Dalla rassegna stampa (e non solo) emerge nel 1967 venne organizzato un campionato di calcio in Nordamerica per conto della United Soccer Association in concorrenza a quello della National Professional soccer League, nella penultima turbolenta stagione che precedette l’unificazione dei campionati sotto un'unica federazione la più nota NASL. Per ragioni dovute a rivalità commerciali e organizzative, le franchigie americane non ebbero il tempo di ingaggiare giocatori per allestire le squadre, il torneo venne così organizzato nei mesi estivi e fu escogitato di chiamare delle squadre professionistiche sudamericane ed europee, che trasferirono in toto rosa tecnici e dirigenti oltre atlantico per disputare il campionato sotto altro nome. Vi partecipò una squadra italiana, il Cagliari che ebbe nelle sue fila il capocannoniere del torneo: Roberto ‘Bonimba’ Boninsegna autore di 11 centri. Ecco l’elenco degli incredibili partecipanti al torneo: Boston Rovers Shamrock Rovers Chicago Mustangs AC Cagliari Cleveland Stokers Stoke City Dallas Tornado Dundee United Detroit Cougars Glentoran Houston Stars AC Bangu Los Angeles Wolves Wolverhampton Wanderers New York Skyliners C.A. Cerro Montevideo S.Francisco Golden Gate Gales ADO Den Haag Toronto City Hibernian Vancouver Royal Canadians Sunderland Washington Whips Aberdeen. Per il Cagliari venne scelta Chicago vista la presenza di una numerosa colonia di emigrati di origine italiana, giocò le partite casalinghe al Comiskey Park di Chicago, casa dei White Sox, capace di contenere 46550 spettatori, esordì il 28 maggio 1967 contro i Dallas Tornado davanti a 9872 spettatori, il risultato fu di 1-0 in favore degli ospiti. Proveniva da un sesto posto in serie A, un risultato enormemente migliore di quello dei Wolverhampton Wanderers che vinsero il torneo ed avevano concluso la stagione al 2° posto in Seconda divisione. Gigi Riva non fu convocato per la spedizione americana, con grande delusione degli organizzatori. Nella partita di New York contro gli Skyliners un tifoso italiano entrò in campo dopo un fallo pesantissimo di un uruguaiano e prese a calci nel sedere il guardalinee sotto gli occhi incuriositi dei poliziotti che poi si misero a parlare con lui quando riprese il suo posto in tribuna, a quel punto però un gruppo di sostenitori italiani aveva già invaso il campo e rincorse l’arbitro che inciampò, cadde e venne preso a calci dai tifosi, riuscì poi a divincolarsi e di corsa scavalcare la recinzione e scappare negli spogliatoi. Chiusero con 3 vittorie, 7 pareggi e 2 sconfitte e altri incidenti. La finale fu disputata il 14 luglio 1967 al Memorial Coliseum di Los Angeles, impianto capace di contenere 93000 persone, davanti ad appena 17842 spettatori. Los Angeles Wolves 6-5 Washington Whips d.t.s.
Domani al Pontetto, ore 14.00, Ivano Armando e Tafax ci consegneranno 790 euro da inserire nel Totalone, ben 8 abbonamenti da donare nella prossima edizione di UCGC, la XII. Faremo delle belle foto tutti insieme. Ragazze, accorrete!, ecco una concreta opportunità per incontrare i vostri idoli maschili.
Sotto, Francesco Rizzo, classe 1943, centrocampista che giocò con noi dal 1974 al 1979 ben 107 partite segnando 12 goals, ma chissà perchè non lo ricorda nessuno. Partecipò anche lui al Cagliari americano, in quella pazza estate di calcio avveniristico e supercult. E forza Genoa!
Dalla rassegna stampa (e non solo) emerge che uniti si vince. E’ lo slogan del Football Club United di Manchester, la squadra fondata nel 2005 dai tifosi del Manchester United contrari all’acquisto dei Red Devils da parte della famiglia statunitense Glazer. Il FC United, superando 2-1 lo Stourbridge, ha ottenuto il 21 aprile 2015 la quarta promozione della sua storia, salendo in Conference North, la sesta serie della piramide inglese. CHE ASCESA — Un trionfo festeggiato negli spogliatoi bevendo champagne e birra, sotto lo sguardo divertito dell’allenatore Karl Marginson, 44 anni, ex centrocampista del Rotherham, dal 2005 sulla panchina del F.C.United. Margison è il totem del club e anche il protagonista della cavalcata che ha portato la squadra dalla North West Counties Football League Division 2 – il decimo campionato inglese – ad un passo dal professionismo. Tre promozioni di fila dal 2006 al 2008 e poi una lunga attesa prima di conquistare la quarta, dopo aver mancato l’appuntamento nei playoff del 2011, 2012 e 2013. DURI E PURI — Il F.C United, che da agosto giocherà nel nuovo stadio, il Broadhurst Park – 4.500 spettatori la capienza – è, come recita lo slogan, “posseduto e gestito democraticamente dai suoi tifosi”. Quando nacque, nell’estate 2005, si scelse la formula dell’azionariato popolare con quote fisse di sostegno. All’appello risposero in 5.000. Alla selezione per i giocatori si presentarono in 900: passarono la prima prova in 200. Con le scremature successive si arrivò ad una rosa di 17 giocatori e le scelte furono azzeccate: il F.C. United centrò la promozione al primo colpo. In questo decennio, lo spirito che ha portato alla fondazione di questa costola dei Red Devils da parte dei tifosi “duri e puri” è rimasto immutato, anche se di recente un gruppo è tornato a frequentare l’Old Trafford. “Sosteniamo lo United, ma siamo e saremo sempre contrari alla famiglia Glazer”.IL "NO" DI SIR ALEX — Il bilancio del F.C. United è sanissimo: zero debiti. In banca, c’è una bella somma per proteggere il club da eventuali problemi: 100 mila sterline. I colori sono gli stessi dei Red Devils – rosso, bianco e nero -, mentre la rosa è composta da giocatori britannici. Nel 2013, c’è stato anche lo straniero: il pakistano Amjad Iqbal. Oggi gli elementi più rappresentativi sono il portiere Nick Culkin, 36 anni e una presenza nello United di Alex Ferguson; il centrocampista Andy Welsh; gli attaccanti Craig Lindfield e Matthew Wolfenden. Il migliore in assoluto resta però il centravanti nordirlandese Rory Patterson, al F.C. United dal 205 al 2008: 86 gol in 108 gare. L’obiettivo è ora raggiungere in tempi brevi la League Two. Il sogno è affrontare il Manchester United in Coppa d’Inghilterra e, magari, batterlo. Alla faccia dei Glazer. E forse anche di Alex Ferguson, che quando nacque il F.C. United disse: "E’ un giorno triste. Mi dispiace. Mi chiedo però quanto siano veramente fan del Manchester United questi tifosi che ci abbandonano".
Davanti a 7730 spettatori paganti, tra i quali alcuni venuti da Genova (vedi foto), il Cosenza ha vinto la Coppa Italia di serie C, battendo 1-0 il Como. Complimenti, LUPI! E forza Genoa!
Il più grande giocatore della storia del calcio polacco
- da Un Cuore Grande Così
il 23/04/2015 @ 15:30
E lo chiamano Estate (da: calcionews24.com) La carriera di Grzegorz Lato e i Mondiali di Germania Ovest '74 con la sua Polonia: un sogno interrotto sul più bello. Curiosamente in polacco, lingua tanto difficile quanto entusiasmante, la parola Lato vuol dire "Estate". POLONIA LATO C'ERAVAMO TANTO AMATI - Manca un quarto d'ora alla fine di una finale che conta solo per la gloria, come un po' tutti gli spareggi per il 3° o 4° posto. I ritmi in campo sono quelli che sono, le due squadre provano a vincerla ma c'è rassegnazione, perché non c'è niente di più triste in un Mondiale di giocare una finale che non ti fa alzare la Coppa. Il 6 luglio 1974, all'incirca alle 17.35, l'onda anomala di mestizia dell'Olympiastadion di Monaco viene spazzata via da un lampo. Da una parte c'è il Brasile orfano di Pelé e detentore del Mondiale, eliminato dall'Olanda, la squadra perfetta, nel gironcino che funge anche da semifinale; dall'altra una sorpresa, una squadra che 2 anni prima ha vinto l'Oro Olimpico sempre in Germania Est e sempre all'Olympiastadion in Baviera. Il Brasile sta tenendo palla nella trequarti avversaria con la solita baldanza, il biondissimo Leivinha prova un passaggio orizzontale ma viene intercettato da Cmikiewicz, il quale vede sulla sua destra l'uomo che deciderà il match. Il pallone arriva tra i piedi di Grzegorz Lato, ala destra dello Stal Mielec in cui è titolarissimo e anche bomber indiscusso da almeno 5 stagioni. Lato si vede arrivare davanti Francisco Marinho Chagas ma intuisce che dietro di lui c'è una prateria prima di arrivare a Leao. Converge leggermente verso il centro e quasi con lo stinco sinistro si manda avanti la sfera che rotola diversi metri dietro Marinho, il quale arranca nel voltarsi. Il brasiliano non fa in tempo a riprendere la corsa che la scheggia Lato è già davanti a lui e all'accorrente Alfredo. Altri due passi verso la porta prima di calciare di piatto, sfinito, nell'angolino basso alla destra del portiere, uscito per evitare l'inevitabile. 1 a 0 per la Polonia, che vince quel match e arriva terza al Mondiale, miglior risultato della sua storia bissato solo 8 anni dopo in Spagna. Lato invece sale sul tetto del mondo e con quel gol vince la classifica cannonieri. STAL MIELEC - Lato a dire il vero non è un attaccante qualsiasi anche se è in quel Mondiale che riesce per la prima volta a mettersi davvero in mostra in mondovisione. Da quando ha 12 anni gioca a Mielec, nel sud della Polonia, anche se è nato a Malbork, dalla parte diametralmente opposta del Paese. Agli inizi della sua carriera lo hanno schierato come ala destra ma con il passare del tempo è diventato un grande attaccante, tanto da esser messo spesso come centravanti. A capire le sue potenzialità è soprattutto Károly Kontha, che arriva allo Stal Mielec nel 1973 e compie subito il miracolo: prende una squadra formata da una generazione di semi-fenomeni e la porta a vincere il titolo in campionato per la prima volta nella sua storia. Kontha può fare affidamento su giocatori di valore altissimo come Henryk Kasperczak o Jan Domarski o sul portierone Zygmunt Kukla, vincere quel campionato nel 1972/73 è quasi naturale, se non fisiologico. Così come è naturale che in una squadra così talentuosa si imponga un giocatore che non ha mai smesso di correre da quando ha messo piede in campo. Emil Zatopek applicato al calcio altri non è che Grzegorz Lato, tra l'altro i due si assomigliano non tanto per la velocità sorprendente o per la resistenza, ma anche fisicamente: capelli radi sulla fronte per entrambi, smorfie su smorfie mentre mettono lo sprint decisivo, stessa accelerazione nel breve. E nel 1972/73 in Polonia si rendono conto che nella storia fino a quel momento non hanno avuto dei calciatori così forti come il buon Grzegorz. A dire il vero l'anno prima, quello dell'oro olimpico, il ct polacco Kazimierz Górski lo ha chiamato nella selezione per Monaco 1972 facendolo scendere in campo solo 45' in tutto il torneo, vinto in finale con l'Ungheria grazie a una doppietta di Deyna, altra luminosa stella polacca dell'epoca. GERMANIA OVEST '74 - Górski però un anno più tardi, al termine di un 1973/74 ancora ricco di gol per Lato, è restio sullo schierare da titolare l'attaccante nella sua Polonia al Mondiale in Germania. Sì perché Wodzimierz Lubaski, la punta che Górski ha intenzione di mettere sempre dal primo minuto senza se e senza ma, si è fatto male e ha liberato un posto in attacco. Il ct è un soldato e non vede di buon occhio Lato: certo, giocatori del genere è sempre meglio averli dalla propria parte, ma la punta dello Stal Mielec è un po' troppo refrattario agli allenamenti anche se non si direbbe nemmeno vista la dedizione e la grinta con cui scende in campo. Quando però ci si allena, ecco che Lato diventa il burlone di turno, niente ripetute ma qualche scherzo ai compagni che lo prendono pure in simpatia perché è un uomo spogliatoio. Al Neckarstadion di Stoccarda Górski è obbligato a far giocare Lato e i dubbi vanno via dopo 8 minuti, con la Polonia in vantaggio 2 a 0 sull'Argentina nel primo match della competizione. Inutile dire che il primo gol è di Lato, che entra anche nell'azione della seconda rete di Szarmach con uno splendido assist; l'Argentina prova a rifarsi sotto ma sul 2-1 è Lato che segna ancora e a nulla vale il 2-3 di Babington. La preparazione di ferro di Górski ha fatto bene a Lato, che adesso vola nel vero senso della parola e apre e chiude il 7-0 rifilato ai poveri giocatori di Haiti nel secondo match - e siamo a 4 gol in 2 partite, non poco per uno che era fermo a 3 reti in 12 apparizioni in nazionale. Con il suo inedito numero 16 è titolare anche nel 2-1 all'Italia, in cui a segnare sono gli altri straordinari compagni d'attacco Szarmach e Deyna: bye bye Italia e Polonia che va avanti ancora imbattuta. I TEDESCHI - L'urna mette di fronte i polacchi a Svezia, Jugoslavia e ai padroni di casa della Germania Ovest. Contro gli scandinavi è sempre Lato a decidere la sfida al 43' con un gol da grande rapinatore d'area su sponda del solito Szarmach, i due formano una coppia mortifera per ogni difesa. Non è finita, il sogno mondiale per la Polonia - fin lì nella storia arrivata solamente agli ottavi nell'unica altra apparizione a Francia 1938 - continua fra l'entusiasmo generale anche se il compito e duro Górski non lascia trapelare nemmeno una goccia di entusiasmo. La partita seguente con la Jugoslavia a Francoforte è ancora una volta una vittoria e ancora una volta è firmata da Lato, con un inedito colpo di testa da calcio d'angolo, uno stacco perentorio dell'attaccante che salta in mezzo a due difensori jugoslavi e mette la Polonia di fronte a una vera e propria semifinale con la Germania Ovest, anch'essa a quota 4 punti ma con una differenza reti più ampia. Serve la vittoria con i tedeschi e, come è lecito immaginarsi, una sfida tra Polonia e Germania Ovest non può essere una gara normale, soprattutto nel 1974 quando la cortina di ferro è una realtà più che tangibile. La storia del calcio però non è riconoscente per niente, perché dopo 5 vittorie consecutive la Polonia si infrange sulla Germania Ovest e sul muro difensivo tedesco prima di subire in contropiede al 76' il solito gollaccio da Gerd Mueller. Lato ci prova in tutte le maniere ma non riesce a sfondare. Eppure al fischio finale si porta le mani ai fianchi e crolla a terra, stremato dalla fatica e dal dolore per quella sconfitta che taglia le gambe a un intero popolo voglioso di rivalsa. Arriva comunque un terzo posto, grazie al gol in solitaria di Lato al Brasile, ma l'amarezza resta. 7 gare giocate, 6 vittorie e un un'unica sconfitta: la testimonianza di come i numeri nel calcio contino davvero poco. IL SEGUITO - Quella Polonia è stata senza dubbio una delle migliori squadre dell'epoca, un meccanismo oliato e perfetto che ha avuto in Lato il suo epicentro e giocatore di maggiore qualità, tanto che in carriera Lato è arrivato a quota 10 gol ai Mondiali ed è tra i più grandi bomber della rassegna calcistica più importante. Lato poi è diventato un campionissimo davvero, ha guidato lo Stal Mielec a un altro titolo nel 1976 prima che i biancoblu sprofondassero in terza serie, dove ancora oggi militano in uno stadio troppo grande per il numero di tifosi. E' poi emigrato ormai in tarda età in Belgio e poi in Messico e nel 1984 ha giocato la sua ultima gara con la Polonia, la centesima in totale con 45 gol messi a referto. E' stato anche politico di sinistra, allenatore, presidente della federazione calcistica polacca e nonno a tempo perso. E' con i Biao-czerwoni che si è tolto molte soddisfazioni in giro per il mondo: eliminato al secondo turno a Argentina 1978 in un girone di ferro con Brasile e Argentina; terzo anche a Spagna 1982 quando Pablito Rossi decise di voler imitare lo stesso Lato di 8 anni prima e vinse la semifinale da solo. E' stato il più grande giocatore della storia del calcio polacco, leader e fuoriclasse di uno dei migliori collettivi dell'epoca, quando il calcio era composto solo da squadroni. E la Polonia del 1974 era davvero forte, ma, come in tutte le migliori storie di pallone, non ha vinto nulla.
Sotto, Lato com'era e in un'immagine recente nonchè il video con tutti i suoi 10 goals mondiali
Dalla rassegna stampa (e non solo) emerge che il divorzio breve è legge! La Camera ha approvato ieri in via definitiva (con 398 sì, 28 no e 6 astenuti) la riforma delle norme sul divorzio italiano, a 41 anni dal referendum del 1974. A favore hanno votato Pd, Sel, M5s, Scelta civica, Psi e Alternativa libera. Forza italia e Area popolare hanno dichiarato il loro sì lasciando, però, anche libertà di coscienza, viste le "diverse sensibilità" presenti nei gruppi. La Lega Nord ha lasciato libertà di coscienza. Un traguardo che arriva dopo oltre 10 anni di discussioni in Parlamento. Il tempo di attesa tra separazione e divorzio scende a un anno (invece di tre) se l'addio è giudiziale, ma se il divorzio tra i coniugi è consensuale il tempo scende a 6 mesi. E non cambia nulla se nella coppia ci sono figli minori. Cambiano anche le norme sul fronte patrimoniale: la comunione dei beni potrà essere sciolta nello stesso momento in cui si sottoscrive la separazione. La riforma potrà incidere sulle cause di separazione in corso, “regalando” tempi più brevi a chi aspetta il divorzio. Durante una fase della lunga discussione sulla legge, sembrava possibile anche che il divorzio non diventasse breve bensì lampo, ovvero con l’abolizione dei due gradi (separazione e divorzio). Al Senato, infatti, la relatrice Rosanna Filippin aveva tentato di inserire nel disegno di legge la norma, provocando però una spaccatura nella maggioranza che sosteneva la legge sul divorzio breve. Norma stralciata poi, e rinviata a tempi migliori. "Un altro impegno mantenuto. Avanti, è la #voltabuona", scrive il premier Matteo Renzi in un tweet. Soddisfazione per i due relatori del ddl, Luca D'Alessandro (Fi) e Alessia Morani (Pd) ("politica dei fatti, non delle parole"). In generale, grande prova di maturità di tutte le forze politiche in campo, dalla sinistra alla destra passando per il M5s. Non è stato affatto facile arrivare a questo punto. E pensare che nel 1800 il Codice di Napoleone già consentiva di sciogliere i matrimoni civili, (ma serviva il consenso dei genitori e dei nonni). Ma con l'Italia unita, il divorzio rimase un tabù: nel 1902 non fu approvata una direttiva del governo Zanardelli che prevedeva il divorzio solo in caso di adulterio, lesioni al coniuge, condanne gravi. Bisogna così arrivare alla seconda metà degli anni Sessanta per l'avvio della battaglia in nome del divorzio: con il progetto di legge del socialista Loris Fortuna, le manifestazioni dei radicali, la Lega italiana per l'istituzione del divorzio. E così si arriva alla svolta, al dicembre 1970 quando radicali, socialisti, comunisti, liberali e repubblicani approvarono la legge; contrari la Dc e il Msi. Ma anche allora la strada fu tortuosa. L'Italia cattolica, antidivorzista, chiese il referendum: il 12 maggio 1974, l'87,7% degli italiani andò al voto per scegliere se abrogare o meno la legge Fortuna-Baslini; grazie a quasi il 60% dei no, restò in vigore. Arriva, poi, la prima forma di divorzio breve, con la riforma nel 1987 e con i tempi del divorzio che passano dai 5 ai 3 anni. Oggi l'ulteriore grande passo, in attesa del divorzio immediato, stralciato dal Ddl, e del riconoscimento degli altri diritti civili che l'Italia ancora aspetta.
Sotto, storie malate intorno al pallone, Davide Fontolan in Genoa-Verona 0-1 del 1989-90. E forza Genoa!
Dalla rassegna stampa (e non solo) emerge che "Morirò rock and roll ma dobbiamo tutti ricordarci che è un gioco. Se sei serio quando pensi di essere una rockstar allora è meglio che ti ricoverino. Voi che ascoltate le mie canzoni ricordatevi cosa dicevano i Sex Pistols: questa è la grande truffa del rock and roll! Non fidatevi di me! I Rolling Stones sono sempre stati il mio punto di riferimento, la provocazione e lo sberleffo erano impersonificati da Mick Jagger e Keith Richards. Noi arrivavamo dai tempi dei cantautori in cui era tutto essenziale, invece io volevo giocare, fare la rockstar, come i Deep Purple, come la Pfm. Gli stranieri arrivavano a suonare negli stadi e venivano trattati come degli dei, mentre io e gli altri italiani facevamo le balere e già suonare ad una festa de l’Unità era tanto. Io ho studiato per diventare quello che sono, da ragazzi facevamo anche 250 concerti l’anno, nelle situazioni più difficili. Studiavo e osservavo i miei miti, Mick Jagger su tutti. Non farò mai più nessuna cover, quella “Creep” dei Radiohead mi ha bloccato! Mandai il testo a Thom Yorke e lui accettò, ma nonostante questo i fan del gruppo mi massacrarono. E io che pensavo fosse una canzone di nicchia! Sono pieno di manie ed ossessioni, per questo mi sono appassionato alla psicologia e ho iniziato a studiarla, volevo imparare a conoscere meglio me stesso. Vivo in un mondo abbastanza isolato, certo non basto a me stesso ma per fortuna ho degli amici di infanzia che vedo ogni tanto e pochi altri cari", cos' ieri Vasco Rossi.
Mi chiedevo che tipo di partita vedremo con il Cesena, qualcuno ha delle idee? c'è il pericolo che termini in pareggio, punteggio inutile per entrambe?
Sotto, 1981-82, Cesena-Genoa 1-1, il più grande attaccante della storia bianconera, Walter Schachner. E forza Genoa!
Dalla rassegna stampa (e non solo) emerge che stavo cercando delle tesi confortanti che avvalorassero le mie idee sul fatto che "Masha e Orso" fosse un cartone adatto ai bambini un pò più grandi rispetto a "Peppa Pig", ed ecco che leggo su wikipedia "Masha e Orso (in russo: Маша и Медведь?, traslitterato: Maša i Medved’) è una serie animata di origine russa, rivolta ai bambini dai tre anni in poi", belin: bingo! ma a parte wiki, due pensieri personali al volo e in libertà... ogni puntata di Masha dura 7 minuti contro i 5 di Peppa, e tutti i genitori sanno che l'attenzione dei bimbi in età prescolare è limitata, due minuti possono essere un'eternità, una conquista importante che dura mesi. In Masha ci sono contenuti sessualizzati, estremizzandoci si potrebbe dire che anche il rapporto tra i due protagonisti potrebbe essere quello di una coppia sui generis... e comunque quando compare l'orsa semiantropomorfa Misha con le forme anni '50, l'Orso sbarella di brutto, allupato come un coyote del Pakistan Centrale... in Peppa tutto è educativo, dalla raccolta differenziata al senso di famiglia, di Masha non sappiamo praticamente niente, potrebbe essere un'orfana, una bastarda di starda... i colori in Peppa sono studiatissimi, tutti pastello, molto tenui e morbidi, totalmente delle prima infanzia, in Masha i colori sono più aggressivi, a tratti spaccano... Peppa ha musiche molto basiche da ninna-nanna, Masha ha una colonna sonora più articolata, con ritmo tipo ballata, alcuni pezzi potrebbero tranquillamente andare a Sanremo... soprattutto, Masha si basa su ironia, scherzi, ragionamenti impliciti e astratti, in Peppa siamo davvero al prevedibile calcolato, pensiero concreto e buona notte... in Peppa c'è più urgenza di happy-end, quando terminano i 5 minuti c'è sempre una risata con cappottamento dei presenti, Masha va come deve andare, intendiamoci non ci sono risse o scene splatter, ma insomma neanche si ride sempre... infine, dai, Peppa è britannica, Masha è russa: capito mi hai? Sembro un fan di Masha, in realtà sono un sostenitore di quello che è giusto che i bambini vedano per età, e quindi riconfermo la mia tesi: Peppa 1-3, Masha 2-5 anni, poi per me ai vostri figli potete far vedere anche "Cicciolina e Moana ai Mondiali", che chissà magari crescono meno rincoglioniti della mia generazione.
Sotto, Genoa-Cesena 2-3, stagione 1989-90, Signorini avanza di massa. E forza Genoa!
Dalla rassegna stampa (e non solo) emerge che Peppa Pig o Masha e Orso? L'amore incontrastato dei più piccoli per la maialina rosa diventata gadget del desiderio tra teli mare, borsettine, abitini sta vacillando da qualche tempo. Per lo stesso target pre scolare infatti una nuova serie tv si sta affermando da qualche tempo: Masha e Orso. E ora arrivano i nuovi episodi della serie di animazione su DeAJunior: dal 20 aprile ogni sera, dal lunedì al venerdì, DeAJunior (Sky, 623) alle ore 20.00. La serie si basa su una vecchia fiaba molto popolare in Russia ma al base del successo c'è che Masha, la protagonista è una specie di piccola peste, vivace, curiosa, combinaguai e ribelle. E così, se la vogliamo dire tutta, anche più simpatica di Peppa.Nella storia la bambina incontra un grosso orso da cui riesce a sfuggire. Ma in realtà è il grande Orso che sarebbe ben contento di poter sfuggire ogni tanto alla piccola Masha, che ogni giorno con la sua intraprendenza, trascina Orso suo malgrado in incredibili avventure rischiando spesso di farlo finire nei guai. Masha è una bambina vivace che si caccia sempre in situazioni divertenti, veste un abitino tradizionale russo color fucsia e vive in una casetta ai margini del bosco, vicino alla ferrovia; un sentiero oltre la linea ferroviaria conduce alla casa di Orso e lei va spesso a trovarlo. Masha è una bambina entusiasta di ogni scoperta e di ogni novità, ma con la sua intraprendenza e la sua vivacità combina spesso dei guai. Orso talvolta la rimprovera e cerca di rimediare alle marachelle di Masha con affetto quasi paterno. Frutto della fantasia di due autori inglesi Neville Astley e Mark Baker, Peppa Pig, tradizione e mondo delle fiabe per Masha e orso che però è una serie tutt'altro che classica ma anzi molto divertente con la piccola peste che l'orso peluche tenta di educare subito simpatica allo spettatore, combinaguai proprio come i bambini mentre la maialina è giudiziosa e a dirla tutta noiosetta. Naturalmente per l'estate arriverà un merchandising adeguato e ancora di più a settembre per il back to school, intanto gli album da colorare e i libri (Lisciani) si trovano già. Produzione russa in computer grafic animation, Masha e Orso, è il classico fenomeno nato dal web: mamme fan la vedono su you tube in lingua originale e pare che si rida a crepapelle per i disastri di Masha ai danni di Orso. Doppiata in tv la si vede su Rai Yoyo e DeaKids. In Russia è la property numero 1 e ora sta esplodendo anche in Europa.
Ma il discorso dei prezzi bassi per Genoa-Cesena si riduce solo alle donne e solo ai Distinti? ho capito bene? se così fosse, ci saranno 126 femmine in più nei Distinti, che per carità è una bellissima faccenda, ma a livello di stadio sarebbe un pò poco... non si poteva fare molto di più? tipo: 5 euro in tutto lo stadio per uomini e donne?
Sotto, campionato 1980-81, il golasso di Boito contro il Cesena al minuto 79: 1-0 decisivo per la promozione. Quel giorno il Genoa si schierò con: Martina; Gorin, Somma (66' Boito), Nela, Onofri, Odorizzi, C. Sala, Lorini, Russo, Manfrin, Todesco (83' Manueli). E forza Genoa!
Dalla rassegna stampa (e non solo) emerge che Lionel Messi, con la rete segnata al Valencia, ha toccato quota 400 gol in blaugrana tra campionato e coppe. Già lo era, ma la Pulce entra ancora più di diritto nel club dei superbomber della storia del calcio. Da lui a Maradona, passando da Cruyff per arrivare a Pelè e prima ancora ad Alfredo Di Stefano e Silvio Piola, non sono tantissimi i campioni a poter vantare simili cifre. Certo, soprattutto andando indietro nel tempo, si potrà dire che questo o quel gol non è stato conteggiato, oppure che si valutano solo le partite ufficiali, che le amichevoli non contano ecc. ecc. Comunque la si veda, è solo una questione di numeri, quasi stonata con il valore cristallino degli eletti della storia del calcio.
Che partita andiamo a giocare a Palermo? se non ci sono grandi sorprese, perdiamo di sicuro. Appagamento e qualche assenza, ma soprattutto la Doria che incredibilmente pareggia in casa con il derelitto Cesena (appena reduce dalla sconfitta casalinga, condanna alla B, 0-1 dal Chievo), salendo a 50 punti, a +6 da noi... allora uno pensa: se oggi fai il partitone e vinci vai a -3,poi la prossima loro vanno a Napoli e noi in casa con il Cesena... insomma, dai crediamoci perchè non stiamo parlando di andare a vincere a Torino bianconera, sulla carta sono due partite "abbordabili"... ma il Genoa, storicamente, quando ha questi succulenti assist fa di tutto tranne approfittarne, quindi dopo la "papera" della Doria ieri, oggi buschiamo di sicuro. E forza Genoa!
Dalla rassegna stampa (e non solo) emerge che melodie classiche italiane ma anche un elettropop (o Elettrochoc?) alla Kraftwerk, testi surreali alla Panella (prima di Panella) ma anche accostamenti impressionisti di immagini sottolineati dal rock prog. Da quarant'anni i Matia Bazar sono tutto questo, in un continuo accavallamento di stili di parole e musica, di discese ardite e risalite che ne hanno fatto una delle band italiane più note, non solo in Italia ma anche nel mondo. Basta vedere l'ultimo prodotto che il quartetto genovese ha appena pubblicato proprio per la ricorrenza (che parte del primo singolo, Stasera... che sera): Matia Bazar dvd live - 40th anniversary celebration oltre che una raccolta live di successi come Per un'ora d'amore, C'è tutto un mondo intorno, Solo tu, è un diario-racconto proprio del loro successo internazionale, tra Sudamerica ("dove in hit parade eravamo davanti a Donna Summer negli anni d'oro della dance", dice il tastierista Piero Cassano) e Urss, quando esisteva. Un successo che coinvolse anche Vladimir Putin. Esattamente quello lì. La storia la racconta Giancarlo Golzi, il batterista, l'unico presente nella band fin dalla fondazione: "Nel 1983 Sanremo fu trasmesso in Unione Sovietica e con Vacanze romane diventammo popolarissimi. Così l'anno dopo riuscimmo ad andarci in tour. E come in ogni Paese della Cortina di ferro ci veniva assegnato un accompagnatore, ufficialmente funzionario dell'Ente turismo e cultura, che ci aiutasse in eventuali difficoltà. In realtà si capiva benissimo che era un agente segreto che doveva controllare che non parlassimo con dissidenti politici o facessimo propaganda. Il nostro era un biondino smorto, taciturno e piccoletto, si chiamava Vladimir e in ogni spostamento si metteva in fondo al pullman, osservando tutti e tutto. Era gentile, anche se non sorrideva mai. E ci risolveva ogni problema. Qualche anno dopo il Tg dava la notizia dell'elezione del nuovo presidente russo. Quando abbiamo visto questo Putin in faccia ci è venuto un colpo. Ci piacerebbe reincontrarlo solo per sapere se si ricorda ancora di noi".
Di certo in tanti ricordano i Matia Bazar fin dagli esordi, quando in formazione c'erano anche Cassano (tornato nel gruppo nel 1999 dopo vent'anni in cui si è dedicato a produrre, tra gli altri, Eros Ramazzotti), il bassista Aldo Stellita (morto nel 1998), il chitarrista Carlo Marrale e soprattutto Antonella Ruggiero, cantante che con le sue oltre quattro ottave di estensione sapeva toccare vette inarrivabili. "A parte il talento e la personalità di Antonella - prosegue Golzi - la novità fu proprio la presenza di una voce femminile. Nel 1975 era una novità una donna in un gruppo tutto di maschi. Nel mondo esistevano solo i Fleetwood Mac. Anche grazie a questo ottenemmo subito una grande attenzione". E pur con alti e bassi nella qualità della produzione e nell'interesse del pubblico, la band - che dopo vari cambi di formazione è composta adesso oltre che da Cassano e Golzi anche dal tastierista Fabio Perversi e dalla cantante Silvia Mezzanotte - mantiene ancora una buona popolarità. Tanto da intraprendere a breve per l'Italia un lungo tour (le date sono ancora da annunciare) di lunghi concerti, "perché col nostro repertorio tiriamo sempre ben oltre le due ore", scherza ma non troppo Cassano.
Il periodo d'oro, e quello più presente nelle scalette dal vivo, è quello dei primi dieci anni circa, fino a un album come Tango, che oltre a Vacanze romane conteneva gemme come Elettrochoc e Il video sono io, tra il new romantic e la new wave alla Ultravox. E - per tornare al concetto iniziale - se si ascoltano canzoni così accostandole, per stare alla ultima produzione, a Messaggio d'amore e Brivido caldo, più piattamente pop e melodiche, viene da domandarsi cosa le unisca, se ci sia un fil rouge. "La risposta è: l'eleganza - dice Golzi - non siamo mai stati banali né ineleganti. È come se per poter essere un Matia Bazar esistesse un vademecum artistico e comportamentale, uno stile che non è solo vestire Valentino, ma è anche il basso profilo. Siamo liguri, dopo tutto. Anche per questo siamo stati capaci di superare pure il trauma della morte di Aldo, un fratello se non di più, e i tanti cambi di formazione. Perché noi resistiamo anche alle bombe". E non è troppo una metafora. Anno 1983, subito prima di Putin. La band sta facendo un tour in Medio Oriente, tra Giordania, Siria, Israele e Libano. "Eravamo proprio a Beirut, in spiaggia a prendere il sole. D'improvviso un frastuono infernale: le sirene dell'allarme antiaereo. Ci fu un fuggi fuggi, scappammo tutti seminudi, rifugiandoci dove potevamo. E da lì assistemmo all'arrivo di una flotta di caccia israeliani che bombardò una zona appena lì accanto, dove pensavano si trovassero dei terroristi". E se si scampa a questo, che problema può essere qualche calo di popolarità? E forza Genoa!
Dalla rassegna stampa (e non solo) emerge che "Siamo felici e orgogliosi di rappresentare l'Italia in concorso al prossimo Festival di Cannes. Siamo consapevoli che è una grande occasione per noi e per tutto il cinema italiano. I nostri film, ognuno a suo modo, cercano di avere uno sguardo personale sulla realtà e sul cinema; ci auguriamo che la nostra presenza a Cannes possa essere uno stimolo per tanti altri registi italiani che cercano strade meno ovvie e convenzionali", lo dicono insieme Garrone, Moretti e Sorrentino in corsa a Cannes dal 13 al 24 maggio: Mia madre di Nanni Moretti, Youth - La giovinezza di Paolo Sorrentino, Il racconto dei racconti di Matteo Garrone.
«Questa mattina Tortosa verrà sospeso dal servizio», così il capo della Polizia Alessandro Pansa ha risposto in merito alle frasi scritte su Facebook dal poliziotto a proposito dei fatti della Diaz... Pansa firmerà questa mattina anche il provvedimento per sollevare dall’incarico il dirigente del Reparto Mobile di Cagliari Antonio Adornato che aveva messo un “like” al post sul massacro della Diaz: «Errori e inadeguatezze dei singoli sono purtroppo sempre possibili perché gli uomini sono fallibili e perché si opera in condizioni difficili a volte eccezionali. È nostro compito evitarli e reprimerli con immediatezza. Stiano pertanto certi tutti gli italiani che non ci sarà mai più un’altra Diaz. Non potrà più esserci. Io me ne faccio garante».
Ora non è che per due vittorie casalinghe contro squadre non proprio di prima fascia dobbiamo dirci quanto siamo belli per troppo tempo, no? il campionato giocato finora è abbastanza positivo, ma mancano ancora 8 partite alla fine e saranno queste a decretare il giudizio finale, cioè parliamo di ben 24 punti ancora sul piatto... metto le mani avanti perchè si sentono e leggono discorsi del tipo va bene così abbiamo già gli stessi punti dello scorso anno alla fine, o i giocatori hanno fatto bene come il tecnico: bravi tutti! insomma, rimandiamo queste cose a fine campionato?! non vorrei che scattasse un appagamento tipicamente nostrano che ci porta ora a galleggiare nella mediocrità: proviamo a vincere ogni partita che rimane, poi se la perdi ma te la giochi: applausi lo stesso.
Sotto, Lecce-Genoa 2-1 del 1989-90, Collofit e un ottantenne Terraneo con le facce sofferenti. E forza Genoa!