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1997 o l'anno in cui iniziai a sentirmi sinistro (solo due o tre flash di un Bildungsroman) (da: lacrimediborghetti.com). Quello fu il primo anno in cui frequentai con assiduità il negozio di dischi usati a piazza Mancini e l'ultimo in cui andai - poche centinaia di metri oltre il fiume - allo stadio con mio padre (conservo ancora i biglietti di carta). Il primo in cui iniziai a leggere con frequenza i libri che volevo (Brizzi, Ammanniti, Bukowski) e l'ultimo in cui frequentai le discoteche del centro aperte il sabato pomeriggio. Il 1997 è stato un anno di dubbi interiori e crocevia esistenziali. Prendevo il 910 e scendevo al capolinea. Con trenta o quarantamila lire recuperate dai nonni al sicuro nella tasca aderente del jeans pariolo - probabilmente un Cou cou, una marca che vendeva solo Fauro street, ma che il baffo di piazza Gastaldi faceva pagar meno - entravo nel negozio e iniziavo, con timidezza, a spulciare tra le copertine. Erano infilate in schedari rossi di finta-pelle, disposte in rigoroso ordine alfabetico. Non parlavo quasi mai con il barbuto proprietario perchè m'intimoriva, così come durante gli anni delle medie m'intimoriva quel piacione del proprietario di Città 2000, che però vendeva solo dischi nuovi, e di merda (lo odiavo, quello stronzo con le basettone e ho goduto quando è fallito). All'epoca il negozio era grande e c'era un buon ricambio di cd. Certo, non era come Disfunzioni Musicali, ma tanto lo spazio di San Lorenzo aveva chiuso e io non potevo più provare l'ebbrezza di tornare in tram accarezzando Catartica. Prima di andare mi preparavo a casa con il mio raccoglitore verde in cui conservavo i ritagli di Musica!, l'inserto di Repubblica che per me ha rappresentato una specie di Bibbia. Poi c'era il video beccato per caso nella programmazione di MTV o Videomusic, ma bisognava essere fortunati ed aver appuntato il nome del gruppo su un pezzo di carta prima che partisse quello successivo. Essere indie non era come oggi, era un lavoro a tempo pieno. Te la dovevi guadagnare la tua nicchia. Nel negozio, mettevo da parte le schede che m'interessavano, formavo una pila traballante, e alla fine ne sceglievo una. Una e una soltanto. Di più non potevo permettermi. Quello era il momento fondamentale: per un mese avrei ascoltato solo quel disco. Se sbagliavo, erano cazzi. Anche se uno tra Cafu, Zago, Aldair e Candela sbagliava il fuorigioco erano cazzi. Prendevamo gol due volte su tre (la terza corrispondeva a un miracolo di Konsel). Con l'Inter, in casa, successe così. Due volte un tappeto rosso per Ronaldo e due volte a maledire Zeman con mio padre. La croce sulla nostra stagione (paradosso volle che l'ultima partita vista allo stadio con lui - mio padre - fu proprio il Roma-Inter dell'anno successivo, e quei cinque gol presi tipo giostra impazzita ancora amareggiano i nostri sguardi quando parliamo del boemo). Però quell'anno c'eravamo anche divertiti. Mi piaceva molto andare allo stadio con lui, erano le propaggini della bella relazione avuta quando ero piccolo, quando a settembre mi portava a mangiare la pizza o il gelato in Prati e mi parlava come se fossi un uomo. Un pomeriggio di sole di quasi primavera avevamo fatto tappa al bar di un suo amico al Flaminio per mangiare un tramezzino, poi avevamo passeggiato fino allo stadio per vedere i nostri asfaltare con quattro gol l'insidiosa Fiorentina di Malesani. Quel giorno Zeman non sbagliò nulla. La giornata perfetta. Il disco perfetto fu If you're feeling sinister. Fu il primo che comprai dei Belle & Sebastian. Forse ne avevo letto su Musica!, forse neanche quello, soprattutto mi conquistò la fotografia rossa in copertina. Più che altro fu un rendez-vous duchampiano. Io non sapevo quasi nulla di loro, eppure sapevo che mi sarebbero piaciuti. Di più: sapevo che sarebbero entrati nella mia vita. Di più: sapevo che avrei trovato le mie giornate nelle loro canzoni. Per anni sono stati i miei mentori. Tante volte nella vita - per i viaggi, i dischi e le amicizie, non ultimi gli innamoramenti - mi sono fidato di questo istinto quasi animale, quasi esoterico; colto il dettaglio, il messaggio in codice, il quadro si sarebbe svelato. The stars of track and field fu una rivelazione. Allora era vero, un'altra musica era possibile; un'altra vita pure. Si poteva anche essere diversi dagli altri; ci si poteva limitare a sussurrare; come prima conseguenza decisi di non comprarmi le orride scarpe Oxs. Naif era la parola che mi girava per la testa. E pesce fuor d'acqua. Il pomeriggio, dopo le versioni, dopo il calcetto, dopo i troppi rovesci mandati in rete, invece di andare in qualche punto di ritrovo adolescenzial-pariolo, facevo partire lo stereo e, sdraiato sul letto, fingevo di essere un hipster di Glasgow (avrei letto quella parola solo qualche anno dopo, nelle note del libretto di Fold Your Hands Child, You Walk Like A Peasant), non mi vergognavo di accompagnare con la voce la melodia di fox in the snow, di pensare a una ragazza dell'altra sezione in termini di I will love you over e di sperare che qualcuno mi portasse via da quel quartiere di cretini perchè altrimenti sarei morto. Said the hero in the story "It is mightier than swords I could kill you sure. But I could only make you cry with these words" Dissi basta alle sigarette fumate per finta al Gilda nel tentativo di impressionare chissà quale scema (primi sintomi di misoginia) e diedi fondo alla vita. Che poi uno pensa che vivere in un quartiere centrale di una grande città sia meglio di vivere in un paese abbandonato nell'entroterra ed invece a quattordici anni non c'è differenza, ci sono i dischi giusti, se li riesci a recuperare. Belle & Sebastian mi hanno accompagnato per tanti anni. Una volta andai anche a vederli con mio padre. Ci sedemmo sugli spalti del Centrale del Tennis. Lui non se la sentiva di stare in piedi. Questa cosa lì per lì mi dispiacque ma poi capii che aveva un senso. Seduta dietro di noi c'era Victoria Cabello con un misterioso amico. All'epoca - sarà stata una decina di anni fa - ero molto innamorato delle sue lentiggini. Provai a farglielo capire in tutti i modi ma non ci fu verso di comunicare. Non mi sono goduto per niente il concerto, però. Ora quasi quasi neanche so se esistono ancora, i Belle & Sebastian, eppure so che esisto io nelle loro vecchie canzoni. Intabarrato nel loden blu che tanto mi rendeva felice mio padre mi lasciò sotto casa del mio amico dietro Ponte Milvio. Avevo comprato le crocchette al bar Euclide e le mangiammo nel tragitto a piedi. Anche lui sfoggiava un loden - verde però. Era la prima volta in curva e la prima volta allo stadio insieme a lui. Era la prima volta che parlavamo sul serio. Ci conoscevamo da una vita ma solo sulla carta; ci eravamo incontrati veramente solo qualche mese prima nella nuova scuola. Lui era due o tre mondi avanti a me e la soddisfazione di stare insieme quel giorno - di condividere quell'esperienza - era pari solo alla sorpresa di entrare nel mondo incantato degli scozzesi. L'Empoli aveva una difesa orribile e Balbo riuscì a sbagliare i gol più semplici. Ciò non diminuì il mio buon umore. Poi uno lo mise dentro e loro rimasero in dieci. A fine primo tempo conobbi due altri suoi amici che erano allo stadio con noi, uno ha da poco avuto un figlio che ha chiamato come me. Nel secondo tempo successe di tutto, anche che Cappellini ci fece paura con una doppietta spettacolare. Però entrò Omari Tetradze. Fu lui a risolvere la pratica con un guizzo inaspettato sulla fascia, concluso poi in rete da Balbo. "Tetradze, ti amo e ti ho sempre amato dai tempi del campionato russo", gridò il mio amico dopo il gol. Ero dove volevo essere. Qualche settimana dopo sempre lui organizzò una festa in giacca e cravatta al Fleming. Ci finii più per serendipity che per invito. Chiesi a mio padre di prestarmi un vestito; non volle. I pantaloni grigi ce li hai, al massimo ti presto una giacca sportiva, mi disse. E vada per la giacca sportiva. Una giacca a righe bianche e azzurre, coi bottoni d'oro. E che cazzo. Neanche il Grande Gatsby. Non avevo alternative e avevo troppa voglia di andare. Era dove dovevo essere. In ascensore mi ritrovai con due amici del tennis, più grandi, che mi chiesero se ero andato lì per fare il cameriere. Odiai mio padre ma in fondo sapevo che aveva ragione lui (però come entrai nell'appartemento mi tolsi la giacca e finsi di avere caldo tutta la sera). Oggi ne ho due di giacche così e non ho più paura di fare il dandy, anche in ufficio. Se If you're feeling sinister avesse avuto una traccia fantasma, probabilmente avrebbe parlato di me, della mia giacca a righe, delle ultime partite con mio padre, di imparare a essere quello che si è. Judy, where did you go wrong? You used to make me smile when I was down Judy was a teenage rebel.
SI PREGA DI DARE LA MASSIMA DIFFUSIONE!!! COMUNICAZIONE IMPORTANTE RELATIVA AL CONCORSO DELLE "COREOGRAFIE CITTADINE": Tutti coloro che vorranno partecipare e hanno un profilo facebook, dovranno iscriversi al gruppo di Un Cuore Grande Così al seguente link: https://www.facebook.com/groups/genoa1893/ e poi postare le foto lì indicando la località dove sono state scattate. Chi invece non è iscritto a facebook dovrà di inviare le foto allegandole ad una email indirizzata a: info@uncuoregrandecosi.itsempre ovviamente corredate da località e nome del partecipante. GRAZIE!!! Sotto, il manifestino redatto in occasione dell'evento creato dalle strutture Villa Basilea, Centro Diurno della Salute Mentale "Peschiere" e Villa degli Angeli
"TUTTI AL PIO XII!!! Giovedi 12 settembre ore 16 la Tifoseria Organizzata invita tutti i Genoani al PIO XII per l'ultimo allenamento a porte aperte prima del derby!! Facciamo capire alla squadra quanto e' importante questa partita!! CARICA RAGAZZI, TUTTI UNITI!!! DISTRUGGIAMOLI!!!!!! Da 120 anni Genova ha solo due colori!!! Tifoseria Organizzata".
Riceviamo da Emanuele (grazie!) dalla Spagna e volentieri pubblichiamo la fanzine scritta in valenziano (variante del catalano, diciamo che è la lingua che si parla per strada) del Genoa Club Monover fondato ufficialmente il 7 settembre 2013: La fede dei nostri padri - La fe dels nostres pares. Com explicar-li a un monovero què és el Genoa? I a més, com fer que un monovero s’apassione pel Genoa? Com juntar dues cultures que aparentment no han tingut cap contacte, i dos pobles que no es coneixen? Resposta no n’hi ha, deixem que parle la imatge... Sir James Richardson Spensley. Aquest gentleman és el home de la foto de la portada. Segurament a vosaltres esta imatge no vos diu res, encara que siga pareguda a una que vau trobar una volta en un caixó i que retrata al besavi de l’abuelo d’algún tio abuelo. “Este home es el nostre pare”, et respondrá sense pensar-ho qualsevol sagal de Genova. Encara que no figura entre els 10 firmantes del acta de fundació del Genoa, “o mego ingleise”(“el metge anglés”) com li deien a Genova, va ser una peça fonamental en els primers temps del football a Itàlia, perque va entendre abans que ningú que aquell era el esport del futur i que, tot i que la diferència amb els clubs anglesos era gran, existien condicions favorables per a que el nou joc triomfara també al Bel Paese. I així va ser! I... què té que vore tot açó amb Monòver? Res, però crec que eixos homes de darrere están fent una gatxamiga (com sempre, uno treballant i quinze mirant), i la serra podria ser perfectament Beties. Y sobretot, si no n’hi ha cap contacte entre el Genoa i Monòver, algú haurá de començar, no? Pues Visca Monòver i Força Genoa, fotre! El Genoa i Espanya. Els contactes entre el Grifone i Espanya son pocs, pero importants. Aquí parlarem només de dos episodis que crec que mos agradarán a tots. El primer es la gran victoria de la selecció espanyola contra Brasil, en els vuitens de final de la Copa del Món de 1934. El 27 de maig, en l’estadi del Genoa (el Luigi Ferraris), davant de 21.000 espectadors, l’aleshores República Espanyola li n’endossava 3 a Brasil i volava a quarts. El resultat va ser 3 a 1, amb goals de Iraragorri i Lángara (2) pels espanyols i de Leonidas, el “diamante negro”, pels carioca. L’estrella del partit va ser, amb el permís del “divino” Zamora, el gran Isidro Lángara, jugador capaç de marcar 14 goals en 8 partits amb la samarreta de la selecció. Aquest basc, tot força i coratge, va jugar també amb la selecció de Euskadi de 1937 i aixó, a més de la seua participació a la guerra pel bàndol republicà, li va ocasionar problemes que al final el van portar a emigrar a Méxic i a Argentina. Isidro Lángara encara és una llegenda de dos clubs: el Club Atlético San Lorenzo de Almagro de Buenos Aires i sobretot, el Real Oviedo, equip amb el que va marcar una barbaritat de goals, convertint-se en pichichi tres anys consecutius! I precisament el club asturiá ens enllaça amb l’altra història que volia contar. L’ història de un equip, el Genoa, que després de 98 anys de existència arriba a jugar una copa europea i s’enfronta a un altre club gloriós pero amb poca sort, el Real Oviedo. L’anada es juga al Carlos Tartiere el 19 de setembre de 1991 i acaba amb avantatge pels asturians, que guanyen 1 a 0 gràcies al goal de Bango. Pero més que per football, el partit será recordat a Genova per l’èxode de tifosi del Genoa a Asturies. Setmil grifoni acompanyen l’equip rossoblú “in auto (cotxe), moto o treno” com diu el nostre himne. La tornada, que el Genoa guanya per 3 a 1, es juga davant de 38.000 ànimes que exploten quan el davanter, Thomas Skuhravy, marca el gol decisiu de cap, fent una verónica digna de Manolete, en el minut 89, cuan molts (com jo) ja estaven plorant. El Genoa passava així a la segona ronda i acabaria la seua aventura europea caent en la semifinal, amb honor, contra l’Ajax. Però el crit de eixe goal a l’Oviedo, que es va sentir a quilòmetros de distància i es considera el més fort que haja eixit mai del mític Luigi Ferraris, s’ha gravat per sempre al cervell de tots els supporters rossoblù... i ¡olé! 7 de setembre 1893: naix el Genoa cricket and foot-ball club - 7 de setembre 2013: naix el Genoa CLub Monover. “Me llena de orgullo y satisfacción”... no val, no? Quan deu homes de la comunitat anglesa de Genova, entre ells el cònsol de la Reina Victoria, van decidir fundar un club esportiu el 7 de setembre de 1893, no podien imaginar que, 120 anys després, eixe club tindria tanta importància en la vida de tantes persones i en tants “puestos”. Amb la esperança de poder compartir amb vosaltres la nostra passió i de poder apropar un poc el Genoa i Genova a “Munove”, inaugurem amb inmensa alegria el Genoa Club Monòver! Alè Zena! Les cites del mes diumenge 1, 20.45 h: Genoa-Fiorentina dissabte 7, 22.30 h: inauguració club diumenge 15, 20.45 h: DERBY! dissabte 21, 20.45 h: Genoa-Livorno dimarts 24, 20.45 h: Udinese-Genoa dissabte 28, 18.00 h: Genoa-Napoli Cultura zeneize. Vâ ciù un zenéize inte ‘n dîo che ‘n foestê câsòu e vestîo. Té més valor un genovés en un dit que un foraster calçat i vestit. Sotto, una pagina che descrive il Luigi Ferraris a fine anni '30
Dal re del cachemire primo stadio-giardino, niente barriere ma solo siepi e fiori (da: repubblica.it). A Castel Rigone, frazione di 500 abitanti in provincia di Perugia, nasce il primo impianto sportivo che non prevede nessun tipo di barriera. Solo verde a separare i tifosi dai giocatori. A idearlo è stato Brunello Cucinelli, imprenditore e presidente della società umbra che milita in seconda divisione di Lega Pro. CASTEL RIGONE - Un nuovo modo di pensare e vivere uno stadio di calcio, guardando all'etica e al rispetto. A Castel Rigone, piccolo borgo medioevale di 500 abitanti nei pressi del Trasimeno, l'impianto sportivo è stato infatti realizzato senza barriere né alcun tipo di recinzione. Sconfinate siepi di alloro e cipressi a dividere la gioia dei tifosi dall'agonismo dei ventidue in campo. L'idea è nata dalla lungimiranza dell'imprenditore Brunello Cucinelli, il re del cachemire italiano, che del Castel Rigone (club militante nella seconda divisione di Lega Pro) è il presidente. Il San Bartolomeo (questo il nome dello stadio) è stato attrezzato per la Lega Pro grazie al contributo decisivo del personale della Questura di Perugia e nella giornata di oggi ha avuto, per la prima volta, il piacere di ospitare ufficialmente una partita di calcio. Il Castel Rigone ha sfidato il Martina Franca in un match con poche emozioni, terminato a reti inviolate. Tra gli spettatori presenti anche il direttore della Lega Pro, Francesco Ghirelli, che ha vantato l'iniziativa della società umbra: "E' un club allocato in un piccolo borgo medioevale, diretto da un imprenditore che opera nel campo della moda e che onora l'Italia nel mondo. I vertici del club hanno messo come fondamento del calcio, il rispetto che ha come base la cultura di chi non si arrende di fronte alla ignoranza e alla violenza, non si gira dall'altra parte, non consente ad una minoranza di contraddistinguere e marchiare negativamente una tifoseria, un club, una città. Da un luogo che conta 500 abitanti arriva un segnale immenso, potente e con una classe di grande valore. Un segnale concreto sono anche le famiglie presenti allo stadio, con mamme e tanti bambini. Questo agire - ha concluso Ghirelli - rende la Lega Pro quella che intende essere, la Lega della storia dei Comuni d'Italia, capace di aderire al meglio delle tradizioni sportive, civili e morali, attenta alle esigenze delle famiglie e dei tanti tifosi".
Dal profilo facebook di Roberto Scotto, in riferimento alla vicenda di Matteo: "Dopo aver restituito fino all'ultimo euro a chi aveva fatto una donazione, con i soldi dei cappellini e della colletta allo Stadio che erano restati (13.000 euro) ieri sera li abbiamo donati alla famiglia di Sergio, grande Genoano che dopo il crollo della Torre Piloti ha lasciato una moglie e una bambina piccola. Perche noi ci sentiamo una grande famiglia! Roby".
Ci scrive l'amico Giuseppe Zolezzi: "Ciao UCGC, come sempre, deciderai tu se pubblicarlo sul sito o meno. Volevo segnalare una situazione assurda cui ho assistito domenica per Genoa-Fiorentina all'ingresso della zona di pre-filtraggio fuori dalla Nord dove sono state installate le bellissime e nuovissime cancellate fisse... peccato solo non abbiano previsto che esistono persone in carrozzina che vogliono entrare allo stadio. Dopo qualche minuto di protesta e crescente nervosismo, e' stato aperto un altro varco per un ragazzo... ovviamente sopra un marciapiede inaccessibile dai 2 lati... per fortuna però sapeva guidare bene il suo mezzo e quindi è riuscito a passare tra il bordo del marciapiede e le piante, piene di sterpaglie, poste al centro. Proprio bello il calcio moderno. Ciao".
...con Ballardini (da: tuttomercatoweb.com) "Genoa, con me una salvezza miracolosa. Non posso giudicare Liverani, ritorno in rossoblù? Legato alla piazza e alla società. Palermo, Hernandez dimostri di essere capace" In attesa di tornare in pista Davide Ballardini fa le carte al campionato. L'ex allenatore del Genoa attende una chiamata. E se gli ricordi i trascorsi rossoblù ti risponde che la salvezza del Grifone "è stata quasi miracolosa, con i ragazzi c'è grande sintonia". Ma non è bastato per proseguire il rapporto con Preziosi. Sulla panchina del Genoa ora c'è un suo ex giocatore, Liverani. "L'anno scorso il Genoa ha ottenuto una salvezza quasi miracolosa. Voglio parlare del legame che c'è tra noi - me e il mio statf - e i giocatori dell'anno scorso, verso i quali nutro grande stima. La squadra era in difficoltà, ma ci siamo salvati. Preferisco ricordare l'affetto verso i ragazzi del Genoa. Quando siamo arrivati io e il mio staff, il Genoa come punteggio fatto sul campo era ultimo. Alla fine ci siamo salvati, facendo una grande impresa. Sono legato ai giocatori con cui abbiamo ottenuto la salvezza, alla società, ai tifosi e all'ex direttore sportivo Rino Foschi". Non ha risposto su Liverani... "Non ho strumenti per poterlo giudicare come persona e come tecnico. Non è possibile commentare il suo lavoro perché siamo solo all'inizio. E come persona lo conosco poco". Legato alla piazza e alla società: e se Preziosi la richiamasse? "Penso che al momento l'argomento non sia stato neppure affrontato. Agli allenatori che hanno cominciato con le rispettive squadre sono stati concessi dei mesi per preparare bene le squadre, fare tante sedute di allenamento e magari messo voce sugli acquisti e le cessioni. È giusto dargli tempo. Per quanto riguarda me, sono in attesa di una chiamata. Non credo di essere più bravo o meno bravo degli altri, semplicemente mi piacerebbe ritornare a lavorare" Il Genoa e gli obiettivi mancati: Abel Hernandez. "Abel è un giocatore con grandi qualità. Ma è ora che dimostri di essere così bravo come si dice. Gli auguro di stare bene, deve dimostrare che è capace. Ma il Genoa ha già una rosa competitiva, anche senza Hernandez. Hai Gilardino, avevi Floro Flores e ora hai preso Calaiò che è un buon giocatore. Nessun problema in avanti". Riflessione di fine mercato: a chi l'oscar? "Direi che Inter, Milan, Juventus, Napoli, Roma e Fiorentina si sono mosse ognuno a modo suo in maniera positiva. Oggi si opera con parsimonia, sensibilità e competenza. Giusto dare un occhio ai bilanci".
La TIFOSERIA ORGANIZZATA del Genoa 1893 in questi anni ha sempre dimostrato con parole ed azioni che il suo unico pensiero fosse il bene del Genoa, contro tutto e tutti. Ora, a qualche giorno dal nostro 120° compleanno, pensiamo che questa sia cosa giusta da festeggiare; al di là del momento e dei risultati siamo sempre il primo Club d'Italia, i pionieri del calcio, quelli che non hanno seguito strade, ma tracciato sentieri nuovi, il Club con più record o con record irraggiungibili (come essere la prima squadra a giocare in Sudamerica arrivandoci con il piroscafo) e questo Antico Club è stato tenuto i piedi dalla fede di centinaia di migliaia di tifosi che dal 1893 si sono dati il cambio sugli spalti del "Luigi Ferraris", di generazione in generazione, padri e madri che tramandano ai loro figli la fede nel Grifone, che a loro volta lo faranno con i loro figli, perché Genoani si nasce! Ed essere Genoani è un po' come tornare bambini nella casa dei nonni; si può salire in soffitta e scoprire il pallone di cuoio con i lacci, si possono aprire vecchi bauli dove spuntano le gloriose maglie di Spensley di De Prà di Catto e Santamaria, di Verdeal, o di Abbadie. Guardando bene negli antichi scaffali, si trovano i resoconti di partite storiche, di vittorie e di sconfitte, i racconti di quelle persone che hanno fatto la Storia di questo Club; ognuno di loro è lì nella vecchia immensa soffitta piena di polvere che possiede solo chi ha una lunga storia e a noi, come bambini, fa sognare il pensiero di appartenere a questa leggenda, di chiudere gli occhi e vedere, mister Garbutt che discute di calcio con il Prof. Scoglio, di vederli circondati dai loro ragazzi che li hanno raggiunti qui nell'immensa soffitta che è la nostra storia. E lì ad uno ad uno rivediamo i nostri fratelli che ora animano la grande Nord del Cielo, un'immensa gradinata con migliaia e migliaia di teste vocianti che scuotono il cielo e ci fanno venire i brividi, e noi come bambini rivediamo sventolare le mille bandiere che sono passate in 120 anni, tutte insieme, in un tripudio di cori e colori che solo la Nord può offrire. E pensiamo che per tutto questo sia giusto al di là dei risultati e delle situazioni, fermarsi due giorni a festeggiare il compleanno del nostro amore, una festa che i tifosi del Genoa meritano, perché se la fiammella della speranza è ancora accesa, lo si deve in larga parte a noi; quindi invitiamo tutti a partecipare alla festa sia venerdì che sabato, perché la festa è nostra, perché i tifosi Genoani meritano rispetto. Il nostro desiderio è che siano due giorni di festa, per i bambini, i grandi, le famiglie, per tutti; un modo di prepararsi al Derby e caricare noi e la squadra. Vogliamo che sia una festa e invitiamo tutti a far in modo che lo sia! Rimandiamo a dopo il derby una più attenta disamina sul lavoro svolto dalla società alla luce dei fatti, ma in questi due giorni vogliamo solo festeggiare il nostro Genoa! Vi aspettiamo tutti al Palasport della Fiera, intanto vi invitiamo da qui a domenica ad imbandierare finestre e balconi con i nostri colori, perché anche solo mettendo una bandiera si proclama al mondo la nostra fede... E chi ci vuole male resti pure in attesa, il Popolo Genoano non conosce resa! La TIFOSERIA ORGANIZZATA del C.F.C GENOA 1893
Due ragazzi oggi compiono gli anni: Roby e Dodo!
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