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Dalla rassegna stampa (e non solo) emerge che per stanarlo dal suo rigoroso isolamento montanaro, in quel di Pavana, ci vuole il fumetto, antica e mai abbandonata, passione: "Come lettore mi è sempre piaciuto, fin da ragazzino. Adoravo e adoro il Paperino di Carl Barks". Francesco Guccini parla da lì, dalle lievi montagne dell'Appennino che separa Pistoia da Bologna, dove da anni risiede, disposto perfino a parlare con i viandanti "gucciniani" che di tanto in tanto si spingono fin lassù e bussano alla sua porta. Di storie disegnate parla nel documentario Gli italiani e il fumetto di Paolo Caredda. Quand'è che il fumetto è diventato più che una semplice passione? "Credo che l'idea nacque nell'agosto del 1969. Con Bonvi eravamo amici da tempo, amici di strada, lui voleva solo disegnare e in particolare gli piaceva disegnare soldati tedeschi, da cui poi s'inventò la satira di Sturmtruppen. Mi chiamò dicendo che aveva grandi idee. Insieme pensammo una storia di fantascienza: s'intitolava Storia dello spazio profondo; l'eroe era lo stesso Bonvi che si autodisegnava, bello, biondo, io ero il robottino, un po' sfigato". Poi ha continuato... "Sì, come sceneggiatore ho lavorato con Francesco Rubino, era una storia su un brigante di Arezzo poi ho scritto qualcosa per Magnus. Ma soprattutto sono stato un lettore, ho amato Manara, Andrea Pazienza, che ho frequentato soprattutto nel suo periodo bolognese, i francesi, Hugo Pratt". Pratt l'ha conosciuto? "Sì, l'ho conosciuto a un complenano di Bonvi, ricordo che ci sorprese perché suonava e cantava piuttosto bene, soprattutto roba argentina, che era la sua grande passione". C'è qualcosa che rimpiange di quell'epoca del fumetto? "Beh, sicuramente è stato un periodo magnifico, ma anche di grande successo popolare, c'erano tante riviste che si occupavano di fumetti. Oggi ne vedo ancora di tanto in tanto, ma ho anche difficoltà di lettura. Posseggo un attrezzo speciale per aiutarmi a leggere, un aggeggio che mi ingrandisce le cose e le proietta su uno schermo". Siamo rimasti stupiti dal sentire la sua voce nel pezzo di Samuele Bersani, visto che si era completamente ritirato dalle attività musicali... "Ma era una piccola cosa, una sola frase, ho accettato perché mi piaceva l'iniziativa, una canzone pensata per invitare a leggere di più. Come potevo rifiutarmi?". Cosa la diverte oggi? "Le stesse cose di prima, con tutti i limiti dell'età: leggere e scrivere, andare in giro in montagna, anche se è un peccato che piova sempre, le cene con gli amici, ma non gioco più a carte, e non faccio più tardi come prima". E non le manca il lavoro musicale: dischi, concerti...? "No, casomai mi mancano i mu-sicisti, il prima e dopo i concerti. I concerti in sé non mi mancano, erano belli ma faticosi. E poi negli ultimi anni mi ero messo a farli in piedi, una fatica tremenda". Strano, da un certo punto di vista. Da giovane li faceva seduto, poi in età più avanzata in piedi. Come mai? "A quei tempi erano concerti più piccoli, c'era più rapporto con quelli che avevi davanti, era più conviviale, parlavo, raccontavo, bevevo vino, spesso sul palco ero solo, al massimo con un altro chitarrista. Poi con la band mi veniva spontaneo stare in piedi, e in effetti si canta meglio". Ha mantenuto contatti coi suoi colleghi? "Non molti. Ogni tanto vedo Zucchero o Ligabue, ma per rapporti d'amicizia, non per lavoro. Vengono a Pavana a trovarmi, raramente mi muovo io. Zucchero sono andato a trovarlo nella sua tenuta, una campagna fantastica". Dal suo rifugio di Pavana deve fare uno strano effetto sentire la musica che gira intorno. Ne ascolta? "Praticamente mai. Qualche volta mia moglie mette un disco in macchina, e mi dà quasi fastidio. Non suono neanche più. L'altro giorno al lago ho preso in mano la chitarra ma non ho più i calli alle dita. Diciamo che adesso scrivo... ". Domani mattina, anzi questa sera tardi, partirà la 3° asta, anche in questo caso in palio una casacca ufficiale dell'annata appena conclusa. Da giovedì sera al via una nuova asta, la 4°, questa volta con un gadget decisamente cult, roba da malati, quindi vi piacerà. Ripetiamo: se avete del materiale da donarci, scriveteci che ci accordiamo per prenderlo e quindi metterlo all'asta, non siate pigri ;) E forza Genoa!
Dalla rassegna stampa (e non solo) emerge che è terminata l'asta per la casacca di Iago, vince Gianni Siri della gustosa Polleria SIRI di via Montesuello 12r, puntata di 401 euro che passa i 400 di Simone Braglia. Nelle prossime settimane ci sarà un vero e proprio diluvio di aste ma la durata media sarà più breve: la prossima per esempio inizierà lunedì mattina e terminerà giovedì sera, per dar vita alla successiva che sarà on line da giovedì sera a domenica sera. Insomma, abbiamo deciso di dar fuoco alle polveri e speriamo che questa strategia sia quella vincente per far crescere il totalone. Grazie a un paio di gentili amici, siamo entrati in possesso di altre casacche ufficiali, ma siamo certi che anche gli altri gadget cult attireranno la vostra attenzione: magliette, sciarpe, gagliardetti, riviste, per chi è nato negli anni 60-70-80... una libidine! Aspettando la maglietta Vecchio Blocco 2015. Se qualcuno ha da donarci qualche materiale relativo al Genoa, sappia che per noi è molto importante perchè lo potremmo mettere all'asta. Grazie a Paolo P. per la sua donazione di ieri. E forza Genoa!
Dalla rassegna stampa (e non solo) emerge che "Sono felice e giuro che in carcere non ci tornerò più". Sono le prime parole dette da Fabrizio Corona, che è uscito dal carcere di Opera ed è stato affidato in prova temporaneamente alla comunità di Don Antonio Mazzi. Per motivi di salute a Corona è stata sospesa l'esecuzione della pena. Il re dei paparazzi aveva detto di soffrire di ''attacchi d'ansia''. "Pronto, avvocato. Si rende conto che ora posso telefonarle?". Sono state queste le prime parole pronunciate da Corona che, uscendo dal carcere milanese di Opera, ha telefonato subito al suo legale, l'avvocato Ivano Chiesa. Stando a quanto spiegato dal suo legale, l'avvocato Ivano Chiesa che, assieme alla collega Antonella Calcaterra, si è visto accogliere l'istanza dal giudice, Corona, uscito dal carcere, "urlava per la gioia, mi ha baciato e abbracciato". E al difensore che gli ha detto subito "ora comportati bene", l'ex fotografo dei vip ha risposto: "Sono felice e giuro che in carcere non ci tornerò mai più". Anche l'avvocato era molto soddisfatto per il provvedimento della Sorveglianza e ha spiegato: "Sono contento per Fabrizio, è un bravo ragazzo". Corona si trova ora nella comunità 'Exodus' di Don Mazzi. Non può uscire e deve seguire le prescrizioni stabilite dal giudice di Sorveglianza. Il suo legale ha chiarito che tra qualche mese l'affidamento in prova ai servizi sociali dovrà essere valutato da un collegio di giudici del Tribunale di Sorveglianza di Milano, i quali dovranno decidere se confermarlo o meno e portarlo da "interinale" a "permanente". L'ex paparazzo ha riportato una serie di condanne definitive per un totale di 14 anni di reclusione, poi ridotti a oltre 9 anni, di cui oltre 6 anni ancora da scontare. La difesa contesta soprattutto i 5 anni per il cosiddetto foto-ricatto all'ex attaccante juventino David Trezeguet. Una pena inflitta per il reato di estorsione aggravata che non consente di chiedere, al momento, una misura alternativa alla detenzione, come l'affidamento in prova ai servizi sociali o i domiciliari. A dicembre scorso, anche attraverso l'avvocato e parlamentare Ignazio La Russa, era stata presentata una domanda di grazia parziale a Giorgio Napolitano per chiedere la cancellazione dei due anni e mezzo che Corona deve ancora scontare per il caso Trezeguet. "Sto male, ho seri problemi psicologici e vi chiedo di darmi un'opportunita'", aveva chiesto l'ex 're dei paparazzi'. I suoi legali, gli avvocati Ivano Chiesa e Antonella Calcaterra, "ora e' un uomo molto provato con problemi seri dal punto di visto psicologico e psichiatrico e che in carcere sta soffrendo di stati d'ansia, psicosi, depressione e attacchi di panico". Per questo nelle scorse settimane i difensori presentarono ai giudici della Sorveglianza di Milano (presidente Marina Corti, relatore Beatrice Crosti) un'istanza di detenzione domiciliare. Aveva chiesto, in sostanza, che l'ex agente fotografico potesse uscire dal carcere e proseguire il regime detentivo in una comunita' e, in particolare, nella fondazione Exodus di Don Mazzi, dove lavora anche un suo vecchio amico dello star system, Lele Mora. L'istanza della difesa era basata su una consulenza psichiatrica nella quale Corona viene descritto come un uomo dalla personalita' "narcisistica" e "borderline". Un tipo di personalita' che all'interno del carcere gli sta causando, secondo la relazione, gravi stati depressivi e psicosi. Un elemento sottolineato anche dalla madre di Corona: "Anche se mio figlio ha sbagliato in passato - aveva detto la donna - il cumulo di condanne e' eccessivo e va tutelata la sua salute". Attenzione all'asta perchè oggi, ultimo giorno, inizia con un colpo di scena, il rilancio di Gianni Siri a 401 contro i precedenti 400 euro di Simone Braglia, gran finale alle ore 20.00! Infine, vorrei che tornasse Superciuk Malesani, se non come allenatore perchè Gasperini ha ormai firmato, almeno come vice o direttore tecnico o un ruolo che si sceglie tra i mille, con salvezze che girano a soli 35 punti e competizioni europee dalle quali siamo banditi, perchè privarci di un personaggione così? ora c'è chi mi dirà "ma ora i conti sono a posto, se ritorniamo in Europa l'anno prossimo ci giochiamo!", la mia risposta è semplice "come fai a saperlo? quali conti? tu sai nello specifico perchè siamo stati estromessi dall'Europa? no! perchè non ce l'hanno detto, e allora come fai a sapere che ora le cose sono cambiate? quali cose?", intanto la campagna abbonamenti si è aperta ieri, come se nulla fosse accaduto. E forza Genoa!
Dalla rassegna stampa (e non solo) emerge che Pif torna sul set. Dopo il felice esordio con La mafia uccide solo d'estate, 5 milioni di euro d'incasso, tanti festival e premi (tra cui l'Efa europeo per la migliore commedia, il David di Donatello regista esordiente, due Nastri d'argento), Pierfrancesco Diliberto a settembre darà il primo ciak al secondo film. "S'intitolerà In guerra per amore", dice in esclusiva all'ANSA il regista palermitano negli studi della Wildside che produce il film con Rai Cinema. Ancora la Sicilia, ancora la mafia, ancora una travagliata storia d'amore ma in una diversa ambientazione storica: se lì c'erano le mani della mafia sul territorio, 20 anni di Cosa Nostra, qui c'è lo sbarco degli alleati del luglio '43 e il loro impatto con l'isola. "Il protagonista sarò ancora io e ancora con il nome di Arturo, così come la protagonista si chiamerà di nuovo Flora", spiega Pif immaginando il nuovo film quasi come un prequel del primo. "A me sembrava un completamento necessario raccontare anche quegli anni, il radicamento della mafia, e poi magari chissà riuscirò a liberarmi del mio vissuto, non posso certo fare solo film ambientati in Sicilia raccontando Cosa Nostra", dice con il tono unico, candido e ironico insieme. I provini sono in corso, "ci saranno tanti attori siciliani e alcuni saranno gli stessi della Mafia uccide solo d'estate, ma non Cristiana Capotondi alla quale penso di proporre un altro mio progetto". Pif, molto noto al pubblico televisivo per la serie su Mtv Il testimone, che rifarà nella prossima stagione televisiva e anche per il festival di Sanremo avendo condotto nel 2014 lo spazio dell'Anteprima, continuerà a lavorare su vari fronti. E' stato appena annunciato un suo programma su Real Time, Boats. "A me piace spaziare, ti aiuta ad avere più ossigeno, ma il mio sogno è il cinema e ci sto provando. E' quello che ho sempre voluto fare, la tv è venuta per caso anche se felicemente", aggiunge Diliberto che esordì come aiuto regista di Marco Tullio Giordana nei Cento Passi nel 2000. La storia di In guerra per amore "prende spunto da fatti documentati sullo sbarco degli americani per romanzare una storia d'amore inventata", quella tra Arturo e Flora che vorrebbero sposarsi, ma non possono, perché il padre di lei, ristoratore a New York, l'ha promessa sposa ad un mafioso siciliano e l'unico modo per impedire questo "è arruolarsi nell'esercito e tornare nella Sicilia da dove era partito per cercare fortuna in America". Le riprese, in 8 settimane, saranno soprattutto in Sicilia proprio dalle parti di Gela dove avvenne lo sbarco il 10 luglio del '43 "in location che stiamo definendo, ma una cosa è certa, non pagheremo pizzo a nessuno", ci tiene a dire. Ci sarà spazio anche per due figure storiche, anche se romanzate anche queste, il capo del comando militare alleato Charles Poletti 'colluso' con Cosa Nostra e il tenente che trasmise l'informativa in Usa sulle minacce mafiose e su come contrastarle. A firmare la sceneggiatura, come per La mafia uccide solo d'estate, Michele Astori, Pif e Marco Martani. Grazie a Maurizio R. e Daniela G., Nicola G. e Salvatore S. per le loro donazioni. Sotto il post di Roby Scotto si contano già 710 interventi, qualcuno ci sta scappando di testa, altri sono già fuori, speriamo esca presto il colore della casacca altrimenti qui ci dobbiamo organizzare con le barelle. Maglietta di Iago sempre a Braglia con i suoi 400 euro, c'è tempo fino a domani per rilanciare. Lunedì sta già scaldando i motori la nuova asta. E forza Genoa!
Dalla rassegna stampa (e non solo) emerge che l'iniziativa benefica sembra partita con il piede giusto, le aste stanno andando alla grande e la raccolta on line sta procedendo. Sulle aste vorrei spendere due parole. La prima, quella relativa alla casacca di Perotti, si è conclusa con un clamoroso 433 euro di Marco Giaretti, la seconda di Iago è già arrivata a quota 400 di Simone Braglia e c'è tempo ancora fino a venerdì... nel complesso si possono ipotizzare almeno 9 abbonamenti tra le due aste. Sembra che le casacche originali tirino, insomma. Noi adesso abbiamo un bel pò di gadget da mettere in asta, ma non più divise ufficiali. Andranno certamente bene anche i nostri gadget cult, storici e da collezione, ma dato che l'estate è ancora lunga, sarebbe bello avere altri capi indossati dai giocatori, quindi chiediamo: c'è qualcuno che è disponibile a regalarceli così da metterli all'asta? basta scriverci qui sotto o in privato e in pochissimo tempo sistemiamo lo scambio. E poi, c'è qualcuno nel Genoa che ci legge? c'è qualche giocatore che sbircia le nostre pagine? se avete voglia di partecipare, davvero è molto semplice! l'amico Simone Braglia è davvero l'unica stella a brillare nel cielo scuro del mondo del pallone? vi potete immaginare cosa potremmo fare con qualche pezzo in più da mettere all'asta? quanta gente potremmo aiutare? E come non commuoversi davanti a quello che sta facendo Roberto Scotto? certo, si starà divertendo come un matto a farci impazzire sul colore della nuova casacca del Vecchio Blocco, ma la sua generosità verso la nostra iniziativa lascia sbigottiti: anche in periodi delicati e difficili come questo, lui c'è! Per finire, un breve racconto: qualche giorno fa, al telefono proprio con Roby, gli deve essere arrivato chissà come che presto sarò padre per la terza volta, e quindi mettendo in relazione le mie ultime paternità con i suoi ultimi malanni, ha detto "Belin Lore, ogni volta che sto male, mi riprendo, torno e tu hai un figlio in più?!", battuta fotonica sottile e dolcissima, alla quale mi sento ora di rispondere "Ok Roby, ci fermiamo entrambi?". E forza Genoa!
Dalla rassegna stampa (e non solo) emerge che oltre 5.000 Vespa arrivate da 32 Paesi diversi hanno colorato il centro di Biograd, in Croazia, dirigendosi poi verso Zara lungo un percorso di 40 chilometri. Sono i Vespa World Days 2015 che hanno coinvolto, a partire da giovedì scorso, vespisti da tutta Europa ma anche provenienti da luoghi lontani come Canada, Messico, Taiwan e Tailandia. Ma tante Vespa sono arrivate anche da tutti i Paesi dell'ex Jugoslavia, Croazia, Serbia, Montenegro, Kossovo, Slovenia, Bosnia e Macedonia, mostrando come lo scooter Piaggio possa anche essere un 'mezzo' di amicizia tra popoli e generazioni diverse. Hanno sfilato insieme modelli storici e recenti che in quasi settanta anni di vita hanno unito intere generazioni nel nome dell'avventura e del gusto per il viaggio. Tra i più ammirati si sono segnalati rari esemplari della primissima Vespa (la 98cc del 1946), i modelli GS del 1955 e le sportive Vespa SS, un vero mito per gli adolescenti degli anni '60. Imponente anche lo schieramento delle nuove Primavera, Sprint e GTS che portano nel presente la storia di uno scooter che ha saputo attraversare le mode e i decenni diventando un simbolo di tecnologia e di eleganza italiane nel mondo. La manifestazione si è conclusa domenica sera con la cena di gala e le premiazioni dei Vespa Club: i gruppi più numerosi, quelli arrivati da più lontano, le Vespa più belle, ma anche i vincitori del Vespa Trophy, la competizione fra i vespisti, che testimoniano con timbri speciali sul proprio Travel Book, tutte le tappe nel viaggio verso Biograd. È un trofeo che ha coinvolto oltre 2.000 concessionari del Gruppo Piaggio, di 25 Paesi nel mondo con l'obiettivo di raggiungere Biograd avendo visitato il maggior numero di Check Points Piaggio e con il maggior numero di Vespa possibile. La casacca di Perotti è stata consegnata e contabilizzata, mentre l'asta per quella di Iago sta spaziando come la precedente, grazie a un nutrito gruppo di generosi psicopatici la battaglia si è incendiata da subito, e il totale ha già raggiunto quota 317 euro: belin ma posso dirvi che siete degli idoli indiscussi?! vi beccierei tutti come fosse antani, ma va bene così... però è bene ricordare sempre che ogni 100 euro esce una tessera, quindi queste sono aste da oltre 4 abbonamenti, una cosa sublime, utile, generosa e se permettete di grande bellezza. Intorno alla futura asta per le magliette del Vecchio Blocco si sta creando un notevole casino, sotto il post di Scotto ci sono già 167 post, decisamente positiva tutta quest'attenzione intorno alle nostre iniziative. Grazie a Paolo R. e Gianni P. per le donazioni con carta di credito. E forza Genoa!
Dalla rassegna stampa (e non solo) emerge che ci crede. Ci crede da sempre e per riuscire a fare ciò che vuole manca solo una cosa. Sergio Canavero, neurochirurgo italiano, da anni ha dichiarato di essere pronto al primo trapianto di testa (o di corpo, dipende da come la si voglia vedere) nel mondo reale, visto che nella finzione letteraria e cinematografica di “Frankestein” è già avvenuto. Del personaggio di Mary Shelley gli è stato infatti già appiccicato il soprannome, “dottor Frankestein”, ma lui non ne sembra interessato: «Chiamatemi pure come volete, non mi spaventano i soprannomi, aiuterà i giornali a vendere qualche copia in più». Ma manca ancora qualcosa e non è quello che state pensando. Il paziente è stato trovato: si tratta del russo Valery Spiridov, 30 anni, affetto dalla malattia di Werdnig-Hoffmann, una rara forma degenerativa che colpisce le cellule nervose. Valery e Canavero si sono conosciuti prima via Internet, hanno chattato a lungo, e poi si sono incontrati. Quel che manca al medico torinese, alla fine, sono i soldi. E il neurochirurgo per procedere a un’operazione che secondo i suoi calcoli darà al suo paziente il 90% di probabilità di sopravvivenza, ha fatto appello direttamente a Bill Gates e al miliardario russo Dmitry Itskov. L’intervento, secondo i calcoli del “dottor Frankstein”, servirà per arrivare alla saldatura del midollo spinale tra la testa e il corpo. Spiridonov trascorrerebbe tre o quattro settimane in coma artificiale. In campo ci sarebbe un team composto da 100 sanitari, riportano i media britannici. Secondo le previsione il giovane dovrebbe tornare “in piedi” con il suo nuovo corpo entro un anno dal trapianto. «Se l’impresa dovesse fallire, saranno facilitati gli scienziati che verranno dopo», ha dichiarato il chirurgo. «Quando Bill Gates o il milionario russo Dmitry Itskov decideranno di finanziare il mio progetto, andrò davanti alle telecamere a dire: questa persona ha sostenuto la mia iniziativa». Il candidato primo paziente di Canavero ha dichiarato, invece, di non essere preoccupato perché l’operazione non potrebbe che migliorare la sua vita ed eliminare tutti i limiti in cui vive oggi. «Io e il dottor Canavero stiamo facendo la storia della scienza», ha detto Spiridonov. Dopo il clamoroso andamento della prima, oggi è iniziata la seconda asta on facebook targata UCGC: la casacca di Iago Falque! vediamo un pò cosa succede, i particolari sono scritti nel post di Riks, da ricordare che la conclusione è fissata per venerdì ore 20 e che il 100% del puntato andrà nella nostre casse... in poche ore siamo già arrivati a 180 euro, il vincitore supermomentaneo è il "romano" (hihihi) Jacopo Noceti. Da sottolineare anche che sotto il post scritto ieri da Roby Scotto, l'autore ha invitato ad indovinare il colore della nuova casacca che il Vecchio Blocco donerà a UCGC, come ogni anno dal 2008 a oggi: il vincitore ne avrà una come premio. E forza Genoa!
Dalla rassegna stampa (e non solo) emerge che una ricerca rivela che l’uomo medio è in grado di seguire i discorsi della propria compagna per circa sei minuti, dopodiché smette di ascoltare e la sua mente inizia a vagare lontano. Però sa rimanere attento per oltre quindici minuti in una conversazione di sport, film e sesso con un amico. A svelarlo sono i risultati di un’indagine condotta dal sito britannico di giochi on line Landbrokes. I dati dicono che mentre lui sta seguendo una partita, cercando un canale tv o giocando con una app, è meglio evitare di spiegargli qualcosa, sono i momenti in cui è più difficile essere ascoltate. Sono gli argomenti però a determinare in particolar modo l’interesse e quindi l’ascolto. I temi più insignificanti all’orecchio maschile si riferiscono al parlare di persone sconosciute, personaggi famosi e moda seguiti da ciò che succede su Facebook, oroscopo e alimentazione. Le donne risultano comunque preparate a questa “sordità” maschile. Il 55 per cento di loro dichiara di mettere appositamente alla prova il partner per vedere se sta ascoltando. Più di un quinto degli uomini in effetti ammette di navigare su Internet o seguire sport mentre parla al telefono con la compagna. E' terminata l'asta per la casacca di Perotti, un grazie di cuore a tutti coloro che hanno permesso di elevare la cifra a una roba mostruosa: 433 euro di Marco Giaretti. Ma un applauso lungo lungo va a tutti coloro che hanno dato vita all'asta più bella della storia di UCGC, con un finale pazzesco a colpi di rilanci, frenate, tirate, sospensioni e poi ancora strappi, basti pensare che all'inizio di ieri eravamo a 273 euro e dopo poche ore ben 160 euro in più! un'asta di 226 messaggi e decine di puntate in soli 5 giorni, con un andamento a crescere che ha tenuto parecchi amici incollati al pc fino a mezzanotte. Anche per questo, la prossima asta, in partenza lunedì prossimo, terminerà alle ore 20 di venerdì. Grazie a Gabriele G. che come ogni anno contribuisce all'iniziativa. E forza Genoa!
Dalla rassegna stampa (e non solo) emerge che era il faccia a faccia più atteso della giornata, e non ha deluso le aspettative. Anzi, le ha superate. Da una parte il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, dall’altra il regista culto di «Kill bill». Due mondi opposti e distanti che si incontrano tra gli stucchi e gli specchi del Quirinale, nella mattinata che precede l’assegnazione dei premi David di Donatello al cinema italiano. Affrontando l’ingresso del palazzo, tra sole cocente e ressa di fotografi, tutti si chiedevano, candidati ai riconoscimenti, giornalisti, addetti ai lavori, invitati, che cosa Mattarella e Tarantino si sarebbero detti, se sarebbero mai riusciti a trovare un argomento comune. È proprio il Presidente a rompere il ghiaccio con una battuta del suo discorso che nessuno si aspettava, rivolta al regista, seduto in prima fila, tra i colleghi italiani in gara per i David: «Uscire dalla crisi non è facile - dichiara il Presidente -. Signor Tarantino, anche se ci prestasse il suo mister Wolf, neppure lui riuscirebbe da solo a risolvere tutti i problemi...». L’autore sorride deliziato, in sala scorre un brivido di divertimento inatteso. Poco dopo, durante il tradizionale cocktail, Tarantino assalito dalla stampa, commenta l’uscita del Presidente: «E’ stata un’assoluta sorpresa, non me l’aspettavo, molto divertente, e ne sono onorato. Potrei anche decidere di ritornare sul personaggio». Grazie a Silvietta B. donatrice di ieri. Oggi termina l'asta per la casacca di Perotti, ne vedremo delle belle. E in giornata potrebbe arrivare una sorpresa graditissima sul gruppo facebook. E forza Genoa!
Dalla rassegna stampa (e non solo) emerge che diversamente rapper. In questa autodefinizione sta il personaggio Fedez. E anche la difficoltà nell’inquadrarlo. L’anomalia di Fedez non è solo musicale. Sono la sua provenienza, il suo modo di comunicare, il suo approccio alla carriera e al successo che vanno letti con chiavi diverse da quelle che siamo abituati ad utilizzare. Duro e puro, ma anche pieno di contraddizioni. Nelle rime Fedez prende di mira la Milano coca-sushi e modelle, i locali fighetti e poi te lo ritrovi nel privé del Just Cavalli teatro dell’incidente dell’altra sera. Non risparmia critiche taglienti alla televisione italiana ed eccolo giudice di «X Factor». L’accusa di essere passato dalla parte del nemico non lo lascia indifferente. «Vengo dal mondo dei centri sociali e sono orgoglioso di dire che sono stato in corso Como (la zona dei locali modaioli milanesi) per la prima volta due anni fa. Ed era per lavoro». La comunità hip hop non perdona il successo. «È commerciale» detto di un rapper è come un bollino d’infamia per i fan duri e puri. E nei commenti sotto i video di YouTube le tifoserie si scatenano con insulti. La chiude con una battuta. «Ti odiano non quando ti vendi ma quando ti iniziano a comprare». Successo visto come tradimento, quindi, ma successo che storicamente è l’obiettivo di qualsiasi rapper. La musica come mezzo di riscatto sociale. E allora ecco diamanti, i macchinoni, l’esagerazione che a partire dalla old school americana diventano un modo per dire ce l’ho fatta, per certificare l’uscita dal ghetto. Anzi, c’è chi se la tira prima ancora di essere arrivato. Forse questo dovrebbe valere meno per chi arriva dai centri sociali dove il sistema è qualcosa da sgretolare più che da scalare. «All’inizio l’imborghesimento mi ha spaventato», ha detto il rapper. «Poi ho capito che devo prendere l’arte per l’arte e il lavoro per il lavoro. Devi portare il tuo mondo dentro un contesto senza svilire la tua dignità». E così la contraddizione, almeno a parole, è risolta. Però siamo a un passo dall’incoerenza. Anche qui Fedez ha trovato il modo di uscirne. Rivendicandola come qualità del vero artista. Con addirittura la benedizione di Francesco De Gregori, il Principe del cantautorato, che per il suo concerto gli ha regalato una testimonianza video sul tema. Fedez usa anche Caravaggio come scudo. «Chi più incoerente di uno che prendeva soldi dalla Chiesa e usava delle prostitute come modello per dipingere la Madonna?», dice. «L’apoteosi di quel che si suole definire “sputare nel piatto in cui si mangia”. Ogni grande artista è incoerente, ogni grande artista prima o poi sputa nel piatto in cui mangia». Esplora il significato del termine: Le contraddizioni del 25enne sono tutte sotto la luce del sole però. Nel mondo della canzone sono tanti quelli che prestano la musica o l’immagine a un marchio. Raro che qualcuno lo ammetta. Si fa, si incassa, ma non si dice. Fedez invece racconta il come e, senza pudori, anche il quanto del sistema. Da comunicatore senza freni (ma con le mani ben fisse sul volante tranne quella volta che sul caso NoExpo è finito vittima dei suoi stessi tweet un po’ troppo confusi) ha anche un rapporto elettrico con la politica. Chiedere a Giovanardi, Salvini o Gasparri. Sta con Grillo e i 5 Stelle, attacca la «casta», se la prende con chi resta attaccato alla poltrona. «Qualcuno pensa che la politica mi sfrutti. Magari è vero il contrario...». Duro sì, anche puro? «Candidato mai. Non voglio essere un esempio di onestà e senso civico. È il sistema che renderebbe corruttibile anche me», dice con assoluto candore. E che dire delle rime taglienti di «Alfonso Signorini (Eroe nazionale)», hit da 8 milioni di clic su YouTube sui vizi e vizietti del nostro Paese? Il giornalista ne esce come una caricatura. Però nel video della canzone chi c’è? Signorini in persona, con tanto di tutina rosa. Il cortocircuito è completo quando vedi Fedez e la fidanzata sulla copertina di «Chi» dopo aver ascoltato «L’amore Eternit» in cui lui si immagina che lei preferisca «stare sotto le coperte e non sopra le copertine». Di sicuro Fedez ha capito le contraddizioni dello star system. E le sfrutta. O ci sguazza. Stiamo entrando nel rush finale dell'asta per la casacca di Perotti, ricordiamo che i giochi chiuderanno domani alle ore 23.59. Le prossime aste, in partenza ogni lunedì, le faremo terminare prima, magari verso le ore 18-20, così da dare a tutti la possibilità di seguire l'andamento finale. Sotto, perchè una volta a Sampierdarena si facevano dei bei bagni. E forza Genoa!
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