Dalla rassegna stampa (e non solo) emerge che c'è ancora questa perturbazione in arrivo stasera, bruttina, che dovrebbe durare circa 12 ore e portare sulla nostra città parecchie decine di mm d'acqua, speriamo non centinaia, solo da lunedì pomeriggio potremo tornare ad una certa tranquillità meteorologica. Tornata questa tranquillità, ci aspettiamo alcuni movimenti, e bisogna stare attenti a non urlare "Tutti a casa", perchè i responsabili puntano su questo concetto, su questa totalità che poi è solo vaghezza, per scamparsela e restare ai loro posti... bisogna quindi fare attenzione a non cadere nel populismo, altrimenti si fa il gioco di chi ha delle reali responsabilità... io penso che il primo movimento debba riguardare l'Arpal l'AGENZIA REGIONALE PER LA PROTEZIONE DELL'AMBIENTE LIGURE (Via Bombrini 8 - 16149 Genova - tel +39 010 64371), se è questa che doveva dare l'allerta, il suo direttore deve dare le dimissioni, chi è il responsabile dell'Arpal? c'è un nome? essendo un'Agenzia regionale, è Burlando che se ne deve far carico, è lui che deve intervenire, se non lo fa diventa responsabile allo stesso modo. Poi, il sindaco Marco Doria tecnicamente sul discorso dell'allerta non ha grandi responsabilità perchè segue le indicazioni dell'Arpal, ma due fatti lasciano perplessi, il primo: anche senza indicazioni ufficiali dell'Arpal, possibile che nessuno della sua Giunta si sia accorto di quello che stava per succedere, del tipo uno che fa "Ragazzi, mi dicono che i fiumi stanno crescendo parecchio"?, il secondo, il peggiore: non essere andato nelle zone alluvionate! neanche la Vincenzi aveva osato tanto, questo secondo punto lo spodesta in pratica dal suo ruolo di Sindaco. Infine, penso sarà fondamentale un discorso relativo all'agibilità degli esercizi commerciali lungo i fiumi, perchè questi non sono più eventi eccezionali, non so se l'abbiamo capito. E forza Genoa!
Dalla rassegna stampa (e non solo) emerge che ricordo quando negli anni '80 mi sono appassionato di meteo, non so come mai mi si accese questo robusto interesse, ma lo accettai come un fatto naturale... ai tempi questa passione si sviluppava secondo coordinate molto diverse rispetto ad oggi, non c'erano cellulare internet facebook, le notizie erano prese dalla carta (giornali e libri) o addirittura dai racconti di chi era presente durante gli eventi estremi, era un'interesse più romantico, una passione che viveva d'immaginazione e memoria... ricordo per esempio i ritagli di giornale con le temperature più fredde, a metà anni '80, durante un inverno particolarmente rigido, nelle città del Nord Italia si registrarono massime di -10 e minime di -18 -20, una cosa oggi impensabile, e io ho ancora in qualche cassetto questi ritagli, che facevano coppia con le più clamorose notizie sportive legate al Genoa, come le proteste violente, le invasioni in trasferta, i risultati più pazzeschi, c'era quindi la sezione del Meteo e quella del Genoa... oggi è cambiato tutto, come è giusto che sia, le informazioni viaggiano immediate sui social, rendendo tutti istruiti sui fatti con immagini video e testimonianze, creando magnifici sceriffi, Speedy Gonzales della retorica, creatori di slogan ad effetto, giustizialisti perfetti, chiamatori di adunate, professionisti trovatori di colpe, moralisti incalliti, insomma un sacco di persone rispettose delle regole, che non ammettono errori, naturalmente senza mai guardarsi allo specchio. E forza Genoa!
Dalla rassegna stampa (e non solo) emerge che i dati dell'Auditel continuano a condannare Giovanni Floris e Massimo Giannini: i due talk-show "DiMartedì" e "Ballarò", in onda rispettivamente su La7 e Raitre, non ingranano infatti negli ascolti tv.... entrambi sono stati sconfitti da tutte le altre reti generaliste, ma il dato più significativo è che persino RAMBO, il celebre film del 1982 con Sylvester Stallone protagonista (che sarà stato mandato in tv almeno venti volte), è stato più seguito di loro... i numeri: la quarta puntata di "Ballarò" ha registrato nella presentazione 1.472.000 (share del 5,22%) e nel talk 1.549.000 telespettatori (6,63%), la quarta puntata del talk "DiMartedì" ha registrato un ascolto di 751.548 telespettatori (3,48%), su Retequattro il film "Rambo" ha invece registrato un ascolto netto di 2.066.000 telespettatori (7,8%). E forza Genoa!
Dalla rassegna stampa (e non solo) emerge che giro di vite a Firenze per chi imbratta i monumenti e compie atti contrari alla pubblica decenza. Via libera della giunta comunale all'aumento della sanzione prevista che passerà da 160 a 400 euro. Il provvedimento è stato adottato durante la seduta di ieri dell'esecutivo di Palazzo Vecchio anche in seguito al grave episodio di degrado sul sagrato di piazza Santa Maria Novella, nel corso del quale alcuni giovani erano stati fotografati mentre facevano pipì contro il celebre monumento... L'annuncio del sindaco Nardella su Facebook: "Quello che è successo nella notte tra venerdì e sabato sul sagrato della basilica di Santa Maria Novella è indegno. È una violenza contro un bene patrimonio Unesco ed è una violenza all'umanità. Le azioni di contrasto esistono già ma non bastano. Ho concordato con il comandante della polizia municipale l'adozione di un'ordinanza per aumentare la sanzione prevista in questi casi da 160 a 400 euro", continuano i controlli sui mini market, che ormai sono diventati il segno caratteristico del centro di Firenze... E mi viene in mente il nostro Centro Storico, esploso in tutta la sua bellezza negli anni '90, con locali fermento artisti musica entusiasmo e cultura in continuo movimento... cos'è oggi!? se uno va dalle parti di piazza delle Erbe trova solo freddi mini-market alcolici, vomitevoli macchinette da gioco senza talento, sgorbi di spacciatori a decine, putrefatti nail shop cinesi, kebabbari improvvisati, universitarie che sono andate al cinema solo alla Fiumara, gente che piscia per strada alle 11 di mattina, scritte sui muri che inneggiano a se stessi, mignotte che non sanno neanche masturbare, giovanissimi che pensano a Carlo Felice come un ragazzo che gli è girata bene, Melina Riccio che passa come un Picasso, dozzine di pit bull maschi, gente che fa dei suoi 30 tatuaggi il tratto di personalità più importante, locali di merda e tantissima ignoranza, orde di ventenni che si alcolizzano ogni sera senza aver mai bevuto birra in un bicchiere di vetro... in poco più di un decennio abbiamo mandato all'aria tutto un patrimonio preziosissimo, e la colpa è solo nostra. E forza Genoa!
Dalla rassegna stampa (e non solo) emerge che aveva 80 anni ed era cugino di Moira, da alcuni anni aveva scelto di rifondare il suo spettacolo con un omaggio alle proprie origini e al cinema di Fellini. Nando Orfei, uno dei capostipite della cultura circense in Italia, è morto ieri dopo una lunga malattia all'ospedale San Raffaele di Milano. Aveva 80 anni. Partecipa al lutto l'intera compagnia del Circo Orfei. Nando Orfei per il suo ruolo è stato in passato anche una stella del cinema, si ricordano le sue apparizioni nei film di Fellini "Amarcord" e "I Clowns"... La storia della famiglia di circensi più celebri affonda le origini, tra storia e leggenda, agli inizi dell'Ottocento quando si narra che Paolo, sacerdote di Massalombarda dalla vocazione non proprio ferrea, preferì, dopo una parentesi concertistica, seguire la strada del saltimbanco. Da questa prima esperienza nacque la vocazione di un'intera famiglia che proprio il padre di Nando, Paride (il clown Pippo), portò al massimo successo quando sposò Alba Farini considerata l'artefice della fortuna di questa parte del ceppo degli Orfei. Attorno al 1960 questa famiglia infatti diede vita ad una propria attività, divenuta nel giro di pochi anni il Circo a tre piste Orfei di Nando, Liana, Rinaldo. Mentre la cugina Moira è figlia dell'altro figlio di Paride, Riccardo... Nel 1972 i tre Orfei hanno presentato un fastoso chapiteau a tre piste, il "Circo delle Mille e Una Notte" e qualche anno dopo il "Circorama". E' stato il momento magico dei tre fratelli che appaiono frequentemente in televisione e girano vari film tra cui quelli di Fellini. Nel 1977 i fratelli si sono separati. Liana e Rinaldo hanno creato il Circorama 2000 e poi, rispettivamente, il Golden Circus e il Circo Rinaldo Orfei: Nando, con la moglie Anita Gambarutti, ha creato il Circo delle Amazzoni che in seguito è diventato il Circo Nando Orfei e recentemente La Pista dei Sogni. Negli ultimi anni Nando Orfei, con i tre figli Paride, Ambra, Gioia e la moglie Anita, nel continuare la tradizione di famiglia, ha deciso di ricreare uno spettacolo che in qualche modo fosse una ricerca delle proprie origini e allo stesso tempo un omaggio al loro amico Federico Fellini: l'Antico Circo Orfei. Fino a quando ha potuto, Nandino, come veniva chiamato da tutti, è andato in giro con la compagnia... Dopo un inizio, da giovanissimo, come giocoliere abilissimo, era passato nella gabbia dei leoni e delle tigri, come domatore. Da tempo aveva smesso, ma, fino a quando la malattia glielo ha permesso, entrava in scena nel finale dello spettacolo a ogni serata per salutare il pubblico, indossando l'immancabile giacca bordeaux. "Il circo è e sarà sempre il più grande spettacolo del mondo" era la sua frase e, tra le ultime volontà espresse c'è quella cult del mondo dello spettacolo: qualsiasi cosa accada, "The show must go on". Ciò nonostante, il Circo, che è in tournée a Modena, da oggi è in lutto. Gli spettacoli sono sospesi fino a giovedì, giorno in cui si terranno i funerali a Milano. E forza Genoa!
Dalla rassegna stampa (e non solo) emerge che il Bloody Mary compie 80 anni: al via una settimana di celebrazioni per l'anniversario di uno dei drink ancora oggi tra i più famosi e popolari al mondo. Il cocktail nasce a New York nel 1934 quando Fernand Petiot, allora barman del The King Cole Bar al St. Regis di New York condì un semplice succo di pomodoro con vodka, sale, sedano, pepe, pepe di cayenna, limone e salsa Worcestershire. Fu così miscelato il primo Red Snapper, meglio conosciuto come Bloody Mary. Fu subito associato al mondo del jazz, celebrando così la fine del proibizionismo che negli Stati Uniti aveva bandito la fabbricazione, vendita, importazione e trasporto di alcol dal 1919 al 1933. ''E' uno dei drink che può essere considerato precursore se non simbolo di quella branca della miscelazione che è stata definita 'liquid kitchen' e che porta nel mondo del bar tecniche e ingredienti prima relegati esclusivamente alla cucina'' sottolinea il 'mixologist' del Cafè Trussardi di Milano Tommaso Cecca che presenterà una sua interpretazione del Bloody Mary, al Salone del Gusto, a Torino dal 23 al 27 ottobre. Per chi visita New York durante il mese di ottobre, il King Cole Bar del St. Regis di New York presenterà 80 varianti del Bloody Mary firmati dai migliori chef e ristoranti Usa. Parte del ricavato della vendita dei cocktail andrà in favore di Citymeals-on-Wheels, l'organizzazione di New York che si occupa della distribuzione di pasti ai più disagiati. Alcune chicche: nella sitcom "I Jefferson", la mamma beve regolarmente il Bloody Mary. Nel romanzo "Il diario di Bridget Jones", Bridget e le sue amiche hanno un'insana ossessione per il Bloody Mary pomeridiano. Nel film "Miami supercops - I poliziotti dell'ottava strada" l'agente Steve Forrest, interpretato da Bud Spencer, ordina un Bloody Mary chiamandolo erroneamente "Bionda Mary". Nella puntata n.105 della serie tv "L'ispettore Derrick", intitolata "La ragazza in Jeans", l'ispettore Klein beve un "Bloody Mary", suscitando lo sconcerto dell'ispettore capo Derrick... Il Bloody Mary è servito spesso di mattina, anche se è molto popolare anche per l'aperitivo serale. Mentre non sono necessari virtuosismi particolari per creare un cocktail a base di vodka e succo di pomodoro, alcune versioni più elaborate sono divenute marchi di fabbrica dei barman che le hanno create. Una decorazione comune è l'aggiunta di un gambo di sedano, se il cocktail è servito in un tumbler alto, spesso adagiato sul ghiaccio. Ecco la ricetta ufficiale standard: 4,5 cl di vodka 9 cl di succo di pomodoro 1,5 cl di succo di limone 2/3 gocce di Salsa Worcester 1 pizzico di sale e di pepe nero Tabasco. Può essere shakerato vigorosamente o mescolato lentamente, il risultato sarà lo stesso. Decorazione con un stecchino di sedano; preparare anche degli spiedini con qualche oliva, della giardiniera, qualche carota, funghi, o altra verdura; o anche carne, salame, gamberetti, formaggio. A volte può essere guarnito anche con asparagi sottaceto. Chi scrive adora il Bloody Mary. E forza Genoa!
Dalla rassegna stampa (e non solo) emerge che 'Ho questo tumore al polmone destro, in alto. Anche al fegato. Non mi dolgo di come il caso mi ha trattato e mi tratta. Intendo passare allo sciopero della sete. È sempre in dialettica al potere al quale la nonviolenza propone proposte", lo afferma Marco Pannella a Radio Radicale. “Sono toscanelli alla grappa, ne fumo 60 al giorno. Ho cominciato quando Bruxelles ha messo il divieto alle Celtic, le mie sigarette preferite. Ne ho fumate 100 al giorno per una vita. Poi stop. E ora fumo questi, aspirandoli”. Pannella, vuole morire? Sta forse praticando un’auto-eutanasia? Proprio perché non voglio morire continuo a fumare! Se dovessi smettere ci resterei secco. Non voglio suicidarmi. Il fumo in tutti questi anni ha impedito al mio corpo di ammalarsi. Due tumori alla mia età ci possono pure stare. Me ne frego. Semmai ho un dolorino ai reni che non si capisce cosa sia. Pannella, 60 sigari al giorno con un tumore al polmone. Almeno li riduca. E poi i sigari non si aspirano. E dove sta scritto che non si aspirano? Anzi, i medici mi dicono sempre che, specie quando sono in sciopero della sete, mi fanno bene perché fanno aumentare la salivazione. Altrimenti sarei spacciato. Ma non rischia la vita a fare il Satyagraha con due tumori? Sì, è pericoloso, ma io sono sempre monitorato. E ho il mio metodo: quando digiuno, prendo tre cappuccini al giorno oppure un pacchetto di patatine. Se non bevo, trecento grammi di ciliegie o di susine. Qualcuno la accusava di mangiare di notte. Balle stratosferiche. Ma quando non digiuno le mie porzioni sono abbondanti. Mai meno di 250 grammi di pasta. Sempre esagerato. Alla faccia di nutrizionisti e salutisti. Sono tutti una manica di coglioni. Vogliono metterci paura su tutto: paura di mangiare, di fumare, di scopare. Il corpo, invece, più viene sollecitato e più si rafforza. Se ti moderi ti indebolisci e ti ammali più facilmente. Vi consiglio la lettura di “Digiuno, autofagia e longevità” di Ulisse Franciosa. Più metti alla prova il tuo fisico e più campi a lungo. Io ne sono la prova vivente. Una vita esagerata, spericolata la sua, altro che Steve MacQueen… Almeno con le canne ha smesso? Ma io non sono un consumatore abituale di droghe leggere. In vita mia mi sarò fatto 8 o 9 spinelli in tutto e sempre in situazioni pubbliche, a sostegno delle mie battaglie politiche. Una volta, a una manifestazione, pensavo di fumare marijuana invece era una sigaretta e manco me ne sono accorto. Mi sono sempre bastate le mie Celtic. Pannella che non si fa le canne è una notizia. Ora non mi dirà che pure la sua bisessualità dichiarata è un escamotage a sostegno delle battaglie radicali? Ho avuto qualche esperienza omo-sex e nemmeno troppo entusiasmante. Ma è chiaro che faceva gioco a tutti che io fossi ‘il drogato d’Italia’ o ‘il frocio d’Italia’”. Quando ha rischiato davvero la vita per i suoi digiuni? Diverse volte. Una in particolare, durante il processo a Saddam, con un Satyagraha per non farlo giustiziare. Il mio medico mi disse: se non lo impiccavano, ci restavi tu. I suoi critici la accusano di ricattare la politica: ecco Pannella con il suo solito digiuno che arriva a un passo dalla morte. Il Satyagraha è l’unica vera forma di lotta non violenta contro il potere. Invece di mostrare i muscoli, mostri la tua magrezza. Guardate Gandhi. Lui però quando digiunava stava a letto, io non mi fermo un attimo. L’ha chiamata pure il Papa… La sua telefonata mi ha reso felice. Mi ha detto: ‘La ringrazio per il suo coraggio, continui a essere coraggioso’. Qui, nel palazzo della storica sede del Partito Radicale, a via di Torre Argentina, ci sono le “suore benedittine” e anche “le suore operaie”…. Mi vogliono bene, mi fermano sempre per sapere come sto e cosa faccio". E forza Genoa!
Dalla rassegna stampa (e non solo) emerge che auguri alla radio, 90 anni da fedele compagna. Dal '24 una storia gloriosa, che va avanti nonostante tv! Novant'anni e non sentirli. Fu strumento di propaganda del fascismo, annunciò l'avvio e la fine della seconda guerra mondiale; consentì a tutti gli italiani, ancora prima della televisione, di imparare la lingua, di conoscere la grande musica e il grande teatro; fu terreno di sperimentazione dei primi varietà, ritrovo per gli intellettuali, culla di un nuovo modo di fare informazione, veicolo di protesta. Prima con l'avvento della tv, poi con il web, in tanti l'hanno data per morta. Invece ancora oggi, in un'epoca di bulimia mediatica, la radio è viva e vegeta: fedele e discreta compagna del quotidiano. Un amore nato il 6 ottobre 1924, quando, in pieno Ventennio, la prima voce esce dai mega-apparecchi, predecessori di quelli più piccoli a transistor, svelando a tutti la potenza dell'invenzione che Guglielmo Marconi rese tangibile. E' la violinista Ines Viviani Donarelli a dare l'annuncio del concerto inaugurale, mentre Maria Luisa Boncompagni passa alla storia come la prima "signorina buonasera". La Rai non c'è ancora, la concessionaria è l'Unione Radiofonica Italiana (poi Eiar) e l'Agenzia Stefani è l'unica fonte delle notizie. Con le cronache del regime, negli anni '30, nasce la diretta e lo sport invade le case gli italiani: Nicolò Carosio accompagna la nazionale alla vittoria dei Mondiali di calcio del '34 e del '38. C'è anche lui, nel '59, quando parte 'Tutto il calcio minuto per minuto', trasmissione immortale che raggiunge i 25 milioni di ascoltatori, rendendo indelebili le voci - tra gli altri - di Enrico Ameri, Sandro Ciotti, Beppe Viola, Nando Martellini. Tutti figli della radio, come Nunzio Filogamo, che nel '34 esordisce nella rivista 'I quattro moschettieri' con la frase: "Miei cari amici vicini e lontani, buonasera ovunque voi siate!". Antesignano dei presentatori, dal '51 conduce conduce le prime quattro edizioni del Festival di Sanremo, trasmesse solo in radio (dal '55 parte la diretta tv). Sono anni in cui la radio si apre a nuovi generi: il 7 maggio '45, giorno in cui un ufficiale destinato al giornalismo, Jader Jacobelli, dà per primo in Europa la notizia dell'Italia liberata, è già lontano. Francesco Cossiga è il primo collaboratore non militare della radio postbellica, presto Giulio Andreotti gli fa compagnia. Nel '49 vede la luce la Rai e gli studi di via Asiago diventano un simbolo. Con l'arrivo dei tre Programmi Nazionali, nascono Radiosera, primo Gr moderno, le rubriche di approfondimento, tra cui 'Ciak' di Lello Bersani, il varietà con 'Il Rosso e il nero'. Emergono Enzo Biagi, Sergio Zavoli e dal '58 Indro Montanelli racconta la storia del nostro paese. Enzo Tortora conduce, invece, il primo contenitore, 'Il signore delle 13'. Muovono i primi passi Alberto Sordi, con i personaggi di Mario Pio e del Conte Claro, e Franca Valeri con la sua Signorina Snob. L'intrattenimento conquista le case: nel '66 arriva 'Gran Varietà', per anni appuntamento della domenica mattina per le famiglie. Poi tocca a 'La corrida' di Corrado. La programmazione culturale trova il suo apice nel '73 con le 'Interviste impossibili', realizzate da intellettuali come Umberto Eco, Edoardo Sanguineti, Italo Calvino. Sono anni in cui la censura è ancora forte in Rai, mentre persino Radio Vaticana trasmette brani vietati come 'Dio è morto' di Francesco Guccini. La metà degli anni '70 è uno spartiacque: sulla scia delle rivolte studentesche, inizia l'epoca delle radio libere, celebrate nel film di Ligabue 'Radiofreccia'. E' l'Emilia Romagna la patria delle prime stazioni, le più innovative, ma presto è un boom. Molte emittenti sono connotate politicamente, come Radio Popolare a Milano (dove negli '80 nasce la Gialappa's) e Radio Onda Rossa a Roma, la cui storia è legata a doppio filo a quella sinistra extraparlamentare. In Sicilia Peppino Impastato paga con la vita lo spirito di libertà di Radio Aut, che utilizza per scagliarsi contro i mafiosi della sua città. Emerge anche Radio Radicale, che si afferma come servizio pubblico alternativo alla Rai. Lo stile delle radio libere è tutto nuovo, meno ingessato e libero dal controllo governativo. Anche la Rai è costretta ad allinearsi alle nuove tendenze, che già avevano fatto breccia con Radio Montecarlo, in grado di trasmettere dall'estero. 'Alto Gradimento', e prima ancora 'Bandiera Gialla', trasmissioni con cui Renzo Arbore e Gianni Boncompagni rivoluzionano il modo di fare radio, sono figlie di questo clima. Con 'Chiamate Roma 3131' la Rai apre anche alle telefonate degli ascoltatori. La partecipazione del pubblico è centrale nelle radio libere, che spesso sono proprietà di cooperative e si reggono sul lavoro dei volontari. Quello spirito negli anni si perde, la programmazione diventa più commerciale. La musica è essenziale per riempire i palinsesti e proprio in radio, come dj, iniziano la carriera star come Vasco Rossi o Jovanotti. Si affermano emittenti come Rtl 102,5, Radio Dj, Radio 105, Rds e trasmissioni come 'Lo Zoo di 105', 'Deejay chiama Italia', i programmi di Amadeus e Albertino, capaci di miscelare canzoni e intrattenimento, o come 'La Zanzara' e 'Un Giorno da pecora', irriverenti e ironiche. Così la radio continua a vivere, attirando tanti ascoltatori (secondo le ultime stime sono 35 milioni in Italia), molti giovanissimi. Un pubblico che le tv generaliste vanno invece pian piano perdendo. E forza Genoa!
Dalla rassegna stampa (e non solo) emerge che "come sei vecchia
sinistra radicale! I centri sociali di Napoli in piazza contro la riunione della Bce, con slogan e metodi che risalgono a tanti anni fa, ma il mondo intorno è cambiato, come insegnano i movimenti di Iran, Spagna, Egitto, Usa... La Bce si riunisce a Napoli e innesca solite proteste. Che si facciano questi incontri in città tanto complesse resterà per me sempre motivo di stupore. Scelte che hanno il sapore della sfida più che dell’opportunità per un territorio martoriato, anche perché è raro che lascino segni, tracce da seguire, percorsi. Tuttavia manifestare è salutare se serve a mappare le contraddizioni, a mostrare quanto il sistema economico stia creando infelicità. E manifestare non solo è legittimo, ma necessario se serve a far conoscere i meccanismi di potere e chiedere allo stesso potere di ascoltare e provare a sperimentare strade diverse. Quello che mi sconvolge, invece, è vedere sigle e volti eterni della estrema sinistra napoletana che nei giorni che hanno preceduto la riunione del direttivo della Bce, esibivano lo stesso logo del No Global Forum del 2001. In 13 anni i dirigenti della Bce sono cambiati, il mondo è completamente mutato anche nelle sue iniquità, ma chi protesta, i loro metodi, i loro slogan, no. Già li sento declamare: la rivoluzione non invecchia. Forse è vero, ma voi sì. E male, anche. Quei volti li conosco perché da ragazzino ascoltavo le loro parole, perché credevo mi aiutassero a capire, credevo che anche grazie a loro la mia coscienza civile e politica sarebbe maturata. Presto ho capito che non è la protesta cieca a mostrare una strada, che lì si disimpara solo. La sinistra radicale napoletana, tra le più immobili e reazionarie del panorama politico europeo, sconta la miopia di aver sempre interpretato la camorra come una sorta di resistenza antiborghese, come una risposta alla miseria. In questo modo, portavano e portano avanti una sorta di connivenza ideologica che andava oltre, e probabilmente intendeva giustificare il quotidiano rifornirsi di tutte le droghe possibili, come il collaboratore di giustizia Maurizio Prestieri ha raccontato: «A Napoli i ragazzini di estrema sinistra compravano fumo, coca, eroina, acidi e noi con quei soldi pagavamo le campagne elettorali della destra». E poi il cortocircuito di molti di questi capipopolo, mantenuti dalle famiglie e combattenti in strada. Li guardavo e mi dicevo: non diventerò mai come loro. Dietro le categorie di “venduto”, “commerciale” o “borghese” c’era semplicemente il livore verso chi riusciva a vivere del proprio lavoro. Ma al di là di questi miei ricordi personali, l’invito ai ragazzi, quelli che ancora non si riconoscono nei fallimenti di questi ridondanti agit-prop, è di guardare il documentario “Everyday Rebellion”, un documentario preziosissimo dei Riahi Brothers. Un modo per vaccinarsi contro queste vecchissime sigle e vecchissime facce. È il racconto delle “rivoluzioni in corso” in Spagna, Egitto, Siria, Iran, Russia, Turchia, Usa degli attivisti pacifisti che hanno innescato i grandi movimenti degli ultimi anni. Un documentario che mostra come questi movimenti vadano oltre le miopie ideologiche e raccolgano diversi modi di pensare uniti in una consapevolezza: così non si può andare avanti. La crisi economica e i regimi stanno distruggendo le possibilità di felicità, il lavoro, la serenità. E ci si unisce molteplici in nome di rivendicazioni comuni, non animati dall’odio o dalle teorie del complotto. Queste parole con cui inizia “Everyday Rebellion”: «Siamo persone normali e comuni. Siamo come te: gente che ha famiglia e amici, gente che lavora duro ogni giorno per vivere, gente che si sveglia ogni mattina per studiare, lavorare o cercare lavoro. Alcuni si considerano più progressisti, altri più conservatori. Alcuni credenti, altri no. Ma tutti siamo preoccupati e indignati per il panorama politico, economico e sociale. Siamo anonimi, ma senza di noi nulla di questo sarebbe cominciato. Perché siamo noi che muoviamo il mondo. È tempo di metterci in cammino e costruire insieme una società migliore». Al cospetto di tutto questo, risultano patetiche le solite sigle di gruppi musicali, dei centri sociali della Napoli estremista e sconfitta dalle sue stesse analisi fallaci, dalle sue stesse superficiali connivenze, dalla inutile furbizia per arrivare a trovare una nuova impossibile giovinezza irrorata dai fumi di calumet che purtroppo non sono neanche di pace"... pensieri e parole di Roberto Saviano, del 3 ottobre 2014. E forza Genoa!
Dalla rassegna stampa (e non solo) emerge che è inaccettabile pensare che il Genoa non giochi per 2 mesi e mezzo di domenica pomeriggio, non si riesce a comprendere come sia possibile, e sembra che vada bene così... da Genoa-Lazio del 20 settembre, si ritornerà di domenica alle ore 15.00 per Genoa-Milan del 7 dicembre, parliamo di 78 giorni di abbandono domenicale, tra l'altro con due assurde partite di lunedì sera contro Empoli e Palermo... non è stato superato il limite della decenza? fino a che punto è giusto continuare a seguire il carrozzone? E forza Genoa!
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