo presidente Giovanni Malagò. Le colpe di questo ritardo, in verità, non sono solo di Malagò ma anche della gestione precedente: forse, ci voleva più convinzione. La Figc ha le sue responsabilità, ma, almeno stavolta, le divide con altri. La Procura federale deve andare al traino della magistratura ordinaria, e questo certo non accelera i tempi. La Procura di Cremona ad esempio non ha mai chiuso l'indagine sul calcioscommesse e va avanti a forza di proroghe e colpi di scena (altri ce ne saranno a settembre). Stefano Palazzi deve andare avanti invece a strappi: quando ha del materiale, indaga e molto spesso deferisce. Non può anticipare la magistratura ordinaria. Il procuratore Figc è sicuramente una persona perbene e preparata, non ci sono dubbi su questo (un magistrato che parla coi fatti e non con le interviste, è quasi raro di questi tempi): ma gestisce 2.500 casi all'anno, non è velocissimo perché pignolosissimo (un pregio o un difetto?) e accentratore, e conta su una struttura di volontari (o quasi). Lo fa notare, giustamente, in un suo intervento, anche Sergio Campana, storico presidente del sindacato calciatori: ci vogliono, spiega l'avvocato vicentino, "servirebbero professionisti pagati e a tempo pieno". Qui dovrebbe provvedere Giancarlo Abete, n.1 del nostro calcio. La Figc ha suggerito a Malagò alcuni punti di riforma, di fare fuori ad esempio il Tnas, vero scontificio che ha "cancellato" 520 mesi di squalifica. Basta con sconti, patteggiamenti, arbitrati, eccetera. Almeno, la giustizia sportiva dia certezze. Da rivedere anche la responsabilità oggettiva: molto spesso (non sempre) i club ne sono vittime. Non si può abolirla, d'accordo, perché è un caposaldo per Fifa e Uefa, ma cambiarla sì. Come? I club devono dimostrare che al loro interno hanno sistemi di controllo (legge 231 sulla responsabilità di impresa). Pagherebbero quindi solo calciatori, tecnici o dirigenti "infedeli".
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