Enrico Preziosi (Genoa): ai Gormiti dalle banche “boccata d’ossigeno” (da: bitzquotidiano.it). Enrico Preziosi, patron del Genoa, ha trovato un accordo con le banche per evitare il concordato preventivo per le attività industriali che lo hanno reso ricco, i giochi dei Gormiti. Complessivamente fra aumento di capitale (30 milioni) e ristrutturazione del debito darà un taglio al rosso pari a 140 milioni. Una “bella boccata d’ossigeno”, ha scritto Nino Sunseri su Libero, “considerando che l’esposizione era arrivata a 320 milioni eguagliando, sostanzialmente il fatturato. Le banche si faranno carico in gran parte dell’operazione. Un pool guidato da Bnp Paribas, di cui fanno parte Barclays, Credit Agricole, Intesa Sanpaolo, Natixis e Unicredit, ha confermato linee di credito per complessivi 67 milioni e aperto un prestito ponte da 27,5 milioni in attesa della vendita della controlla francese King Jouet. “La Fingiochi di Enrico Preziosi, dal canto suo, ha rinunciato a un credito di 55 milioni che sarà convertito in capitale. All’aumento di capitale da 30 milioni partecipano tutti i soci: il fondo Clessidra e Unicredit al 38,8%, Intesa Sanpaolo al 14,2%, Idea capital fund al 5 per cento e lo stesso Enrico Preziosi al 42%, finanziato dalle banche cui ha dato in garanzia degli immobili”.
Mondiali: a Mosca la protesta pro-gay. La svedese del salto in alto Emma Green gareggia con unghie dipine 'arcobaleno' (da: ansa.it). Cresce la protesta antiomofobia ai Mondiali di atletica, a Mosca. La saltatrice svedese Emma Green-Tregaro, nel corso delle qualificazioni alle quali ha preso parte anche l'azzurra Alessia Trost, ha gareggiato con le unghie dipinte dei colori dell'arcobaleno in segno di protesta per la legge anti-omosessuali del governo russo. ''E' giusto farlo'', ha detto la svedese mostrando le sue unghie ai cronisti e aggiungendo che non si erano accorti del fatto che lo stesso tipo di gesto era stato fatto dalla connazionale Moa Hjelmer nelle qualificazioni dei 200. Bronzo mondiale dell'alto nel 2005, Green-Tregaro ha spiegato: ''Appena sbarcata a Mosca, la prima cosa che ho visto e' stato un arcobaleno: ho pensato fosse un buon segno. Così ho pensato di colorare le mie unghie per dire quel che penso''. A guidare la protesta degli atleti era stato l'ottocentista americano Nick Symmonds, che aveva lanciato la campagna in un blog del magazine 'Runner's World'. ''Questa legge non proibisce espressamente l'omosessualità ma criminalizza discussioni pubbliche sull'argoimento, specie con gli stanieri: come americano, credo nella libertà di espressione in ogni campo''. Anche il Cio si e' mosso, chiedendo chiarimenti alla Russia. Isinbayeva pro legge su gay,noi russi normali - ''Io sono a favore delle regole sui gay''. Yelena Isinbayeva, campionessa russa dell'asta e volto simbolo ai Mondiali di atletica, va contro gli atleti che criticano le leggi anti-promozione dell' omosessualità. ''Noi russi siamo normali, i ragazzi con le donne e le ragazze con gli uomini. Rispettate le nostre leggi''. 'Forse siamo un popolo diverso da quello di altri paesi - ha detto in un'affollata conferenza stampa la primatista mondiale dell'asta - ma abbiamo le nostre leggi e vogliamo che gli altri le rispettino, perchè noi all'estero lo facciamo. Ci consideriamo gente normale, viviamo ragazzi con le donne, e le ragazze con gli uomini. Questo deriva dalla storia''. ''La protesta della Green-Tregaro e' una mancanza di rispetto a noi russi'' ha aggiunto Isinbayeva riferendosi all'arcobaleno dipinto sulle unghie da parte della svedese, in segno di protesta contro la legge al centro delle polemiche. ''Spero che queste discussioni non incidano sui prossimi Giochi invernali di Sochi''. Poi l'astista e' salita sul podio dello stadio di Mosca, per ricevere l'oro dell'asta vinto ieri. E lo stadio l'ha acclamata, mentre lei urlava di gioia e salutava i suoi tifosi. ''Sono contro ogni ipotesi di boicottaggio per Sochi, e mi dispiace che sia nata una polemica nella quale gli atleti non dovevano essere trascinati: noi non impediamo agli atleti di partecipare ai Giochi, anche se hanno relazioni non tradizionali''. La legge approvata a giugno, che vieta diffusione,promozione e pubblicità dell'omosessualità, aveva provocato la protesta di diversi atleti e una richiesta di chiarimenti da parte del Cio, il comitato olimpico internazionale.
E' terminata ieri sera alle 21 l'asta per le prime 16 bellissime magliette OLD BLOCK rosa che anche per la X Edizione di UCGC Roberto Scotto ed il suo gruppo ci hanno generosamente donato. E' stata una gara a dir poco strepitosa! Continui sono stati i rilanci che hanno portato le offerte ad impennarsi in maniera vertiginosa portando ad un totale di ben 1.066 euro, cifra mai raggiunta da nessuna delle aste negli anni precedenti di UCGC! Che dire.. siete stati davvero tutti grandissimi e la somma donata andrà tutta nel totalone e sarà impiegata per l'acquisto degli abbonamenti (quasi 11!) per le nostre Strutture. Un GRAZIE grande così davvero a tutti! Ma ecco la lista dei magnifici 16, anzi 13 perchè niente nessuno ha fatto il "triplete" e La Berta una doppietta: niente nessuno 90 Maury1893 85 Grifoni Guarana' 75 La Berta 75 elenap 73 niente nessuno 71 Fede FB 67 La Berta 65 dede 72 60 edelfe 60 niente nessuno 60 bowman 60 acab1893 59 kiavaskin 56 daxter 55 CAMPO NOU 55
L'invasione degli stranieri. Campioni, speranze e bidoni (da: repubblica.it). Stagione 1995-'96: 66 stranieri. Stagione 1996-97 (la prima dopo la sentenza Bosman): 119. Da allora è iniziata l'invasione: la scorsa annata erano circa 1300 e durante questo mercato (dei sogni) ne sono arrivati già 51 (per una spesa di 175 milioni, secondo stime della Gazzetta), fra campioni (Higuain, Tevez, Strootman, Mario Gomez), discreti calciatori e tanti sconosciuti-alcuni probabili bidoni- che, appena iniziato il campionato, rischiano di sparire. In più, da qui alla fine del mercato, ne arriveranno altri 10-15, e la cifra spesa supererà probabilmente i 200 milioni. Ma i tifosi vogliono nomi "esotici" sperando che qualcuno diventi Messi. E i presidenti acquistano all'estero perché, sostengono, gli stranieri costano meno degli italiani e così non esiste più, o quasi, il ricambio con la serie B e la Lega Pro com'era in passato. Gli italiani non fanno colpo. Ma su questo flusso di denaro all'estero, e anche su certi stipendi pagati come contratti di immagine, stanno indagando la procura di Napoli e la Guardia di Finanza. Speriamo in bene. Possibile che la colpa sia solo dei procuratori che hanno (avrebbero) favorito pratiche illecite? Arrigo Sacchi, coordinatore del Club Italia, punta il dito anche contro le società che acquistano "giovani extracomunitari in blocco da paesi poveri... Si gioca sulla pelle di questi ragazzi con scarsi scrupoli, il tutto nel silenzio più totale". Già, che dice la Figc? Il povero procuratore Stefano Palazzi, errori a parte, ha pochi uomini e pochi mezzi e non sembra che il presidente Giancarlo Abete, almeno per ora, voglia provvedere. Vero che Abete ha ancora stigmatizzato l'arrivo di stranieri in massa, ma ci vorrebbero più controlli. L'invasione degli stranieri è stata inarrestabile. Qualche dato (fonte Aic, associazione italiana calciatori): stagione 1999-2000, tesserati 249 stranieri. Stagione 2002-2003, 535. Stagione 2007-2008, 846 (in serie A percentuale stranieri/italiani 38,72%). Stagione 2009-2010, 1032 (in A percentuale stranieri/italiani 40,24%). Stagione 2011-2012, in A 47,82% stranieri. Stagione 2012-'13, in A 50,26% stranieri (totale 774). Durante l'annata appena conclusa c'è stato il sorpasso, per la prima volta. E anche in campo sono stati impiegati più stranieri che italiani: l'Inter addirittura l'84,46%, la Roma il 64,86% coi risultati noti a tutti. E non è che i risultati a livello europeo siano migliorati, anzi non vinciamo più, nelle Coppe contiamo poco o niente, e siamo scivolati sempre più nel ranking Uefa. La dimostrazione che tutti questi stranieri modesti e sovente sconosciuti e qualche volta bidoni, come detto, servono a poco. Se non a portare 175 milioni all'estero...
Esuberi, Osvaldo, Matri & Company: 100 giocatori in cerca di un posto (da: repubblica.it) Ingaggi alti, ambiente ostile, tecnici contro: a 2 settimane dall'inizio della serie A, sono ancora tanti gli indesiderati. E i club faticano a venderli. Cresce il numero di chi va all'estero: 19,7%, anche in paesi come Malta, Slovenia e Albania. Bisogna saper vendere. Ci sono oltre 100 giocatori indesiderati nelle rose di A e 3 settimane per cederli. Le liste di proscrizione, assai variegate, includono campioni ingialliti, gingilli dal costo insostenibile, teste calde, promesse non mantenute, equivoci tattici sgraditi al mister, extracomunitari che devono liberare posti, diamanti da sacrificare per tenere i conti in ordine. Tutti in un limbo: non rientrano più nei piani e non se ne vogliono, o non possono, andare. Pesano sui bilanci con circa 115 milioni di stipendi lordi annuali, fra il 13 e il 14% dell'intero monte ingaggi dell'ultimo campionato. Frenano, in qualche modo, il potere d'acquisto dei direttori sportivi, bravi a fare la spesa e un po' meno a svuotare la dispensa. Giocatori impagabili e incedibili: i club non vorrebbero pagarli e non riescono a cederli. Sono tanti, costano tanto. Guida il gruppo Borriello, di rientro dal Genoa, mal sopportato a Trigoria per quel contratto (5,4 milioni lordi), firmato con un'altra proprietà. Complicato disfarsene, esattamente come dire addio a Osvaldo, in saldo nonostante sia tornato in Nazionale con Prandelli: guadagna 4,75 milioni lordi, respinge ogni altra proposta. Difficoltà analoghe a Torino, con Matri e Quagliarella, quasi 8 milioni al lordo in 2, avviati molto lentamente verso Napoli e Sunderland. Ma la Juve ha anche Martinez, stipendio da 2 milioni lordi, e Ziegler, poco meno: da 2 anni vanno in prestito. La Lazio ha 10 elementi in eccesso, come Matuzalem e Sculli. Il primo già si allena con il Genoa (con cui manca però l'accordo), l'altro - su cui pende l'ombra delle indagini di Cremona - con 1,8 milioni di stipendio lordo fatica a trovare collocazione. Chivu (2,1 milioni netti) negozia la risoluzione con l'Inter e medita il ritiro, Gargano e Traorè sono ai margini nel Napoli e nel Milan, ma vincolati da contratti da 2 milioni lordi. Il Toro prova a cedere Gazzi dopo la squalifica per il calcio scommesse, la Fiorentina corrisponde 2 milioni lordi all'indesiderato Olivera, il Catania cerca sostituzioni per liberarsi del milione e mezzo di Maxi Lopez, l'Atalanta ne versa 1,25 (secondo stipendio della rosa) all'inutilizzato Marilungo, la Samp uno a Maresca. Una volta le cessioni dei big erano rare e scatenavano ribellioni di piazza. Adesso, è maturata anche la coscienza dei tifosi, consapevoli che il mercato in uscita può essere il preludio a grandi successi. Il Napoli si è privato del capocannoniere del campionato, Cavani, ma i 64 milioni e mezzo in entrata hanno solleticato la fantasia dei suoi (ex) sostenitori più dell'entusiasmo, in verità molto contenuto, sollevato a Parigi dal suo arrivo. Dalle cessioni possono nascere squadroni vincenti: la partenza di Zidane consentì alla Juve di prendere Buffon, Thuram e Nedved, quella di Ibrahimovic fu la molla che lanciò l'Inter di Mourinho, con Eto'o, alla conquista del Triplete. Ci vuole talento, però, anche per i "colpi in uscita", locuzione brevettata da Rosella Sensi per la cessione di Aquilani al Liverpool. Non è un caso che in molti club vengano assoldati operatori di mercato con un solo compito: sfoltire. La mobilità in A è cresciuta negli ultimi tempi. Nelle ultime 4 stagioni, il numero di cessioni è lievitato: 659 nel 2009/10, 700 nel 2010/11, 804 nel 2011/12, 910 nel 2012/13 (erano 363 dieci anni fa). E quest'estate sono già 701. Eppure il mercato in uscita è un labirinto di spine e lacrime. E nei bilanci è ormai frequente, nel capitolo relativo alle spese per il personale, la voce "incentivi all'esodo", come per gli impiegati prossimi alla pensione. Un contributo che consente di superare l'impasse di un contratto impagabile per il nuovo club. Nel passaggio di Borriello alla Juventus, per esempio, la Roma inserì un incentivo di 275mila euro lordi. Formula che garantisce comunque benefici fiscali e contributivi alla società di partenza. Si fa presto a dire: vendesi. Il mercato in uscita soffre anche delle riforme nei campionati minori. Il tetto salariale e il blocco numerico delle rose in B ha chiuso il principale canale di sbocco del nostro campionato. La Lega Pro ha visto fallire molti club che non sono stati rimpiazzati: c'erano 90 società, ora sono 69, diventeranno 60 fra un anno, con l'abolizione della vecchia C2 e la nascita di una divisione unica in 3 gironi. L'effetto drastico è una riduzione del 22% dei posti di lavoro da professionista in Italia. E per i calciatori a fine carriera o semplicemente meno bravi, è difficile riciclarsi in una serie inferiore. Fin qui, se consideriamo solo le cessioni definitive già concluse, il 24,8% ha trovato un altro club di A e solo il 16,2% è sceso in B, percentuale pressoché identica a quella di chi ha trovato lavoro in C (16,6%). Cresce il numero di chi va all'estero (19,7%), e non si tratta solo dell'Inghilterra di Giaccherini o della Parigi di Cavani. I meno bravi e famosi accettano mete sconosciute, non proprio paradisi del calcio: Slovenia, Malta, Albania, Grecia. Non possono permettersi capricci da incedibili.
Torna in libertà il grifone “Genoa” (da: lastampa.it) Trovato a Sambuco e curato nel centro recupero animali a Bernezzo. Tornerà in libertà oggi (venerdì) il grifone «Genoa» (soprannome in onore della città e della squadra di calcio ligure il cui simbolo è un grifone araldico), curato dal Centro di recupero animali selvatici provinciale di Bernezzo. Era stato ritrovato ad aprile, sfinito dalla fame e in condizioni disperate, nella zona delle casermette di Sambuco. Le temperature elevate di febbraio e poi le nevicate avevano bloccato in quota l’animale, già indebolito dall’impossibilità di procurarsi cibo. Dopo 4 mesi di cure, completamente ristabilito, «Genoa» sarà liberato ad Argentera. Il rapace sarà dotato di trasmettitore satellitare Gps per conoscerne spostamenti e abitudini. I risultati saranno oggetto di una tesi curata da giovani del gruppo di Studio ornitologico del Piemonte e del museo di Storia naturale di Carmagnola (il nostro Karma FG?? ).
Quelli che in Italia sarebbero a rischio sfottò (da: fantagazzetta.com). Ci sono modi e modi di vivere questo sport. Quello più puro, e catartico, è quello che promuoviamo tutti i giorni, lavorando alacremente, e da anni, per fornirvi un servizio sempre più completo ed utile. Ci sono i magheggi, i contorni sfumati e talvolta legalmente ambigui; ci sono gli screzi, le risse, le opinioni avverse e dibattute su sottigliezze equivoche ed equivocabili: ed è questo il lato del calcio da cui cerchiamo, per quanto possibile, di tenervi distanti. C'è poi un universo intero, quello dello sfottò e dell'ironia, che del calcio è compendio fondamentale e necssario: non fosse altro che fa da cornice alla sua essenza di gioco. Ecco perchè, quest'oggi, sperando di non alterare la stabilità etica d'alcuno, siamo qui a rendervi conto d'un aspetto estremamente ludico ed a tratti grottesco: quello che riguarda i nomi più strani dei calciatori. Quelli che in Serie A, per capirci, per questioni strettamente idiomatiche e linguistiche, non potrebbero mai venire a giocare, pena la messa alla gogna da parte di chi li giudicherebbe solo in base al nome, appunto, e non in funzione di quanto realmente possano dimostrare con la palla al piede. E' l'esempio opposto, per capirci, di quanto dimostrato da 3 che hanno saputo dimostrare d'esser tutt'altro, assolutamente l'opposto di quanto i loro cognomi, da illustri sconosciuti, potessero lasciar intendere: Pirlo, Strunz e Kakà. Alcuni, però, ancora devono dimostrare il loro valore planetario, e superare la nefasta casualità cognomica: e, senza voler offendere nessuno, ma col puro gusto di scherzarci su, siamo qui a rendicontarvene. Il più famoso tra loro è certo Lukasz Merda, 32enne portiere polacco del Cracovia, sinor divenuto celebre più che per il suo nome che per le figure che potenzialmente potrebbero richiamarlo. In Francia, però, c'è un difensore altrettanto ambiguo, quantomeno a leggerne il nome: Jean-Pascal Mignot è infatti un calciatore francese che gioca nel ruolo di difensore nell'Saint-Etienne. Trentun'anni per lui, e la viva speranza di non venir mai a giocare in Italia. Stessa età anche per Massimilian Porcello, di chiari origini italiane ma tedesco al 100%, da anni bandiera del centrocampo del Karlsruher. Nella quarta serie spagnola gioca invece, Marrero Henríquez Cristo, esperto (e presumibilmente devoto) attaccante del Las Zocas. Ma se su Kakà, in Italia, s'è detto e scritto di tutto, meno male che ci s'è mai esposto sul suo connazionale Cacau, icona dello Stoccarda, e che da qualche tempo ha acquisito la cittadinanza tedesca. Ha smesso da poco, invece, l'austriaco Kazzer, che s'è ricavato una grossa fama (da calciatore) nel Rapid Vienna. Ex, ma da poco tempo, del calcio giocato anche il portiere del Willem II, Van Fessem, con la fama da duro, più che da poco svelto. In Germania gioca invece il roccioso centrale sloveno Goran Sukalo, un colosso di 193 centrimetri. In particolare in quel di Roma, ad esempio, non potrebbe mai giocare Enrique Sola Clemente, noto come Kike Sola, uno che rischierebbe di divenire prima del previsto un flop. Sembra molto promettente, infine, il giovane difensore camerunense Nicolas N'Koulou: nel 2010 è stato addirittura inserito nella lista dei migliori calciatori nati dopo il 1989 stilata da Don Balón, ed è romai un punto fermo della difesa dell'Olympique Marsiglia di Didier Deschamps. E chiudiamo con un celebre italiano cui, il destino, ha voluto accoppiare un nome azzecatissimo al non certo sobrio cognome: Felice Evacuo è da tempo un efficace e ricercatissimo bomber delle serie minori. E voi? Conoscete altri giocatori dai nomi strani e buffi?
Qualche giorno fa ci ha scritto Davide Galletto per comunicarci che la "sua" organizzazione OCCUPY ALBARO aveva intenzione di partecipare alla raccolta benefica di UCGC. Dopo aver parlato tutti insieme, hanno deciso di donare 2 abbonamenti del Genoa (cioè 200 euro), esprimendo la preferenza per una Struttura della loro zona, il Sorriso Francescano. A loro va il nostro ringraziamento: grazie ragazzi! Ma vediamo cos'è OCCUPY ALBARO, riprendendo la mail di Davide. "Occupy Albaro è un movimento apolitico, apartitico e senza fini di lucro. A differenza dei ben più noti movimenti "occupy", che si prefiggono di radicare una presenza simbolica ma fisica in luoghi ritenuti "patrimonio comune", noi preferiamo concentrarci sui luoghi che sono davvero nostri, per nascita, per residenza o per frequentazione assidua; ciò che noi definiamo LA VITA DI QUARTIERE. Il nostro è un movimento del fare, del migliorare, dell’essere vicino ai nostri vicini. E soprattutto del CONOSCERCI. Aspiriamo al ritorno a un quartiere sicuro e bello in cui gli abitanti, e tutti quelli che vi lavorano, siano davvero una COMUNITA’; e lo facciamo sovrapponendo le energie tolte ai nostri quotidiani impegni professionali a quelle delle Istituzioni. Non siamo "contro", ma " a favore". Nel nostro tentativo di miglioramento, non chiediamo che qualcun altro faccia: chiediamo i permessi, controlliamo di non dare fastidio e proviamo a fare noi!! Il primo grande obiettivo che ci siamo preposti è la il riordino e la pulizia dei giardinetti di Santa Teresa in totale abbandono per far giocare nel pulito i nostri bimbi. Ci proponiamo altresi' di aiutare chi ha bisogno nel quartiere siano essi strutture e/o privati. Tutte le spese sono a nostro carico e la cassa viene riempita con le donazioni dei nostri associati e simpatizzanti per avere magliette o adesivi della associazione. Essendo poi tutti sportivi e tifosi di calcio e sapendo quanto esso, oltre ad essere un momento ludico e di passione nella vita, possa trasmettere messaggi positivi e valori veri a tutti ma soprattutto ai ragazzi in difficoltà, abbiamo pensato di regalare ad una struttura della zona due abbonamenti settore tribuna superiore sia del Genoa che della Sampdoria. Abbiamo preferito rivolgerci alla Vostra Società per l’acquisto dei due abbonamenti e saremo comunque lieti di essere presenti con Voi alla consegna degli stessi al Sorriso Francescano. Un abbraccio. Occupy Albaro".
(da: il pallonaro.com) A Gioia Tauro il Primo Memorial Franco Scoglio. A poco meno di 8 anni dalla scomparsa, si disputerà il primo memorial a lui dedicato. Parliamo di Franco Scoglio che verrà ricordato mercoledì alle 20:30 al Polivalente “P. Stanganelli” di Gioia Tauro dove si sfideranno la Nuova Gioiese, squadra che si appresta a cominciare la propria avventura in Serie D e l’Acr Messina, compagine neo promossa nella Seconda Divisione della Lega Pro. Non è un caso che per il primo memorial dedicato al Professore si sfidino le principali rappresentanti di Gioia Tauro e Messina: è da queste due città che è partita l’avventura di Scoglio come allenatore, prima che lo stesso girasse in lungo e in largo l’Italia e il Mondo come dimostrano le successive avventure alla guida, solo per citarne alcune, di Spezia, Reggina, Crotone, Genoa, Udinese, Bologna, Pescara, Torino, Cosenza, Genoa, Napoli e delle Nazionali di Tunisia e Libia, ed è a queste due città che Scoglio era legato, l’una perché gli ha dato i natali l’altra perché lo ha adottato dimostrandogli un affetto smisurato. Il passo quindi è stato breve, con le due società che hanno organizzato il match e la famiglia di Scoglio che ha dato il suo benestare autorizzando la dedica di questo memorial e ricevendo i ringraziamenti del presidente dei viola Ferdinando Rombolà. Per tanti gioiesi che di Scoglio sono stati allievi nel 1973-1974 e nel 1981-1982 (campionati di Serie D chiusi rispettivamente al secondo e al primo posto alla guida della vecchia A.C. Gioiese) sarà l’occasione di ricordarlo con tanto affetto. E chissà che con il passare degli anni questo appuntamento non divenga ancora più prestigioso, magari con l’aggiunta di qualche altra squadra con la quale Scoglio aveva particolarmente legato, come ad esempio quel Genoa parlando del quale morì nell’ottobre del 2005. Intanto però Nuova Gioiese e Messina si apprestano a ricordarlo nel modo che lui amava: su un prato verde.
Il paese che fa gol con Socrate. "Il nostro calcio? Etica e stile" (da: repubblica.it). Castel Rigone, in Umbria, 400 abitanti: la più piccola squadra tra i pro. Stadio da 800 posti senza barriere, frutta e crostata per gli avversari. Vietate simulazioni e esultanze troppo sguaiate. E alla fine fuori casa si pulisce lo spogliatoio. Il presidente: "Spero di portare sane novità". ROMA - Lo stadio di Castel Rigone è uno scrigno di legno annunciato da un viale di siepi. Qui, in una minuscola frazione da 406 anime del comune di Passignano sul Trasimeno, Perugia, gioca la più piccola squadra professionistica d'Italia, in seconda divisione, la vecchia C2. "Se guardo giù, vedo la casa in cui sono nato e dove da contadino mi occupavo di pecore e maiali, una vita stupenda. Un giorno farò i soldi, mi dicevo, e costruirò un campo in erba vera", ricorda il presidente, Brunello Cucinelli, 60 anni fra un mese, che di soldi ne ha fatti molti e la promessa l'ha mantenuta. È il re del cachemire, ha un'azienda appena sbarcata in Borsa, un fatturato che ha toccato 279 milioni nel 2012, una sede fiabesca nel borgo medievale di Solomeo, 783 dipendenti cui ha regalato una tredicesima da 6mila euro. E una squadra fondata con 28 amici d'infanzia, nel 1998, che ora, dopo sei promozioni, sbarca nel calcio vero. Voleva starne alla larga: "Non sapete quanti imprenditori ho visto rovinarsi con il pallone - spiega Cucinelli - Io mi auguro che non venderemo la nostra anima e che porteremo sane novità. La prima è lo stadio: via le barriere, sul perimetro solo siepi e allori, 800 posti totali. Vogliamo giocare di sabato, la domenica lasciamola alle famiglie". Geometra, ingegnere mancato ("ho dato solo uno scritto"), educato al bar del paese, una laurea honoris causa in filosofia a Perugia, Cucinelli cita Dostoevskij e Adriano imperatore, Socrate e San Benedetto, predica la riscoperta della spiritualità e della dignità umana, nel lavoro e nel pallone. Nel suo club vige un codice rigido. "Non si esulta in modo sguaiato, certe pagliacciate mancano di rispetto all'avversario che ha appena preso gol. Non voglio simulatori, fosse per me non butterei la palla fuori se non al fischio dell'arbitro. In trasferta, puliamo lo spogliatoio prima di uscire. E in casa offriamo sempre frutta fresca e una crostata all'altra squadra. Al botteghino niente omaggi: biglietti a 5 euro per tutti, per rispetto ai nostri 40 abbonati". Regole severe anche nel vivaio, per educare i genitori ultrà: da quest'anno, se un papà esagera in tribuna, il figlio va fuori rosa. E i premi partita sono insoliti: "Li pago quando perdiamo, se vedo che abbiamo dato tutto". L'ultima stagione in D è costata un milione e mezzo, il budget per la prossima è di due, ma con più tasse. I giocatori hanno accettato di ridursi lo stipendio con un sms al presidente. Che come allenatore ha scelto il debuttante Marco Di Loreto, ex Fiorentina e Perugia. "Gli auguro la carriera di Prandelli. Io scelgo sempre l'uomo, prima del professionista. Dodici giocatori passati nel club sono ora manager di primo livello nella mia azienda". Miliardario per Bloomberg, amico di Agnelli e Della Valle, Brunello distribuisce il tè ai giocatori, firma le loro divise chic, siede in panchina. "Sono lì da sempre: da stopper non ero mai titolare, neppure dove pagavo". Prima della sfida decisiva a Scandicci, ha arringato lo spogliatoio citando Marco Aurelio: "O miei stimati uomini dell'impero romano, domani Roma ha bisogno di voi". A guidare la squadra, quel giorno, il ds tuttofare Luca Quarta, dopo gli esoneri di Bocchini e di Giunti (al primo ko in 18 gare). Neppure in collina i tecnici sono al sicuro. "Ma col primo eravamo in coda, e il secondo non aveva sposato la filosofia del club". Se chiude nelle prime otto, il Castel Rigone sale nella nuova divisione unica, a un passo dalla B. "Beh, in B almeno si gioca sempre di sabato", scherza il patron, che dopo il lavoro si allena con gli amici dirigenti, come da ragazzi sui campi di terra e polvere. "Questa non è una favola, è uno spaccato di vita. La mia". Sotto, un megaclamoroso augurio di buon compleanno al piccolo grande Grifone Fede!
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